Mettiamo a confronto due diversi pareri su l’affair “Partita sì, partita no”
Parere 1 “Vecchia signora?
di Francesco schillirò
Il comportamento di ieri sera fa sollevare dei dubbi e questa mia esternazione mi dispiace perché ho sempre guardato con occhio benevolo la zebra.
Il fair play che dovrebbe vigere nello sport, porterebbe ad un modo di agire nel pieno rispetto delle regole e dell’avversario.
Bisogna vincere sul campo perché solo questo è sportivo; non bisogna approfittare di problematiche extra sportive, in questo caso causate dal Covid , per poter ottenere dei benefici.
Il Napoli ha avuto un comportamento corretto nel non venire a Torino.
La Juve viceversa…
È un. peccato,perché una squadra di campioni,con tutto il suo potenziale,poteva benissimo rispettare l’impossibilità dell’avversario di essere presente e non scendere in campo.
Parere 2 “Protocollo o Fair Play: questo è il dilemma”
Di Enrico Brigi
In occasione della terza giornata di campionato si è consumato il primo intoppo che darà fuoco alle polveri per un po’ di tempo. Motivo del contendere il match tra Juventus e Napoli che vedrà assegnata ai bianconeri la vittoria a tavolino per 3-0.
Tutto nasce sotto la cattiva stella del Covid-19. Sabato pomeriggio, infatti, l’Asl di Napoli, dopo la positività riscontrata in due giocatori del Napoli ( Zielinski ed Elmas ndr) ha disposto l’isolamento fiduciario di tutti i tesserati, negando la trasferta a Torino per disputare la partita di campionato. Il protocollo sanitario, però, parla chiaro. In caso di positività l’isolamento è previsto solo per i contagiati mentre gli altri componenti possono praticare regolarmente l’attività sportiva. In base a questo, quindi, la società partenopea, non essendosi presentata in campo per un valido motivo – sempre secondo quanto stabilito dal protocollo – si vedrà assegnare la sconfitta a tavolino.
Le voci narrano di una richiesta del presidente napoletano De Laurentiis al numero uno juventino Andrea Agnelli per ottenere un gesto di fair play ma il massimo dirigente bianconero, pur ammettendo di preferire sempre il campo, è rimasto fedele a quanto stabilito dal protocollo.
Ora la domanda nasce spontanea: fair play o rispetto dei protocolli? Lasciando da parte per ovvi motivi le parti in causa, le opinioni di addetti ai lavori e non sono tra di loro naturalmente manichee, l’una opposta all’altra. Sicuramente un gesto di fair play può essere sempre visto di buon occhio tuttavia è anche vero che se esiste un protocollo, condivisibile o meno, è giusto che questo venga rispettato. Altrimenti se in barba al qualsivoglia motivo, seppur valido, si adottano scelte che escono, anche se di poco, dal binario di quanto stabilito, diventa tutto una giungla. L’unica alternativa è che le istituzioni si mettano al tavolo per valutare eventuali aggiustamenti ma mettendo sempre come priorità il successivo rispetto delle regole. Diversamente ogni via di uscita è preclusa.
Scomodando la storia del calcio la nostra mente torna al lontano 21 novembre 1973 in occasione del match Cile -Russia, da tutti ricordato come la “partita fantasma”. In quell’occasione i russi, per protesta contro il generale Pinochet, si rifiutarono di giocare. I padroni di casa, davanti a spalti gremiti, scesero in campo 11 contro 0 segnando una rete. Il risultato di 1-0 venne così omologato e il Cile si classificò ai Mondiali di Germania del 1974, proprio alle spese dei sovietici. Altri tempi…