INTERVISTA AD ALESSIO CRAGNO
–Articolo tratto da Pagg.72-76, “L’Empowerment nello sport e disabilità”
–Tesi di laurea magistrale in Psicologia Università G. Marconi
Di Francesca Tibaldi
Quella di Alessio Cragno, portiere del Cagliari, inserito nella rosa della Nazionale, è una storia di conquiste personali che hanno finito per cementargli il carattere. Perché ogni conquista è stata sempre e soltanto il frutto di componenti facili da elencare, sulla carta, ma difficili da reperire se non si possiede una forte personalità: impegno, volontà, capacità di mettersi in discussione, disponibilità al sacrificio. Soprattutto nella fase iniziale della carriera, quando il Brescia sembrava intenzionato (Alessio era giovanissimo, 15 anni soltanto) a non tesserarlo. In questa fase è risultata fondamentale la presenza al suo fianco di Sergio Girardi, l’ex-portiere dell’Inter, consulente del Brescia per la scelta dei portieri del settore giovanile.
1) Dopo un provino sostenuto con esito positivo dal punto di vista tecnico il Brescia ha chiesto tempo prima di decidere. Per quale motivo?
Alessio Cragno: Le difficoltà erano date soprattutto dalla mia statura non in linea con le caratteristiche ritenute essenziali per un portiere moderno. Ero un po’ piccolino rispetto alla media ma data l’età, 15 anni, non avevo ancora completato lo sviluppo. Sono arrivato oggi a 1,84, non è molto in effetti, ma ho compensato questo handicap lavorando molto su altre componenti di carattere fisico: l’agilità e la capacità esplosiva. Non ho mai smesso di allenarmi alla massima intensità.
2) Le qualità di carattere fisico non bastano, in un ruolo come il tuo. Su quali altre componenti hai dovuto lavorare per colmare il divario?
Alessio Cragno: La scelta di tempo negli interventi, quindi l’”occhio”. Ho affinato la capacità di anticipare gli avversari con le uscite in acrobazia. Ho cercato poi di acquisire anche una certa padronanza nell’uso dei piedi, dote ormai necessaria anche per un portiere.
3) Sergio Girardi ti è stato vicino, all’epoca del provino con il Brescia anche per un’altra serie di motivi.
Alessio Cragno: E’ intervenuto per ricordare ai dirigenti del Brescia che è prematuro giudicare dalla statura un ragazzo di 15 anni. In precedenza, proprio a Brescia, si era registrato il caso di Nicola Leali, che stava per essere bocciato per la statura apparentemente limitata. Girardi ho portato come esempio i genitori di Leali, entrambi molto alti, e la sorella, giocatrice di pallavolo. Leali, che gioca oggi nell’Ascoli, è cresciuto in un anno di una quindicina di centimetri ed è poi arrivato addirittura a sfiorare l’1,90!
4) C’era poi un altro problema, legato a una leggera balbuzie, che ha reso necessario l’intervento di Girardi.
Alessio Cragno: Qualcuno era convinto, in effetti, che questo difetto mi impedisse di guidare la difesa. Io non sapevo che cosa rispondere anche perché non avevo mai riscontrato problemi. Girardi mi ha rivolto la domanda giusta al momento giusto. Mi ha chiesto cioè se il fatto di balbutire si verificasse anche in partita. “Assolutamente no!”, gli ho risposto. E la verifica, all’atto pratico, lo ha confermato. Sono stato affidato per qualche lezione a un logopedista e il problema, ammesso che fosse tale, non si è più presentato. Anche in questo caso mi sono applicato con la massima attenzione senza lasciare alcunché di intentato per migliorare. Non mi considero un perfezionista esagerato, anche se un po’ lo sono, ma esigo da me stesso, in tutte le occasioni, il massimo dell’impegno.
5) Sei arrivato prestissimo al professionismo. Quali ostacoli hai dovuto superare?
Alessio Cragno: Quando si arriva in cima troppo in fretta si rischia talvolta di perdersi anche perché ci si deve adattare a un mondo che ancora non si conosce. Lasciare la famiglia per andare a vivere a Brescia in un convitto non è stato semplice. E’ necessaria in questa fase la fiducia in se stessi. Sono stato l’unico a giocare nella Nazionale Under 15 senza appartenere a una squadra professionistica. Provenivo infatti dal San Michele Cattolica Virtus, una squadra fiorentina del settore giovanile, la stessa di Paolo Rossi e Andrea Barzagli. Bisogna poi fare delle rinunce a volte non facili: non avessi giocato a calcio mi sarei iscritto all’Università e avrei compiuto un altro percorso comunque interessante. Detto questo, la forza di carattere è stata fondamentale al momento di superare le prime difficoltà. E pensare che sono diventato portiere proprio per caso. Quando mi sono iscritto alla Scuola calcio del mio paese, a Sieci, mi hanno messo subito in porta perché mancava il portiere titolare!
6) Hai esordito in serie A, nel Cagliari, a soli 20 anni. Un trampolino non da poco…
Alessio Cragno: Ho giocato da titolare la prima parte della stagione ma a gennaio è arrivato Brkic e sono finito in panchina. Nella stagione successiva, dopo la retrocessione del Cagliari, sono partito come secondo di Storari e ho giocato soltanto una partita di Coppa Italia. Veniva meno la possibilità di fare esperienza e quindi di crescere: un bel problema! Sono stato poi ceduto in prestito alla Virtus Lanciano, in serie B: una bella esperienza dal punto di vista umano ma negativa da un altro punto di vista per la retrocessione in serie C. Rientrato a Cagliari, ancora un prestito in serie B a Benevento, dove ho disputato invece un’ottima stagione. Durante tutto questo periodo non mi sono mai perso d’animo. Ho continuato a lavorare con un obiettivo preciso: quello di tornare al più presto nel calcio che conta, La fiducia in me stesso non mi ha mai abbandonato. Mi ha aiutato moltissimo la presenza della mia ragazza, Silvia Spano, conosciuta a Cagliari e diventata poi mia moglie.
7) Le due stagioni successive, come titolare del Cagliari in serie A, hanno scandito la tua consacrazione definitiva.
Alessio Cragno: Salvezza non facile il primo anno, risultati di grande spessore nella seconda annata: ho vinto il Premio Apport come miglior portiere della serie A e sono stato inserito dal sito WhoScoored nella Top 11 come miglior portiere europeo per media voto. Poi è arrivata la grande soddisfazione con la doppia convocazione di Mancini nella rosa della Nazionale per le prime due partite della Nations League.
8) A questo punto però, proprio al momento di spiccare il volo, un nuovo impasse: un grave infortunio che ti ha tenuto lontano dai campi di gioco per sei mesi interi. Qualcuno parlava addirittura di carriera compromessa.
Alessio Cragno: Anche in questo caso le difficoltà sono state la molla per rimettermi in discussione. Sono stato operato alla spalla, ho seguito con disciplina l’iter della rieducazione e mi sono riproposto con serenità per un possibile impiego in campionato.
9) Nel frattempo però il Cagliari si era cautelato con Olsen, l’ex-portiere della Roma, titolare della Nazionale svedese. Un ostacolo proibitivo da superare veniva da pensare. E invece sei tornato in campo addirittura a San Siro contro l’Inter dopo sei mesi di assenza, facendo una grande partita.
Alessio Cragno: La concorrenza è un bene, diventa uno stimolo in più perché si alza la competitività e la qualità degli allenamenti. Con Olsen c’è dialogo, scambio di opinioni, confronto costante e stima reciproca. A Cagliari c’è un bel clima e grande sintonia grazie anche a Bressan, il preparatore dei portieri.
10) Quali sono stati i modelli cui ti sei ispirato in questo tuo avvio di carriera comunque pieno di trabocchetti?
Alessio Cragno: Penso che qualsiasi giovane portiere guardi soprattutto a Gigi Buffon. Un altro portiere che mi è sempre piaciuto molto è Iker Casillas. Ma al di là dei modelli il mio punto di riferimento principale è sempre stato rappresentato dalla famiglia: senza l’aiuto dei miei non sarei mai stato in grado di intraprendere questo percorso. Per quanto mi riguarda, cerco di compensare pregi e difetti: da un lato l’ottimismo, il coraggio, la capacità di pensare positivo, dall’altro l’eccessiva ricerca del perfezionismo e il fatto di essere un po’ troppo permaloso. Ma ho un sacco di tempo a disposizione per migliorare!
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