Da una vecchia lettera riaffiorano i ricordi. La storia dello sport azzurro che ci piace ricordare su Panathlon Planet grazie alle parole di Fausto De Boni.
Gli articoli di storia di Panathlon Planet sono capaci di riaprire i cassetti della memoria e spingere gli sportivi del passato a condividere con noi i loro splendidi ricordi. Questa volta a scriverci è Fausto De Boni che ha avuto la fortuna di allenarsi e gareggiare al fianco di Adolfo Consolini che abbiamo ricordato solo pochi giorni fa sulle nostre pagine. Chi è stato atleta lo è per sempre e i giorni belli dello sport rimangono vividi e indimenticabili. Un patrimonio culturale che non possiamo lasciarci scappare e che è doveroso trasmettere con passione. In esclusiva per Panathlon Planet. La Redazione
Egregio Direttore,
è proprio vero, lei ha acceso i miei ricordi nei confronti di Adolfo. Adolfo appunto, difficile dire se mettere prima “l’uomo” o “l’atleta” tanto andavano di pari passo nel manifestare i rapporti umani o il gesto atletico con il disco in mano per farlo atterrare dove pochi arrivavano.
Mio padre lavorava alla Pirelli Bicocca ed io sono stato avviato a frequentare il campo di atletica e da subito, vista la mia volontà e forse la predisposizione, Adolfo mi ha avviato ai lanci, in primis il disco dove mi ricordo lucidamente il gesto “a secco” che mi ripeteva all’infinito, trattendo l’impermeabile da dietro con la mano sinistra per farmi vedere “l’entrata dell’anca e la spinta del piede a terra”.
Quanti piacevoli ricordi, quante emozioni, dalla pedana del disco prima e martello poi.
Nel 1966 raggiungevo i primi successi a livello juniores, con titolo italiano e record. In quel periodo Adolfo gareggiava per una società di Lugano ed ha avuto occasione di conoscere un martellista svizzero, certo Ernest Ammann di cui ha chiesto la collaborazione per preziosi consigli tecnici.
Ecco allora il motivo della foto ed il contenuto della lettera che allego dal valore affettivo unico. Allora come adesso, pensare che un uomo da leggenda come Adolfo mi abbia scritto, su carta intestata da “Campione Olimpico”, con i toni familiari che si leggono, le raccomandazioni affettuose, i consigli di disponibilità verso tutti ma anche la determinazione di “arrivare”, il lusinghiero – troppo generoso – auspicio di grandi risultati sportivi, fino all’affetto paterno del “tuo Adolfo”.
Il 29 e 30 giugno del 1969 all’Arena di Milano vincevo i Campionati Italiani e mi ha premiato Adolfo, tre giorni dopo, alla notturna del 2 luglio 1969 sempre all’Arena facevo il record italiano con 65.62; in tale circostanza chiedevo che mi premiasse Adolfo ma nel frattempo era stato ricoverato.
Se non ricordo male, il 22 dicembre lo accompagnavo per l’ultimo viaggio a Costermano, portato a spalla anche da Silvano Simeon che gli ha succeduto con onore e classe.
Ultimo aneddoto: come aperitivo era appassionato del “Rosso Antico”.
Adolfo, uomo da leggenda, venuto a mancare troppo presto ma come tutti gli eroi se ne va un po’ alla volta e quello che lei, noi ed io stiamo ricordando lo prova.
Cordialità
Fausto De Boni