-di Roberto Gerosa–
Il Tour de Corse, fondato nel 1956 in Corsica, era una specie di rincorsa spesso impossibile alle medie orarie previste dagli organizzatori. Le strade erano strette, poco asfaltate, tortuose e quasi prive di rettilinei. Costruite per i carri, creavano grossi problemi alle auto, che venivano approntate con delle modifiche speciali per l’occasione e spesso non più riutilizzate. Completare percorsi a medie di 50 km/h, che sembrerebbero facili oggigiorno, diventava sovente un’impresa. Si decise quindi di modificare il percorso e oggi il rally si svolge sulle strade di Ajaccio conosciuto come “Rally delle 10.000 curve” a causa del susseguirsi di tornanti esistenti sulle strade di montagna del suo tracciato.
Eravamo alla metà degli anni 60’, con la Renault presente e speranzosa per le proprie vetture: le Alpine, appositamente adattate con motori bialbero da cc 1300 e cc 1500 e due R8, sempre con motori 1500, uno dei quali con elaborazione by Gordini (vedi precedente capitolo -Renault 4 CV) più affidabile e adatto alle strade della Corsica che verrà chiamato motore “sferico”.
Capita però che, a volte, il diavolo ci metta lo zampino e quasi tutta la squadra Renault ebbe problemi per aver adottato un nuovo filtro dell’olio non sufficientemente collaudato per quel tipo di gara. Malgrado il contrattempo, vinse comunque una Renault Alpine sebbene non vada dimenticata l’ottima prestazione delle “nostre” Alfa Romeo GTA, che piazzarono 3 vetture nei primi sei posti. Delle due Porsche 911 che avevano stupito nelle prove, una uscì di strada per troppa irruenza alla guida del pilota o per il terreno bagnato, mentre la seconda ottenne un onorevole terzo posto. E’ corretto precisare che quest’ultima Porsche era guidata da Elford sicuramente più pratico e collaudato a questo genere di gare.
Tra i diversi marchi presenti, anche le Lancia con due prototipi di cui una Fulvia HF con motore da cc 1300 ed una Flavia HF con motore da cc 1800. Purtroppo entrambe ebbero dei problemi. Una nota che definirei curiosa fu la partecipazione del marchio DAF con tre auto che, con una cilindrata incrementata, ma da soli cc 850 e 44 CV, portò una di queste all’undicesima posizione assoluta, lasciando dietro altre vetture considerate più performanti. Questo marchio fu fondato inizialmente nel 1928 quasi casualmente, quando nel 1920 l’anziano figlio di una famiglia di fabbri venne a contatto con il proprietario di una distilleria di ghiaccio e di birra. Avendo quest’ultimo un problema alla propria auto, fu impressionato dal fabbro che, grazie alla sua preparazione tecnica riuscì a trovare soluzione a un grattacapo irrisolto da molti e gli propose di mettersi in affari con lui. Iniziò così l’attività meccanica in un negozio a fianco della distilleria di birra. Con un po’ d’ironia si potrebbe dire che, se le cose fossero andate male, si sarebbero potuto consolare con un buon boccale di birra fresca! Invece nel 1958 venne prodotta la DAF con cilindrata 600 e il famoso cambio automatico che fece storia in quanto rivoluzionario: il variomatic. Questo automatismo permise anche a invalidi come ex militari reduci di guerra e vittime di poliomielite, piaga sociale dell’epoca, di poter vivere una vita più comoda e vicina alla normalità.
Tornando al rally, si prese atto, come in alcuni casi poi accadde, che le vetture più adatte usavano un motore posteriore, meglio sovrasterzante e che non dovevano essere né troppo leggere né troppo rigide, tenuto conto delle buche e delle cunette. Negli anni successivi fu introdotto il Gruppo B e così partecipò a questo Tour, oltre ad altre vetture, anche la sportivissima Lancia Stratos (oggi una storica ricercatissima) che fu concepita a tavolino negli anni 73’/75’ con l’unico scopo di vincere i rally. Non va dimenticato il pilota classe 1940 Sandro Munari, soprannominato il Drago di Cavarzere che, alla guida della Stratos, si classificò primo nel 1976 e che ho avuto il piacere di conoscere durante un pranzo Sociale.
La peculiarità del Tour de Corse, che lo rese precursore in questo genere di gare, era l’inversione di un metodo e di una mentalità in uso: le auto non erano più di serie e preparate per le gare, bensì erano costruite appositamente per queste in un numero di esemplari minimo tale da poterne ottenere l’omologazione. Si scoprì però in seguito che le concessioni a queste vetture del Gruppo B creavano non pochi problemi di controllo da parte dei piloti stessi, con incidenti gravi e purtroppo anche mortali come, tra altri, quello occorso ad Attilio Bettega nel 1985 su Lancia 037. Negli anni 90’ fu introdotto il Gruppo WRC dove parteciparono vari marchi e modelli ma, questa, è ormai storia dei nostri giorni.
Personalmente, ho avuto modo di salire su una di queste vetture, seduto al fianco di un amico pilota di professione. Indossato il casco e allacciate le speciali cinture di sicurezza, partimmo per un percorso da rally, solo per prova. Non vi nascondo che, oltre a dover avere un cuore sano ed essere vaccinati a questo tipo di gare, dopo qualche chilometro, tra curve con auto di traverso, salti sui dossi dove sembra di volare e frenate al limite, un pensierino, con la richiesta di scendere, diventa quasi inevitabile!
Reminder: Sarà possibile trasmetterci per essere pubblicati, previo avvallo della direzione, brevi filmati di gare o di recenti rievocazioni storiche con annesse notizie. Il numero del cellulare a cui fare riferimento è: 3755459855 solo con WhatsApp.
Ringrazio tutti i lettori/lettrici sperando nella loro continuità e, per i nuovi commenti, Angelo, Diego, Giorgio, Luca, Paola, Roberto, Roberto L, Silvano, Stefano, il Presidente del G.M.M.S. ed i “newcomers” Oliver e Steve.
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23 Comments
Alessio
Racconto, come tutti quelli pubblicati finora, molto avvincente.
Grazie per questi spaccati di vita.
Adriano
c’erano tempi in cui il pilota era il cuore pulsante r decisivo per arrivare a grandi risultati, con la sua tecnica e soprattutto con il coraggio che gli consentiva di tirar fuori le migliori caratteristiche dell’auto con cui correva, auto che spesso non venivano costruite a misura del singolo pilota… ci di doveva pensare in proprio… e per arrivare al meglio e al limite dell’auto, era proprio il coraggio che faceva la differenza…
Poi in generale nel mondo delle corse, la tecnologia piano piano ha portato a costruire auto piu adattabili e con sistemi che toglievano al pilota alcune incombenze e gli semplificavano un po’ la vita…
Alla fine i materiali per la costruzione, i particolari meccanici ed elettronici hanno portato alla creazione di auto con performance impensabili….
Per il fortuna il rally conta ancora per la maggior parte sulle capacitá e il coraggio del pilota….,
Grazie Roberto per aver riportato in luce il Tour de Corse…. una delle piu belle e difficili gare automobilistiche…
Alla prossima….
Panathlon D.I.
Paradossalmente un tempo c’era l’uomo e la macchina. Oggi invece c’è la macchina e l’uomo. Ma il divertimento è sempre assicurato.
Alla prossima puntata.
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Enrica da Udine
Ho letto con molto interesse l ‘articolo scritto da Roberto Gerosa. Sono articoli sempre interessanti , molto dettagliati ma scorrevoli e molto piacevoli nella lettura. Complimenti.
Enrica da Udine
Panathlon D.I.
Cara Enrica da Udine,
continua a leggerci, soprattutto perchè è un buon italiano, come par di capire da quanto affermi, di cui se ne ha tanta necessità nella scrittura d’oggi. Evidentemente Roberto Gerosa con la sua leggera penna sa farci rivivere emozioni dimenticate o scoperte dalle nuove generazioni, in maniera scorevole.
Anche a te l’invito a frequentare le pagine di Panathlon Planet.
Un saluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Nicola
Complimenti Roberto. Articoli sempre belli ed interessanti che ti fanno vivere sensazioni vere anche se non si son potute provare in prima persona. Ciao Nicola.
Flavio Orlandi
Buon giorno un elogio speciale a Roberto per le argomentazioni molto dettagliate che ci fanno rivivere momenti indimenticabili. Mi riferisco alle auto Lancia Stratos dell’epoca al grande Sandro Munari. Ai Rally che animavano momenti passati ma, per chi li ha vissuti, non dimenticati. Bei tempi che nostalgia. Ringrazio ancora chi si prodiga a mantenere vivo questi bei ricordi di auto elaborate e piloti veri. Grazie Roberto.
Nicola
Il mondo dei rally degli anni 70,80,non ha pari.Per chi ama i motori si riconosce nei “traversi”delle Porsche , delle Opel o nella potenza sconcertante delle Stratos!In questa
“silenziosa “tristezza dell’E-power non mi riconosco proprio.Nicola
Panathlon D.I.
Concordo con il suo pensiero. Quanto ero buono quell’odore di olio di ricino che ci inebriava ad ogni passaggio d’auto, quasi fosse uno Chanel N°5.
Un saluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Flavio Orlandi
Buon giorno un elogio speciale a Roberto per le argomentazioni molto dettagliate che ci fanno rivivere momenti indimenticabili. Mi riferisco alle auto Lancia Stratos dell’epoca al grande Sandro Munari. Ai Rally che animavano momenti passati ma, per chi li ha vissuti, nonn dimenticati. Bei tempi che nostalgia. Ringrazio ancora chi si prodiga a mantenere vivo questi bei ricordi di auto elaborate e piloti veri. Grazie Roberto.
Panathlon D.I.
Egregio Signor Orlandi,
Ci fa piacere vedere il riscontro che ha questa rubrica dedicata all’automobilismo d’antan. Un successo dobbiamo dire inaspettato che, mai e poi mai, avremmo pensato avesse tanti appassionati cultori (anche se il sottoscritto gira quotidianamente ed orgogliosamente con la Lambretta Macchia Nera del 1969 disegnata da Giugiaro).
L’avere affidato la rubrica a Roberto è stato un intuito vincente. Continui a leggerci.
Un cordiale saluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Angelo
Il Rally non e una mia specialità ma mi appassiona quando leggo storie di corse piloti e percorsi tortuosi sono uomini di gran coraggio che per la loro passione sfidano la propria vita, Grazie a Roberto che mi fa battere il cuore per ogni suo articolo scritto
Panathlon D.I.
Caro Angelo, continua seguire i bei racconti di Roberto.
Un saluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Marco.Nicoli1@Alice.It
Grazie Roberto per avermi fatto ricordare la lancia stratos che mi ha riportato agli anni 70 quando ho visto all’opera questa stupenda macchina , di notte in un campionato europeo a San martino di Castrozza.
Panathlon D.I.
Bei ricordi, che cercheremo di mantenere vivi.
Un cordiale saluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Stefano
Sempre affascinante leggere un po di storia nella (mia gioventù) comunque il gruppo b me lo ricordo benissimo e come si dice in questi casi “è tanta roba” come non ricordare la mitica lancia s4 con il suo (soffio) del turbo ??
Complimenti bel articolo
Panathlon D.I.
Il passato è sempre intrigante e coinvolgente
Giorgio
Buonasera.
ritenendomi un appassionato di auto storiche, ringrazio questa redazione per aver attivato questa rubrica redatta con specifica conoscenza di mezzi e di argomenti trattati da Roberto Gerosa
Cordialmente, Giorgio
Panathlon D.I.
Caro Giorgio, il suo apprezzamento ci conferma che abbiamo imboccato la strada giusta nell’avere attivato Ruote d’Oro, affidandola a Roberto Gerosa.
Un panathletico saluto,
Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Roberto G.
Storiae sempre affascinanti…sempre piacevole leggervi!
Roberto G.
Storie sempre affascinanti!
Sempre bello leggervi!
Panathlon D.I.
Grazie
giacomo
Che dire, non conoscevo affatto questa gara, l’articolo la rende avvincente ed interessante ( sicuramente cercherò anche altre info) come al solito gli aneddoti, rendono tutto piu’ completo ed intrigante, migliore di un semplice e solito articolo che riporta solo informazioni. Bravo