-di Adriana Balzarini–
I Giochi di Amsterdam ebbero con il CIO un problema perché dovettero affrontare la nascita di varie organizzazioni di lavoratori che avviarono dei programmi di educazione allo sport con relativi meeting in contrapposizione con i Giochi , inoltre delle contestazioni si registrarono per il taglio di sport all’interno della rassegna olimpica e per le polemiche sul dilettantismo .
La grande notizia per quanto riguarda l’atletica fu che oltre all’introduzione delle “donne nello stadio”, come le chiamava de Coubertin, gli USA non rappresentarono ai Giochi uno squadrone vincente al punto di subire la doppia sconfitta nella velocità. In entrambe le prove, 100 e 200 metri, dove sul podio non salì neppure uno statunitense, trionfò un canadese, appena ventenne. Percy Williams fu il vincitore delle due prove , un atleta che si avvicinò all’atletica nel periodo giovanile del liceo nonostante fosse stato sconsigliato dai medici di sottoporsi ad attività fisiche faticose per problemi di febbre reumatica. Ai Giochi fu accompagnato da un allenatore stravagante, Bob Granger, che lo massaggiò con il burro di cocco e poi lo obbligò ad indossare più tute negli allenamenti perché potesse evitare la fuga di calore prodotta durante lo sforzo atletico. Percy Williams, dopo aver vinto la seconda medaglia venne assalito dal pubblico che assediò l’entrata dell’albergo in cui risiedeva per poterlo vedere da vicino anche se nessuno dei presenti interpellato sapesse il suo nome; restò comunque “l’uomo che sconfitte gli americani”. Il ritorno in Patria fu entusiasmante per lui perchè da Montreal fino all’arrivo a casa propria dovette fermarsi in ogni città per ritirare premi che andarono da un orologio d’oro ad un cane ed inoltre venne dichiarata giornata di festa cittadina, dove gli fu donata una vettura Graham Paige blu, della Paige-Detroit Motor Company, la vettura sportiva di quegli anni. Fù uno dei primi atleti a vincere entrambe le gare di velocità dopo Archie Hahn nel 1904 e Ralph Craig nel 1912. Due anni dopo i Giochi ad Hamilton vinse la prima edizione dei Giochi dell’Impero Britannico, oggi noti come Giochi del Commonwealth e nello stesso anno stabilì sui 100 m piani il nuovo record mondiale con il tempo di 10″3, primato che sarà poi battuto da Jesse Owens. Successivamente si procurò una lesione ad un muscolo, che ne condizionò il prosieguo dell’attività agonistica al punto che ai Giochi del 1932 non riuscì ad entrare in finale, qui decise di ritirarsi dall’atletica leggera lavorando in seguito come agente di assicurazioni. Purtroppo in seguito alla morte della mamma cadde in una profonda depressione che lo portò oltre che a peggiorare la sua malattia reumatica anche a porre fine alla sua vita suicidandosi nel novembre del 1982 a Vancouver.
Paavo Nurmi, atteso come un protagoniosta dei Giochi perché era già diventato famoso per le vittorie ai precedenti ai Giochi, dai 4 ori e un argento di Anversa 1920, ai 4 ori ai Giochi di Parigi del 1924 riescì ai Giochi di Amsterdam a vincere ancora un oro sui 10.000 mt con un record olimpico di 30’18” 8 e due argenti su 3000 siepi e i 5000 mt. Avrebbe voluto arrivare a disputare anche i Giochi di Los Angeles nel 1932, ma venne segnalato come professionista ed escluso dai Giochi perché aveva provato delle scarpe chiodate sull’asfalto facendo risultare un tempo vicino al record del mondo e perché la IAAF lo ritenne responsabile per aver percepito dei rimborsi gare con insieme delle cifre in premio.
Nel nuoto si ripete Johnny Weissmuller, stella di prima grandezza nel quadriennio 1924 che diventerà in seguito il più celebre” Tarzan” proposto dal cinema americano. Fu uno dei nuotatori più premiati della storia, vincitore di 6 medaglie olimpiche di cui 5 ori, 52 titoli nazionali statunitensi e con 67 record mondiali; fu il primo al mondo a scendere sotto il minuto nei 100 m stile libero. Da bambino arrivò in America perché la famiglia emigrò da Freidorf, in quello che allora era l’Impero austro-ungarico, nei pressi di Timișoara, oggi Romania. Weissmuller lasciò presto gli studi e trovò lavoro come fattorino e addetto agli ascensori del Plaza Hotel di Chicago. Pur di partecipare alle Olimpiadi di Parigi nel 1924, dove vinse due ori , per far parte della squadra americana utilizzò i documenti di suo fratello perché riportavano che era nato effettivamente negli Stati Uniti a differenza sua che era nato a Timisoara. Riconfermò la vittoria di due ori anche in questa edizione olimpica ma dopo il 1928 diede l’addio alla carriera sportiva; si diede al cinema e tutto il mondo lo conobbe perché il personaggio da lui interpretato entrò al cinema prima, e nelle case in seguito attraverso la TV, come Tarzan. Il suo grido dell’ ”uomo scimmia”, che tutte le mattine si martellava il petto per emetterlo, diventò famoso come l’altro film “il Re della giungla”. La sua vita fu sempre movimentata, si sposò ben cinque volte e divorziò altrettante riducendosi alla fine sul lastrico. I suoi ultimi anni di vita li passò ad Acapulco, dopo aver venduto quel poco che gli era rimasto, ma qui la sua vita non fu semplice al punto di dover vivere all’interno di una casa di cura e morì per un edema polmonare all’età di 80 anni.
E’ convinzione diffusa che sia stato l’etiope Abebe Bikila ad inaugurare le vittorie degli atleti africani nei Giochi, ma in realtà già nel 1928 ad Amsterdam Ahmed Boughera El Ouafi , algerino di nazionalità francese vinse l’oro nella maratona. Atleta che aveva iniziato a correre quando aveva già 29 anni e che da ragazzo faceva il bracciante agricolo. era stato già alle Olimpiadi di Parigi nel 1924 dove si era piazzato al settimo posto. Sfrutterà il trionfo per passare professionista negli USA . la sua vità sembrava tranquilla , aveva aperto un bar ma al suo 61esimo compleanno venne ucciso. Si parlò di malavita, di sparatoria fra malviventi invece in seguito si scoprì che El Quali venne ucciso perché aveva negato l’appoggio al Movimento di Liberazione algerino. Nella maratona dei nostri italiani presenti due si ritirarono: Romeo Bertini e Attilio Canton e Giuseppe Ferrera si classificò 34. Ma chi di loro fece parlare al suo ritorno fu il veneto Attilio Conton, uno dei più forti mezzofondisti italiani dell’epoca. Si racconta che Conton rimase nel gruppetto di testa fino a pochi chilometri dall’arrivo ma a un certo punto decise di ritirarsi dalla corsa per la stanchezza e fino a qui cose normali per chi correva le maratone a quei tempi ma il problema fu sapeva parlare solo il dialetto e un l’italiano stentato , quindi non potè informarsi, inoltre era analfabeta e quindi non potè nemmeno leggere i cartelli che davano l’indicazione dell’arrivo a solo due chilometri.
Atleti olimpici ma anche gente di sangue blu furono partecipi ai Giochi di Amsterdam: Il 25enne principe Olaf di Norvegia, nato in Gran Bretagna, figlio del regnante Haakan VII, amava il mare e le barche .La medaglia d’oro sarà un dono in più per la principessa Maria, che Olaf sposerà l’anno dopo, per salire al trono di Norvegia nel 195
Lord David Burghley , sesto marchese di Exeter. Burghley fece il suo debutto olimpico già Parigi nel 1924 ma nei 400 mt vinse battendo secondo e terzo posto gli americani Frank Cuhel e Morgan Taylor. In seguito ai primi Giochi del Commonwealth nel 1930, Burghley vinse entrambi gli eventi agli ostacoli , fu anche membro della squadra di staffetta britannica vincitrice della medaglia d’oro 4 × 440 yard . Burghley divenne in seguito membro del Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Tre anni dopo fu eletto presidente della Amateur Athletic Association e presidente della British Olympic Association . Nel 1946 divenne presidente dell’International Amateur Athletic Federation (IAAF) e successivamente ricoprì la carica di presidente del comitato organizzatore per le Olimpiadi estive del 1948.
Anche il Giappone ebbe il suo campione olimpico con Mikio Odache che vinse il triplo salto con un risultato di 15,21 metri diventando così la prima medaglia d’oro dei paesi asiatici. Ben 33 nazioni (su 46) ritornarono in patria con almeno una medaglia: un record, questo, che durò per 40 annBrillarono i pugili, in un torneo dominato dalle proteste per le decisioni dei giudici. Vince l’oro Vittorio Tamagnini, diciottenne bruno di Civitavecchia, soprannominano “tizzo nero”, che vincerà dopo un torneo molto contestato per errori dei giudici. Dopo Tamagnini toccò a Carlo Orlandi, milanese anch’egli diciottenne, sordomuto dopo una aggressione subita da bambino ad opera di un cane. Infine Pietro Toscani, 24 anni, che vinse l’oro contro il ceco Hermanek, che ai più sembra vincitore. Risse, urla e scene selvagge durante la gara al punto che la polizia dovette intervenire per sedare la rissa. La sua bravura colpì la regina Guglielmina, poco interessata ai Giochi, ma che nella serata di gala ballò con il nostro Pietro Toscani e battendo gli la mano sulla sua spalla gli disse ad alta voce : “Un pugile come voi non lo vedremo più!”.
In questa edizione dei Giochi risultò al termine un record che durò fino al 1968 : 33 nazioni su 46 ritornarono a casa con una medaglia.I Giochi si chiusero segnando delle prime volte: fu la prima del post-De Coubertin; la prima ad avere con la Coca Cola uno sponsor ufficiale; la prima in cui le donne ebbero un ruolo di primo piano, con ben 300 iscritte anche in discipline prima “proibite” come l’atletica; e, soprattutto, la prima ad essere battezzata dalla fiamma olimpica, da qui in avanti uno dei simboli più potenti dello sport a livello globale.
La spedizione italiana ottenne 7 ori, 5 argenti e 7 bronzi
Oro: la scherma regalò cinque podi: nelle gare a squadre gli azzurri trionfarono nel fioretto e nella spada, mentre furono d’argento nella sciabola, infine dalle gare individuali arrivarono due bronzi, con Giulio Gaudini nel fioretto e Bino Bini nella sciabola. Due le medaglie del canottaggio, con l’oro del quattro con di Giovanni Delise, Giliante D’Este, Valerio Perentin e Nicolò Vittori, con Renato Petronio timoniere, ed il bronzo del quattro senza di Umberto Bonadè, Pietro Freschi, Paolo Gennari e Cesare Rossi. Nel ciclismo l’Italia si confermò d’oro nell’inseguimento a squadre grazie a Cesare Facciani, Giacomo Gaioni, Mario Lusiani e Luigi Tasselli. La ginnastica portò in dote invece due medaglie, con gli argenti conquistati da Romeo Neri alla sbarra e dalla squadra femminile nel concorso generale, mentre il sollevamento pesi a sua volta contribuì con due argenti, grazie a Pierino Gabetti tra i pesi piuma e Carlo Galimberti, il portabandiera azzurro, tra i pesi medi. Due i bronzi arrivarono dalla lotta, entrambi nella greco-romana, con Giovanni Gozzi tra i pesi gallo e Girolamo Quaglia tra i pesi piuma, infine l’ultima medaglia arriva dal calcio, dove l’Italia portò a casa il bronzo. Erano passati soli tre giorni da quando l’Uruguay aveva fermato con classe ma anche con fortuna l’avanzata della nazionale italiana e a questo punto ’Italia dovette accettare di svolgere la partita per il terzo posto contro l’Egitto dove vinse per con 11 goal a 3 ( tutt’ora11 goal segnano il record di di gol totali in una match della Nazionale).Un bilancio non disprezzabile ma non soddisfece appieno Benito Mussolini che in seguito a questa sua idea estromise Lando Ferretti dalla carica di presidente del CONI.
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