–Redazione Gianni Brera
–di Michele Ferrarese-
L’avvento di Internet, e più in generale della digitalità, con l’accesso diretto alle fonti e la tempestività di aggiornamento garantita dal web, realizza nuovi modelli comunicativi centrati sul coinvolgimento attivo dei destinatari dell’informazione. Questo fenomeno richiede inevitabilmente una riconfigurazione della figura del giornalista. Si tratta di una “media-morfosi” epocale, un processo di separazione e di inversione tra media e messaggio, che incide inevitabilmente non solo sull’organizzazione editoriale e sul confezionamento del prodotto giornalistico, ma anche sulla figura e sul ruolo del giornalista, sul suo rapporto con i lettori.
La multimedialità e l’interattività sono caratteristiche rivoluzionarie delle news telematiche, in grado di rimettere in discussione i punti cardine del giornalismo tradizionale, a cominciare dal concetto stesso di notizia. Oggigiorno risulta sempre più difficile riuscire ad individuare gli avvenimenti capaci di attirare l’attenzione, complice il fatto di essere travolti da un flusso incessante di potenziali notizie e massicce quantità di informazioni che circolano in rete senza filtri né censure. I giornalisti devono affrontare questo nuovo paradigma culturale offrendo contenuti più coinvolgenti della concorrenza, modificando l’organizzazione del proprio lavoro e adeguando metodi e regole del mestiere.
Nell’epoca dell’intelligenza artificiale, dei video a 360° e degli smartspeaker bisogna saper stare al passo con i tempi, con le tecnologie e, ovviamente, con le richieste di un pubblico che oggi non vuole più solamente leggere, ma si aspetta di interagire con i contenuti. Ciò che ci si aspetta dal giornalismo 2.0. non è tanto l’esclusività della notizia ma la qualità dell’informazione fornita
La concorrenza su buona parte del giornalismo online si sposta quindi dalla quantità alla qualità.
È vero che le nuove generazioni non sono più indirizzate verso l’acquisto dei giornali, questa “rivoluzione” però non cambia la loro sete di informazione. Nonostante la carta, e in generale la stampa tradizionale, sia in declino, il giornalismo di oggi conta un numero sempre crescente di opportunità che i giovani hanno accolto con partecipazione. Sul web si ritrova la possibilità di utilizzare diversi linguaggi e stili produttivi per raccontare una notizia. I giornalisti, che conferiscono valore alla narrazione, considerano il flusso comunicativo delle informazioni anche come un modo per raccontare storie che sappiano intrattenere. La capacità fondamentale di chi esercita tale professione rimane l’analisi approfondita dei fatti, la capacità di contestualizzarli e successivamente di spiegarli. Grazie ai social ed al loro immenso flusso di informazioni, però, si sta sviluppando anche la tendenza a trasferire sul piano emozionale il racconto affidato in precedenza ai fatti oggettivi.
Dall’altro lato, retaggi della “vecchia scuola” iniziano ad emergere e a occupare posizioni di primo piano sulla scena dei media 2.0: il long-form journalism, nonché forme di storytelling multimediale hanno acceso dibattiti interessanti nella tribuna mondiale dell’informazione. Riprendendo in molti dei loro elementi contenuti e modalità proprie della letteratura, propongono un feed di informazioni di attualità approfondite e curate.
Allo scadere del decennio che è stato dominato dall’avanzata dei social media e della nascita di nuove pratiche giornalistiche a questi connesse, molti prevedono già il futuro della professione: il podcast. Il “racconto sonoro della realtà” è nato come uno strumento informativo e di intrattenimento dall’enorme potenziale, su cui sempre più studiosi e critici stanno puntando l’attenzione.
Il podcast è un contenuto parlato che nasce però dalla scrittura, per cui tra le due modalità c’è una correlazione. In Italia gli audiolibri attirano una fetta di pubblico già appassionata alla lettura e anche molti non lettori, e vengono diffusi grazie a piattaforme come Audible. L’ascolto di contenuti che nascono scritti richiede una soglia di attenzione maggiore di quella necessaria alla radio di flusso, soprattutto se si intrecciano al giornalismo. L’audio ha una capacità di penetrazione differente dal visivo. È difficile che altre attività si sovrappongano all’ascolto di un podcast e ne compromettano la continuità. Il podcast, nella cultura digitale in cui siamo immersi, può recuperare l’attenzione e con essa una dimensione intima che si instaura tra l’ascoltatore e il contenuto, che si rivolge all’utente con un linguaggio colloquiale e mantiene comunque una certa qualità della scrittura. La narrazione è il cuore del giornalismo.
Il giornalismo si è aperto a questo percorso per ampliare il mondo dell’informazione, e all’interno di un mondo digitale è importante costruire una comunità e cercare di arrivare al lettore attraverso una identità ben salda.
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