-di Enrico Brigi-
Nel mondo del calcio il fair play risulta ancora merce rara. Nonostante i vari proclami, sui campi di gioco si vede ancora troppo poco rispetto a quelle che erano le aspettative. Ecco, quindi, spiegato il motivo per il quale quando questo succede, diventa subito oggetto di attenzione da parte di stampa e televisioni.
Il riferimento ci porta, naturalmente, alla finale di Coppa Italia di questa settimana che ha visto affrontarsi Napoli e Juventus. Il protocollo da seguire per il coronavirus, oltre che per le porte chiuse, prevedeva una specie di premiazione “self service”. Così è stato per gli arbitri e per la sconfitta formazione bianconera mentre, quando è arrivato il turno dei partenopei, vincenti ai calci di rigori, la consegna delle medaglie è stata fatta – un po’ in barba allo stesso protocollo – da Aurelio De Laurentiis e Andrea Agnelli, presidenti delle due società. Il gesto di fair play ha riscosso il grande apprezzamento dei pochi presenti a casa ma, soprattutto, dei molti seduti comodamente sui propri divani, segno che a volte, anche se dovrebbe succedere più spesso, lo sport e nella fattispecie il calcio, possono unire anziché dividere.
Naturalmente si vorrebbe che queste situazioni diventassero non l’eccezione ma la regola. Cominciando anche da un semplice gesto ogniqualvolta si commette fallo, un gesto di estrema cavalleria che in questi ultimi anni sembra essere passato un po’ nel dimenticatoio. L’importante, comunque, è tenere accesa la speranza. A volte anche la politica dei piccoli passi porta a risultati impensabili.
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