-di Enrico Brigi–
Andrea Ferretti, medico, attualmente Responsabile Area Medica delle nazionali di calcio azzurre, è stato ospite nella diretta sulla pagina facebook di Panathlon Distretto Italia. Intervistato da Filippo Grassia, prestigiosa firma del giornalismo sportivo e attuale Presidente del Panathlon Club Milano, ha risposto a una serie di domande sul tema “Il calcio ha un virus?”.
Partendo dall’attuale situazione «il dato di mortalità per questo coronavirus, vicino al 13% è un numero preoccupante» non nasconde alcune perplessità per i dati degli altri paesi «ad esempio la situazione della Germania, che indica una percentuale di decessi molto inferiore, andrebbe verificata».
Il mondo dello sport cerca di ripartire ma per farlo servono regole ben precise. « Per riprendere le diverse attività sportive – precisa – è necessario che le singole Federazioni adottino un protocollo molto rigido. Stiamo vivendo una situazione alla quale nessuno di noi era abituato. Serve sicuramente tempo per tornare alla normalità. Dobbiamo imparare a convivere con il virus – precisa – e mantenere la fiducia in coloro che sono chiamati a decidere».
In Italia sono già stati sospesi i campionati di rugby, pallavolo e basket mentre il calcio non si è ancora arreso. «Il calcio orami è diventata un’azienda e come tale tenta di ripartire. Gli atleti sono giovani quindi il rischio di contagio potrebbe essere molto contenuto tuttavia se lo si farà, si potrà riprendere solo a porte chiuse». Dipenderà molto anche dalle decisioni che saranno prese in sede Uefa. «Le singole federazioni potranno scegliere se andare avanti o meno. Ognuna, tuttavia, dovrà scegliere un procedimento per comunicare al massimo organismo calcistico europeo, i nomi delle squadra classificate per le coppe». Tuttavia, secondo Ferretti, potrebbe esserci una soluzione. «Si potrebbe – aggiunge – iniziare il prossimo campionato a gennaio, interrompendolo tra giugno e luglio per i campionati europei, per terminare verso ottobre. Una soluzione di questo genere potrebbe servire da prova generale in vista del 2022 quando nel mese di dicembre di svolgeranno in Quatar i campionati del mondo. Dall’anno successivo, poi, si potrebbe iniziare a tornare alla situazione precedente. Si tratta, comunque – tiene a precisare – solamente di un ipotesi».
Nella piacevole chiacchierata c’è stato tempo anche per un pò di amarcord visto la sua esperienza pluriennale come medico della nazionale azzurra di calcio. «L’esperienza con la nazionale azzura – ricorda – rappresenta un ricordo per me indelebile. Ho sperimentato da vicino l’attenzione e la disponibilità che c’è nei confronti della nazionale dove si trova sempre una soluzione a qualsiasi problema. Cito, ad esempio, i mondiali del 1994 in USA dove decidemmo di operare Franco Baresi al menisco, dopo un consulto durato una notte intera con i medici del Milan. Decidemmo di intervenire, pur trovandoci in una struttura ospedaliera a migliaia di chilometri di distanza ma tutto andò per il verso giusto e riuscimmo a mettere in condizione il giocatore di disputare la finale, poi persa, con il Brasile. Il difensore milanista, in quella occasione tenne un comportamento esemplare, un vero e proprio esempio di grande professionalità».
La chiusura è una dedica al mondo del calcio professionistico che, dice, «mi ha dato la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile, pur senza mai dimenticare la mia missione di medico».
Per ascoltare l’intera intervista accedere al https://www.facebook.com/panathlonclubmilano/videos/1550974571728093/