L’editorialista di SportEconomy critica gli “interventi tampone” del Governo e analizza gli effetti della crisi sullo Sport
Di Andrea Buonaiuto
Una portata rilevante per una nuova alba. Epicentro e margini dell’ultima Videoconferenza organizzata da Panathlon Milano e condotta da Filippo Grassia con ospite Marcel Vulpis. Il dibattito con il Direttore di SportEconomy, esperto di Economia e docente stimato anche oltre confine, ha preso pieghe interessanti senza abbandonare la naturalezza negli interventi dei partecipanti sparsi per l’intero territorio. Un “evento storico – nelle prime parole del Presidente Panathlon Milano, Filippo Grassia – primo esperimento di videoconferenza aperta a tutti i Panathlon d’Italia”.
In accordo con il Governatore Area 2 Attilio Belloli, e in sintonia con Giorgio Costa (Presidente Panathlon Distretto Italia), la videoconferenza “A tu per tu con Vulpis” ha infatti girato il mondo panathletico, ‘video-collegando’ a sé tutti i distretti da Nord a Sud: l’alba di un nuovo “Giorno Social” nel mondo Panathlon.
Si è discusso dello stato attuale del nostro paese legato all’emergenza Covid19 e dei riflessi economici che, tale situazione, potrà avere sul mondo del calcio e dello Sport in generale. Marcel Vulpis a questo proposito si è confermato ‘sbrigativo’ nelle valutazioni, non lesinando critiche pacifiche all’Esecutivo presieduto da Conte. Ha stigmatizzato gli effetti negativi di interventi ‘tampone’ sulla sfera economica in generale, ha illustrato la sua propensione per un modello “interventi ad ombrello” sui diversi settori d’influenza.
Incalzato da Filippo Grassia, definito da Costa “un vero 10, che serve assist al bacio a tutti i panathleti d’Italia”, il direttore di SportEconomy ha cominciato parlando di “un virus che sta impattando sull’intera filiera produttiva del nostro paese – l’incipit di Vulpis – anche sull’Industria dello sport, che vede nel calcio un generatore di ricchezza. Lo sport , tra economia ‘diretta’ e ‘indiretta’ supera il 4% del Pil nazionale, è dunque un comparto industriale importante. Il contagio pone il problema della ripartenza e nel calcio ci sono diversi ambiti che giocano tra gli ingranaggi di un sistema legato mani e piedi ai diritti audiovisivi: Sky, Dazn, a torto o ragione, stanno obbligando il calcio a ripartire… c’è in ballo la sesta rata bimestrale di 233 milioni di euro, se i club non dovessero riceverla dalle tv a pagamento diventerebbe un problema, sono i soldi con cui i club (che faticano ad avere liquidità) fanno mercato in agosto. Il calcio italiano non è in ginocchio per il Covid19, piuttosto per l’esposizione debitoria già pregressa dei club nel medio e lungo periodo. Questa situazione eccezionale ha contribuito a metterlo in crisi, poiché si tratta di un sistema più fragile rispetto quello tedesco o spagnolo”.
Vulpis è poi sceso nei meandri del problema ponendo i riflettori sulle Leghe minori, quelle che saranno più colpite dall’emergenza. A detta dell’esperto di economia, circa 2700 club dilettanti potrebbero non iscriversi al prossimo campionato mentre la Lega Pro avrà il suo bel da fare a tenersi in piedi, tenuto conto dei mancati incassi al botteghino (loro principale fonte nell’attivo di bilancio) e dei quasi certi introiti al ribasso dalle sponsorizzazioni. Una ‘mazzata’ che, probabilmente non stordirà i maggiori club della massima serie. “Lega Nazionale dilettanti e la Lega pro – ha continuato – subiranno un impatto negativo. Quasi tutti andranno in rosso. Mentre i grandi club con proprietà solide alle spalle saranno pronti a resistere all’impatto di un bilancio negativo in un ‘anno speciale’ come questo”. Il discorso ha poi virato – prendendo spunto dalle domande degli utenti – sul fair play finanziario. Previsti controlli meno rigorosi rispetto agli anni scorsi? La risposta di Vulpis ha tirato in ballo Michele Uva, Vice Presidente Uefa: “Mi ha confessato che ci sarà occhio di riguardo per situazioni più difficili, l’Uefa chiaramente sarà un po’ più morbida come atteggiamento ma certamente non cieca, non sarà sospeso per un anno”.
Il dibattito è andato avanti cavalcando poi l’onda delle preoccupazioni dei medici sociali, particolarmente sensibili al tema della responsabilità penale dinanzi a casi di contagio nei gruppi. Qui l’opportuno intervento di Attilio Belloli ha restituito chiarezza sullo scottante argomento: “La presenza di protocolli validati mette al riparo da questo rischio il medico sociale che li rispetta” – di qui un suggerimento – “se i club si dotassero di uno specialista dei protocolli, un medico sociale non avrebbe preoccupazioni di sorta per la sfera penale”.
La curva decisiva del dibattito ha messo poi a nudo i problemi legati agli impianti cittadini sparsi sul territorio. Il tavolo a tre tra Amministrazioni, Associazioni sportive e Gestori risulta ancora mancante di ‘posti a sedere’ quando in gioco ci sono concessioni da rinnovare, interventi di ‘sanificazione’ e percezioni dei cittadini che vorrebbero riavvicinarsi allo sport. Il Presidente Asi Marco Contardi ha allora espresso perplessità in tema di occasioni perse di tempo e spazi invitando “Lo sport a scendere in piazza” mentre il consigliere Pananthlon Giovanni Di Fiore ha posto in essere il concetto di “dare certezze ai cittadini che tornano negli impianti”. Tra i due l’affondo decisivo di Vulpis che ha ‘bacchettato’ l’agire lento del Governo, stritolato da un sistema ‘iperburocratizzato’, incapace di prendersi delle responsabilità, eternamente ‘pauroso’ rispetto a eventuali rischio-focolai: “Paese molto più povero di quello che credevamo – ha continuato Vulpis – è in coma farmacologico-economico. L’intervento doveva essere a ombrello su tutti i settori economici e su tutte le categorie che contribuiscono alla composizione del Pil. Questo governo non è stato capace di attuare una strategia globale a tutela dell’economia nazionale per tutti i settori, non c’è una cabina di regia ma solo interventi tampone. L’Esecutivo doveva essere una guida non il buon padre di famiglia, colui che ti aiuta per rimetterti in asse sotto il profilo economico”. “Giuseppe Conte, gran professionista , non ha reputazione in Europa. Altre figure, tipo Draghi, avevano caratteristiche per poter guidare questo paese in un momento così difficile. Una personalità con esperienza e competenza decisamente superiore a Conte o allo stesso Di Maio. Ritengo invece Zaia un esempio virtuoso, ha fatto ripartire tante attività produttive. È un politico che corre, moderno”.
Interventi a ombrello e figure politiche moderne. Le invocazioni di Vulpis hanno indotto Grassia a introdurre “figure di manager esperti del problema al posto di politici riciclati” e il Presidente Costa a interrogarsi sui mancati compiti previsti per il Coni da parte del Governo: “Le funzioni di Malagò sono state svuotate da Sport e Salute e dal Ministero – ancora Vulpis – una scelta politica ma non vedo velocità e trasparenza nell’agire”. La chiosa sul tema concessione-impianti: “Questa situazione dovrebbe portare a un’apertura di un tavolo di discussione tra Associazioni sportive, Amministrazioni comunali e gestori degli impianti. Le amministrazioni comunali dovrebbero contribuire in percentuale ai costi di gestione per l’emergenza sanitaria”.