-di Francesco Schillirò-
Amare lo sport estremo, significa vedere quanto il proprio fisico possa dare, per arrivare alla conclusione dell’atto sportivo. Questo è sempre stato il fil rouge della sfida che l’uomo, ha lanciato alla natura o alle sue personali temporanee o permanenti défaillance.
L’attraversamento a nuoto dello Stretto di Messina, rappresenta degnamente la sfida.
Non vi è migliore corrispondenza tra l’attraversamento a nuoto dello Stretto di Messina e quanto attribuito non correttamente al barone Pierre de Coubertin:” L’importante non è vincere ma partecipare”.
Infatti lo stesso de Coubertin, con onestà intellettuale, affermò, dopo aver pronunciato la suddetta frase,, che la paternità ,era di Etlelbert Talbot,arcivescovo della Pennsylvania.
È assodato per questo gesto atletico, argomento dell’attuale striscia, affermare che l’importante è partecipare “ ; infatti la conclusione della gara, a prescindere dal posto occupato in classifica finale, è una vittoria.
Molti ardimentosi, a prescindere dalla gara ufficiale agostana, hanno sfidato la natura ed hanno messo alla prova se stessi, nel nuotare in questo tratto di mare che per noi messinesi, è il più bello del mondo, con la sua forma ad imbuto, e che può avere, solo come contendente per bellezza naturale, lo stretto dei Dardanelli in Turchia.
L’evento sportivo che è arrivato alla 55ma edizione, si chiama “Traversata dello Stretto di Messina”.
Gli atleti provenienti da varie parti, incontrano una natura, che può essere improvvisamente violenta, per i non addetti, con un moto ondoso unico.
È veramente un’emozione attraversare a nuoto quel braccio di mare che ha una larghezza minima di 3140 metri tra punta Faro (Messina) e Villa San Giovanni.
U Strittu, per noi messinesi, è sempre un motivo di vanto e di aspirazione ad attraversarlo, specialmente da ragazzi, con barchette a remi o a vela.
Per i più ardimentosi, il top dell’attraversamento, è a nuoto.
Ancora oggi, per chi non lo conosce, l’attraversamento incute timore, per quei giochi di corrente causate dal passaggio di acqua, con ciclo periodico di sei ore, dal Tirreno allo Jonio e viceversa.
L’ abbassamento di uno dei due mari, procura come è noto, la “rema montante “quando va da Sud a Nord o “scendente” da Nord a Sud.
Si viene a creare un mare che sembra “ribollire” -” perché, al fenomeno “principe” si associano altri fenomeni come i “bastardi” -controcorrenti tra la parte mediana dello stretto e le sponde; i refoli – moti ondosi lungo le coste, ma soprattutto i “garofoli” gorghi di una perfezione geometrica a forma di “garofano “con lo stelo in profondità.
Tutti questi fenomeni hanno creato, dall’epoca classica, il mito dell’attraversamento dello Stretto “incidit in Scillam qui vult vitare Charybdis”.
Ancora oggi si vede qualche barca a vela, che se prende la corrente avversa, non riesce a progredire nella rotta.
La mia esperienza personale, l’ho avuta all’età di 14 anni, per un evento occorsomi, che mi ha fatto capire l’andamento del gioco delle correnti, facendomi comprendere come alcuni pescatori navigavano spostandosi da un “bastardo” all’altro.
Preso dalla foga della pesca, con il mio nuovo gozzo di 16 palmi, dalla rada di Paradiso (Messina) mi son trovato dopo circa due ore in Calabria.
Quel che mi inorgoglisce, ancora oggi, è che ho fatto il tragitto di ritorno, remando da solo, essendo gli altri due compagni di ventura “marinai di acqua dolce”. Quindi nel mio palmarès personale, ho una traversata a remi, con un guscio di “noce”, dello stretto e di notte.
Quanto accennato, dà contezza alla definizione di “Sport estremo “per la traversata dello stretto, perché nei neofiti partecipanti, bisogna in primis, superare il timore reverenziale storico, aneddotico, mitologico.
Fortunatamente, ogni atleta ha un barcaiolo esperto della zona, assegnato per sorteggio che ben conosce l’andamento delle correnti in quel determinato momento e un accompagnatore che lo sostiene dalla barca.
Infatti il buon andamento della gara, dipende dal miglio tragitto da intraprendere per evitare eventuali insidie.
L’ultima edizione della “traversata dello Stretto” con la partecipazione di 78 atleti, partita da Capo Peloro (Messina) ed arrivata sul lungo mare di Villa San Giovanni, ha visto sul podio più alto, il carabiniere Pasquale Salzullo,che ha coperto la distanza di circa 6200 metri in un tempo di 56’53.31.
Molti in questi anni oltre la stagionale gara ufficiale, hanno affrontato a nuoto lo stretto e sarebbe lungo elencarli, anche perché involontariamente si può dimenticare qualcuno.
Il record di traversata è detenuto dal messinese Andrea Fazio, che nel 2015, all’età di 15 anni, ha attraversato lo Stretto di Messina in 30 minuti e 6 secondi, togliendo il record, per 44 secondi al detentore Giovanni Fiannacca il “Re dello Stretto” che l’aveva conquistato nel 1975 con il tempo di 30 minuti e 50 secondi.
Prima delle gare ufficiali, la prima si è realizzata nel 1954, nel passato remoto, molti ardimentosi avevano attraversato a nuoto lo stretto.
Il primo, iscritto all’albo, è il messinese Giuseppe(Pippo) Dominici che il 26/09/1930, all’età di diciassette anni, ha attraversato “U Strittu “.
Diventato Comandante di navi, Dominici, ha stabilito un altro primato nell’attraversamento dello Stretto, quello di aver intuito, per ridurre il tempo di navigazione, la necessità di utilizzare Zattere bidirezionali, migliorando il passaggio di passeggeri e mezzi tra Sicilia e Continente.
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