-di Francesco Schillirò-
Il calcio in questo periodo è al centro di discussioni sulla ripresa o non.
Ultimamente leggo di un’affermazione di un esimio collega medico che, almeno a detta dell’articolo, afferma che le partite si potrebbero giocare al Centro e Sud Italia, visto che sono meno colpite dal Covid 19.
Ovviamente, i dati attuali confermano ciò, ma da medico e da soggetto che ha praticato sport e sa cosa significa l’agone, come in un mio precedente articolo, mi chiedo:
1) evitiamo i contrasti tra i giocatori? Manteniamo la distanza di un metro?
2) facciamo partecipare le tifoserie all’agone sportivo?
Se si, come facciamo ad evitare la presenza di tifosi domiciliati al Nord ma residenti al Sud?
Se no, allora cui prodest?.
Questi discorsi degli ultimi giorni, mi sembrano più deleteri che altro.
Questo è un virus che non conosciamo ancora bene, ma abbiamo visto i danni che fa.
Dobbiamo essere anche rispettosi verso chi è stato colpito con sacrificio della vita.
Ma dobbiamo anche rispettare tutti gli italiani che con serietà hanno osservato i dettami governativi con sacrifici che soltanto nel passato prossimo, non avremmo mai pensato potessero avvenire.
Se posso esprimere il mio pensiero, ma fino ad oggi esiste la libertà, il campionato lo riterrei concluso come tempi regolamentari e supplementari.
Se è necessario assegnare uno scudetto, si potrebbe andare ai calci di rigore, con atleti ovviamente prima controllati e Covid negativi.
In questo modo si rispetterebbe la distanza e si eviterebbe qualunque incontro ravvicinato.
Ovviamente i palloni non possono essere riutilizzati se non sanificati.
Però rammentiamo che nella nostra storia calcistica, lo “Spezia Calcio” o meglio “VV.FF.Spezia” nel 1944 in tempi di “guerra “come questi, ma di diversa tipologia, ha vinto uno scudetto mai ratificato e che nel 2002 venne riconosciuto dalla FIGC come titolo “onorifico”.
Queste mie considerazioni, che sicuramente lasciano il tempo che trovano, scaturiscono da chi per circa 35 anni si è interessato di protezione e medicina preventiva ma con un costrutto di sportivo praticante e ben sa, che la prima azione da fare, in qualunque evento contaminante, sia esso biologico o radioattivo, è delimitare la zona.
Solo così, uniti e nel reciproco rispetto, si potrà vincere.
I presupposti ci sono e non dobbiamo annullare tutto, per la fretta di riaprire anche quello di cui attualmente si può fare a meno.
Non vorrei che l’effetto Peltzman applicato al Covid 19 sia:” un effetto ridistribuivo in cui le conseguenze di un comportamento rischioso, sono sempre più sentite da parte di persone innocenti”
Se volete comunicare con PANATHLON PLANET,
2 Comments
paolo.dazzi39@gmail.com
Caro Francesco
Concordo con l’analisi. Alla fine si rischia di sciupare il giocattolo.
Mi è piaciuto il ricordo dello scudetto allo Spezia. Qualche anno fa ho avuto la fortuna di partecipare a Pontremoli al Teatro della Rosa alla rievocazione dell’impresa.
Un autentica ingiustizia come d’altronde ne succedono anche oggi
Un caro saluto
Paolo Dazzi
Coordinatore Eventi Sportivi
Distretto Italia
Panathlon D.I.
Ciao Paolo,
ho girato la tua email a Francesco.
Buonanotte,
Massimo