–Devo ringraziare Alessandra per la prontezza alla mia richiesta di scrivere un articolo sull’uomo Vendrame, genio e sregolatezza del nostro calcio, mancato da poche ore. La mia richiesta segna le ore 20.15. Immediata la risposta. Questo vuole dire passione per una professione come la nostra. Brava Alessandra, sei un esempio. Massimo Rosa/Direttore
di Alessandra Rutili
”Sono in affitto, della proprietà privata non mi importa niente”. Con questa parole Ezio Vendrame, il poeta, scrittore ed ex calciatore liquidava quanti andavano ad intervistarlo chiedendogli come fosse la sua vita oggi. Un genio ribelle, che non ha mai seguito gli schemi. Viveva a Casarsa in Friuli, nello stesso paese dove tornò da morto il grande Pier Paolo Pasolini. Ha vissuto la propria vita come un cavallo indomito al quale niente e nessuno è riuscito a mettere le briglie. Poteva essere un grande calciatore, come George Best , il suo idolo. Ma non si piegò mai ai giochi di potere e alle regole. Come quella volta che diserto’ gli allenamenti a Ferrara perché si innamorò di una baby prostituta. “Ho avuto centinaia di donne, ma le ho amate tutte, una per una.”
Il trequartista geniale vive la sua miglior stagione al Vicenza conquistando i tifosi con le sue giocate e il suo spiccato anticonformismo. I suoi capelli lunghi, l’aria da hippy, le simpatie sessantottine. Nel 74’ lascia la Lanerossi Vicenza e arriva al Napoli. Sarà la sua ultima stagione in serie A. Si congeda dai partenopei dopo che il mister Vinicio lo lascio’ per molte giornate in panchina. Si racconta che fosse stato l’unico giocatore a non aver accettato l’invito di trascorrere Capodanno al Vomero. Ma Vendrame non amava le feste. Odiava il Natale. Lui che a soli sei anni era stato abbandonato in orfanotrofio. Forse per questo motivo non accettava imposizioni e viveva come un “randagio”. Dopo qualche stagione nelle serie minori lascia il calcio giocato e si ritira a vita privata. Ha fame di vita vissuta. A metà degli anni Settanta conosce il cantautore e poeta livornese Piero Campi e la sua esistenza prende un nuovo corso. Inizia a suonare la chitarra e a scrivere. Ritorna al paese natio, il nordest che lui non ama, e compone struggenti poesie suonando la sua armonica a bocca. Scrive un libro che fece scalpore nel mondo dello sport “Se mi mandi in tribuna godo” nel quale denunciò combine e raccontò aneddoti con una scrittura cruda, sincera e graffiante. Racconta di avere avuto due grandi passioni il calcio e le donne. Di amare il buon vino e la compagnia di pochi amici. Odiava però essere un calciatore. È morto a 72 anni per un male incurabile. Di lui rimangono versi e frasi che rimaranno nella memoria di quanti apprezzano la sensibilità dei veri ribelli. “Il calcio di oggi non esiste, è finito, è acrilico”. Lui che dopo aver comprato uno splendido e costoso cappotto lo regalo’ ad un giovane rom perché disse: “aveva più freddo di me”. Se ne è andato un uomo tutto istinti, di carattere, dal temperamento sanguigno, un anarchico che ha vissuto la vita facendo solo scelte di cuore. Ci ha lasciati Enzo Vendrame.
Se volete contattare PANATHLON PLANET scrivete a: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it