-di Francesco Schillirò-
Voglio iniziare questa striscia con i cori che sentivo nello Stadio S. Paolo a quei tempi e, vista la mia origine non partenopea, per essere il più veritiero possibile ed evitare errori nella lingua napoletana, mi sono fatto aiutare da Enzo Petrocco, Stella d’oro al merito sportivo, che mi sopporta e supporta nelle mie, ormai frequenti richieste di slang napoletano.
Come primo coro che mi piace ricordare, è quello “colorito” sul paragone Maradona -Pelè: “Maradona è mèglio ‘e Pelè,c’avimmo fàtto o’ màzzo tànto pé ll’avè’.
L’altro coro era una dichiarazione d’amore verso Dieguito: “O màmma,màmma,màmma ‘o ssai pecchè’me sbatte o’ corason,aggio visto Maradona e nnammuràte so’.
Certo questi cori erano meglio di quelli che si sono sentiti negli stadi nell’ultimo periodo e che , possiamo dire ,sviliscono la bellezza del football e personalmente, ma penso di affermare quello che pensa tutta la Nazione, dopo questo triste periodo del Covid-19,che ci ha sconvolto con una inimmaginabile violenza ,paragonabile alla sola guerra, debbano essere riposti da tutti, nel più recondito dei “cassetti”.
Questa triste esperienza, consentitemi il divagare, ci deve far uscire più forti come “Italiani”.
Ritornando al football e al Calcio Napoli, in quel periodo, grazie a Maradona, era il centro dell’attenzione sia dei veri tifosi amanti del bel calcio, che dei mass media, ritornando, sotto l’aspetto calcisticamente, ai di città Mitteleuropea dell’epoca borbonica.
Tutti gli amanti dello sport calcistico anche se tifosi di altre squadre, ammiravano il ricco repertorio di Maradona e le fantastiche prodezze, di questo campione, che spesso dava l’impressione che la palla fosse un “annesso” del suo corpo, direzionato dal suo cervello e non un “corpo estraneo”, con una precisione balistica; insomma, metteva la palla, dove aveva deciso.
Nei suoi dribbling, era avvantaggiato dalla struttura di brachitipo dal basso baricentro.
Era veramente un “fenomeno “che nel suo stesso essere, racchiudeva “genio e sregolatezza “.
Mi fa piacere ricordare le parole del grande Franco Baresi: “Maradona era il più grande di tutti perché faceva con le arance, quello che a noi calciatori sembrava impossibile fare col pallone”.
All’inizio della sua carriera appena diciannovenne, il portiere del Boca Iunior, avversario di turno disse a Maradona: “Sei solo un barile di grasso, non segnerai mai contro di me”; Mai previsione fu più errata, infatti la “pelota” tirata da Maradona, gonfiò per quattro volte la rete.
Certo, non si poteva resistere al fascinoso gioco di Maradona ed anche io, silenzioso fedelissimo della mia squadra del cuore, perché buon esternato per rispetto agli abitanti della città Partenopea, che con il tipico calore della sua gente, mi aveva affettuosamente accolto, sono stato spinto al tradimento sportivo.
Vivendo a Napoli, il coinvolgimento emotivo per le gesta di Dieguito era così forte, che onestamente non si poteva fare a meno di tifare per quella squadra.
A questo punto parlo non del singolo, ma del collettivo, perché Maradona faceva squadra e spogliatoio coeso.
Infatti, Ottavio Bianchi, allenatore del grande Napoli, disse:” In quattro anni non l’ho mai sentito una volta rimproverare un compagno di squadra. Non ha mai fatto pesare il suo talento, per quelli che sbagliavano aveva sempre una parola di incoraggiamento, mai un rimprovero”.
Ma anche Arrigo Sacchi, allenatore innovativo del grande Milan, allora antagonista del Napoli, affermò: “Giocare contro Maradona è come giocare contro il tempo perchè sai che, prima o poi, o segnerà o farà segnare”.
Per sette anni “o’ Re” ha portato il Napoli agli onori della cronaca Nazionale e mondiale, facendo vincere alla squadra, due scudetti, la Coppa UEFA, la Coppa Italia e la Supercoppa.
Ancora oggi Maradona per i Napoletani è il “Re” e nessuno è riuscito mai a soppiantarlo dal cuore dei tifosi.
Questo perché, a differenza di altri, Lui viveva la “napoletanità” ed era vicino, anche con atti di generosità alla gente.
Possiamo dire, che la sua onestà di base, lo ha portato all’idolatria; infatti Paolo Maldini, parlando di Diego disse: “non è stato solo il più grande calciatore, ma anche il più onesto. Era un modello di buon comportamento in campo. Rispettava tutti, dai top -player ai calciatori “normali”. Era sempre tartassato dai falli e non si lamentava mai, non come alcuni Attaccanti di oggi.
Facciano tesoro gli addetti ai lavori, di queste parole di uno dei migliori terzini della peloto italica che molti nel mondo ci hanno ammirato ed invidiato.
Non posso chiudere questo articolo se non con l’indigeno Pino Daniele, voce del popolo napoletano, che affermò: Maradona ha rappresentato per Napoli qualcosa di molto importante: è stato il riscatto, il vanto della città. Quello che ha fatto lui a Napoli lo hanno fatto solo i Borbone e Masaniello”.
Il, “negrito” come veniva chiamato all’inizio, è diventato “Re”, e nessuno, fino ad oggi è riuscito a scalzarlo dal suo trono.
Penso che nel cuore di ognuno di noi, abitanti della città di Partenope, c’è la speranza di vedere Dieguito sulla panchina del Napoli.
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