–di Francesco Schillirò–
Non ci potrebbe essere partita se non ci fosse un arbitro ed il vocabolario Treccani nello sport, dà la seguente definizione…che ha il compito di seguire le fasi di una competizione assicurandone la regolarità, punendo gli eventuali falli e convalidando il risultato, e nel nostro caso specifico (il calcio) avvalendosi di guardialinee.
Questa era la terna arbitrale del periodo di attività di Tullio Lanese.
Da ciò, bisogna avere sempre un corretto approccio, anche nella contestazione sulle decisioni che potrebbero essere punitive per la nostra squadra del cuore.
Bisogna ricordare la locuzione latina “Errare humanum est,perseverare autem diabolicum”.
Infatti nel calcio moderno si è cercato sempre più di ridurre il rischio di errore con i giudici di porta e con il quarto uomo.
Ultimamente vi sono due ufficiali di gara che sono il Video Assistant Referee (VAR) e l’Assistant Video Assistent Referee (AVAR).
Ma consentitemi un’affermazione nostalgica, preferivo la terna in nero.
A mio giudizio, anche se scappava l’errore, si aveva più potere decisionale non assistito e quindi un maggiore impegno diretto.
L’errore è accettabile se è umano, ma se ci sono possibilità di verifiche, in quel caso l’errore diventa discutibile.
Ritornando a Tullio Lanese Siciliano di Messina, la nostra conoscenza è ultraquarantennale.
È stato sempre apprezzato, sin da ragazzo per quel suo modo di presentarsi e di agire come si dice da noi “sempre in punta di piedi” senza essere impositivo.
Questo suo carattere corretto e mite, con un marcato tratto umano, l’ha trasferito anche nell’attività arbitrale.
La sua attività in campo è di 349 presenze, che lo pongono ai primi posti dell’A.IA.
Ha ben rappresentato un’altra pietra miliare dell’arbitraggio siciliano, dopo il grande “Don Concetto Lo Bello”
Lanese ha arbitrato 159 partite in serie A, tra cui numerosi scontri diretti tra le regine del campionato.
Ha diretto la finale di Coppa Italia tra Roma e Sampdoria nel 1985/86 e la finale del 1988/89 tra Napoli e Sampdoria.
È stato arbitro internazionale dal 1986 al 1992.
Ha diretto partite ai Mondiali di Italia 1990.
Finita l’attività arbitrale, è stato designatore per la serie C e successivamente fino al 2006 Presidente dell’AIA e osservatore degli arbitri UEFA
Questo palmares di tutto rispetto e degno della passione che Tullio (mi si consenta la licenza non poetica ma di amicizia nel chiamarlo per nome) ha con passione e con dedizione costruito, è stato squassato, da un ciclone giudiziario che l’ha coinvolto, ma come era giusto, è finito in una piena ASSOLUZIONE.
Mi fa piacere rammentare una sua affermazione sulle conseguenze dello scandalo dopo 10 anni:” Onestamente? poco o nulla. Ma non per arroganza, superbia, presunzione.
Perché per carattere, sulle cose che appartengono al passato, sono abituato a mettere una pietra sopra. Soprattutto, quando si sono concluse bene.
A Napoli (ndr Corte di Appello) sono stato assolto per non aver commesso il fatto. Finito. Inutile tornarci sopra. Per questo non ho mai parlato di questa vicenda”.
Questo è l’uomo, questo è il signor Arbitro, legato con senso paternalistico ai “suoi arbitri”.
Nei nostri incontri (ormai datati) al Circolo della “Associazione Motonautica e Velica Peloritana” che affaccia sullo Stretto e di cui siamo soci, abbiamo sempre parlato di Sicilianità, delle bellezze della nostra terra, dei ricordi giovanili, di quel che si potrebbe fare per Messina, ma non abbiamo mai rinvangato quel triste passato, non meritato, da un eccellente uomo di Sport.