di Francesco Schillirò
Anche se forse dovremmo cambiare titolo, visto che per chi vive nella città di Partenope da non indigeno, riscontra che in due giorni sono quasi scomparse tutte le caratteristiche che l’hanno definita una megalopoli piena di caos, di voglia di vivere all’esterno h24.
il Covid 19 ha completamente stravolto il modus vivendi dei cittadini.
Le strade sono semideserte, pochi mezzi circolanti, questo non avveniva nemmeno nelle c.d. domeniche ecologiche, quando la chiusura del traffico, veniva disattesa da molti furbetti.
Se ritorniamo indietro con la memoria, vediamo che questa presa di coscienza il popolo napoletano, l’aveva già avuta nel 1973 ai tempi del colera.
Enzo Petrocco , già dirigente CONI e Presidente Provinciale della Fipe, più volte accompagnatore della Nazionale di Pesistica ,in uno dei dialoghi di questi giorni di quarantena, sapendo il mio piacere per lo slang napoletano ,mi ha detto:”Nuje quanno vulimmo ,facimmo.Avimmo mannato ‘e germanise ‘a napule,avimmo vinciuto ‘o culera e mo’ avimmo vencere chesto c……. ‘e Coronavirus.
Sulo. ‘o scudetto nun riuscimmo cchiù a vincere”.
torniamo a ritroso, dobbiamo rammentare che Napoli nel 1973,ha debellato il colera ed in questo dobbiamo dare atto ai Napolitani (attenzione non è un errore di scrittura,ma la giusta definizione perché la Campania prima era chiamata Napolitania) ecco perché spesso si definiscono napoletani anche quelli fuori mura della polis.
È un popolo,che ,se s’impegna, è capace di fare cose impensabili, per quella innata capacità di adattamento.
A Napoli il lavoro viene chiamato “fatica”, e da non napoletano pensava che lo dicessero per svogliatezza ma successivamente, vivendo in questa meravigliosa città, mi sono accorto che ciò è dato dalle continue varie attività che svolgono, adattandosi a mille lavori.
Certo, quando ho avuto il, primo impatto con questa megalopoli, sono rimasto basito, nel vedere l’arte di arrangiarsi, ma anche piacevolmente meravigliato del calore di questa gente ricca dell’Humus non solo spagnolo ma anche rifacendoci agli ultimi secoli ,francese.
Forse ricordando la frase di Francesco II, ultimo Re delle due Sicilie” Io sono napoletano: nato tra voi, non ho respirato altra aria, non ho veduto altri paesi. Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i mie costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni le mie ambizioni”, viene dimostrato che questa città ingloba anche lo straniero, assorbendone pure ed accettandone le tradizioni.
Carlo di Borbone aveva il padre Spagnolo e la madre parmense con padre Francese.
Suo figlio Ferdinando I, già si sentiva napoletano e così anche i successori Francesco I, Ferdinando II e per finire Francesco II.
Con analisi retrospettiva anche nello sport per i napoletani un calciatore straniero, deve avere il nome partenopeo, come dicono loro “è di nuoste ”.
Lo scudetto vinto nel 1986-87 era del Napoli ma soprattutto di Maradona che ne era diventato l’idolo e che ancora adesso osannano.
Come diceva in una sua canzone Pino Daniele ”Napoli è mille colori”, bisogna viverla, per apprezzarla .
Quest’anno abbiamo visto il rapporto travagliato tra squadra di calcio e tifosi, ma son bastati gli ultimi cinque risultati utili, per accalorare di nuovo gli animi.
Il “panta rei “ovvero in napoletano “che me ‘ mporta “a Napoli è sempre di attualità ; Napoli non serba rancore.
Andando a questo momento temporale, da medico condivido pienamente il blocco sportivo.
Notizia dell’ultima ora che un giocatore sia risultato positivo al Covid 19.
L’agone consente il contatto o per contrastare o per festeggiare un gol.
In quel momento la scarica adrenalinica non permette di rispettare le regole per non diffondere il virus, e questo, lo posso anche affermare da sportivo che ha calcato il parquet.
Fermare le partite è un rispetto per i giocatori, dirigenti accompagnatori e lo staff tecnico, ma anche per tutte le persone che successivamente hanno contatto con loro.
Mi permetto di suggerire di cambiare l’attuale slogan in:
“Insieme noi (italiani) restiamo a casa”.
Uniti per vincere.