Michele Marcolini, allenatore del ChievoVerona, esonerato al termine della partita giocata contro il Livorno.
di Massimo Rosa
Non vorrei essere stato nei panni di Michele Marcolini l’altra sera quando al termine della partita persa contro il Livorno, una volta rientrato negli spogliatoi, si è sentito notificare i licenziamento. Una botta non da scherzo, anche se se la poteva aspettare. Ma, si sa, umanamente la speranza è sempre l’ultima a morire.
Deve essere stato un boccone terribilmente amaro il suo, una sorta di cartellino rosso sventolatogli sotto il naso, proprio a lui, uomo nelle cui vene scorre sangue gialloblu clivense. Un’espulsione che gli avrà fatto senz’altro male, anzi che lo avrà ferito nel profondo dell’anima. Lui, che tanto ha dato alla causa prima come giocatore ed ora come allenatore.
Lui che si sarà sentito ferito come un innamorato quando viene lasciato dalla propria amata, tanto è forte il suo amore per il Chievo, ma da persona equilibrata com’è, se ne sarà fatta e se ne farà una ragione. Non è detto, infatti, che questa sia la fine di una storia, potrebbe essere solo un capitolo dolceamaro di Michele Marcolini ed il suo Chievo, di storie così il calcio ne è pieno.
Nel flashback della memoria lascia comunque indelebile lo strepitoso goal segnato da metà campo, il goal più bello della storia clivense. Un ricordo che non si cancella, per un ultimo cartellino rosso.