-Redazione “GIANNI BRERA”-
L’essenza dell’alpinismo e la scoperta di sé stessi e dell’altro
–di Samuele Turra–
La voce di Alessandro Giorgetta, direttore editoriale del CAI, racconta con il suo autorevole accento bolzanino agli studenti dell’università di scienze motorie di Verona le due opposte imprese alpinistiche degli italiani durante gli anni ‘50: la conquista del K2 nel 1954 da parte di Compagnoni e Lacedelligrazie soprattutto all’aiuto di Walter Bonatti, e l’ ascesa al Gasherbrum Ⅳ nel 1958 ancora con la presenza di Walter Bonatti. Quest’ultima impresa viene raccontata dal libro edito dal CAI “Gasherbrum Ⅳ. La montagna lucente”, curato proprio da Alessandro Giorgetta.
L’ESSENZA DELL’ALPINISMO — “Scalare le montagne è una attività inutile. Però è inutile come cantare, dipingere. È un’attività libera, aperta alla fantasia.
È un gioco. Un gioco inteso però nel senso più elevato, come lo intendono i bambini. Perché è una esplorazione del mondo e, attraverso questa, un’esplorazione di sé stessi.” Nives Meroi spiega così, in poche e semplici parole, l’essenza dell’alpinismo. Una sfida con sé stessi per cercare di superare i propri limiti e conoscere meglio la reale dimensione dell’uomo dinanzi alla natura. La montagna è il luogo in cui uomo e ambiente convivono per la ricerca di un equilibrio, luogo di confronto, di vita, di cultura e di diversità.
GASHERBRUM Ⅳ E FOSCO MARAINI — Questo modo di concepire l’alpinismo era comune a tutti gli otto uomini d’oro che scalarono la montagna scintillante, il GasherbrumⅣ, la cui vetta sfiora gli ottomila metri (7980 m).Una montagna ritenuta invincibile ed entrata nel mito quel 6 agosto 1958 qyìuando Mauri e Bonatti finalmente giunti in vetta sentirono sbattere le loro bandierine contro il gelido vento del Karakorum.
L’ascesa del Gasherbrum Ⅳ, un’autentica provocazione al mondodell’alpinismo, fu il punto di partenza di una nuova visione/concezione alpinistica e culturale dell’esplorazione verticale.Fosco Maraini, noto alpinista, fotografo, antropologo, scrittore e innovatore, fu tra i protagonisti di quella spedizione e, grazie al suo obiettivo, immortalò l’impresa non limitandosi a rappresentare l’ immediato, ciò che era evidente agli occhi, ai sensi, ma cercando di addentrarsi e superare lo schermo del visibile. Questo fu possibile grazie al continuo contatto con la popolazione locale e con gli oltre 450 sherpa che accompagnarono gli otto alpinisti durante i 240 km di avvicinamento alla montagna portati a termine in poco più di quattro mesi. Maraini poté così conoscere la cultura locale e raccontare con le sue fotografie una umanità così diversa da quella europea, mettendone in risalto uguaglianze e differenze religiose, diversità etiche e di costume.
BONATTI: L’ESPLORATORE DELL’IMPOSSIBILE — Walter Bonatti fu un grandissimo alpinista, esploratore, fotografo e scrittore, un uomo concreto e veritiero. La sua ostinazione verso la ricerca e diffusione della verità ci viene data dal racconto della sua più famosa impresa, pari alla scalata del Gasherbrum Ⅳ ovvero l’ascesa del K2 nel 1954.
La spedizione, guidata da Ardito Desio, prevedeva che la cordata di Compagnoni e Lacedelli arrivasse sulla vetta mentre le altre dovevano fare solo da supporto. Nel momento clou dell’ascesa (ovvero gli ultimi 500 m) la prima cordata spostò il campo, e non si sa il perché, dove Bonatti, supportato dallo sherpa Mahdi, doveva portare l’ossigeno. Non trovando il bivacco di Compagnoni e Lacedelli, Bonatti e Mahdi dovettero improvvisare un riparo per la notte nella zona della morte, dove le temperature sfiorano i -50°C e lacarenza d’ ossigeno è assoluta, senza cibo e altre risorse; sopravvissuti ad una nottata terribile, all’alba, lasciate le bombole d’ossigeno per la cordata principale, in uno stato confusionale, ritornarono al campo base.
Grazie a questa azione la prima cordata ebbe modo di arrivare in vetta, ma questo episodio fu rinnegato per oltre quarant’anni da Desio, Compagnoni e Lacedelli. Bonatti, uomo tradito dai suoi stessi compagni, ottenne solo nel spostamento arbitrario del campo IX ad una quota irraggiungibile per Bonatti-Mahdi, il contributo fondamentale dell’alpinista bergamasco e dell’hunza Mahdi alla riuscita della conquista del K2, il bivacco notturno aquota 8100, la salita di Lacedelli – Compagnoni con l’ossigeno fino alla vetta.
“La montagna mi ha insegnato a non barare, ad essere onesto con me stesso”, queste le parole di Walter Bonatti.
Walter Bonatti e Fosco Maraini rivoluzionarono l’alpinismo del ‘900 attraverso le loro fotografie e i loro scritti, cercando e applicando nuove idee e pensieri, riconoscendo ed accettando i limiti imposti dalla natura e dalla montagna, luogo di confronto e di vita. “Nei miei viaggi e nelle mie esperienze non ho mai cercato la lotta contro qualcosa o qualcuno, uomo o animale temibile che fosse, la mia era bensì la ricerca di un punto d’incontro con il mondo selvaggio per meglio conoscerlo, assimilarlo e trasmetterlo poi con parole e immagini.