-Redazione “GIANNI BRERA”-
–di Sara Perin-
Una decisione difficile, scomoda e sofferta, ma inevitabile: le olimpiadi di Tokyo 2020 saranno rimandate all’estate del 2021.–
Per il CIO, il governo giapponese e tutti i dirigenti è una scelta che fa male e che avrà conseguenze organizzative e economiche difficili da affrontare, ma è l’unico modo per salvaguardare la salute mondiale, visto il numero elevatissimo di persone che dovrebbero essere coinvolte nell’evento tra atleti, organizzatori e spettatori.
Alla fine il CIO ha accettato la proposta del premier giapponese Shinzo Abe di rinviare all’anno prossimo i Giochi Olimpici, nonostante solo ieri la ministra dello sport giapponese avesse dichiarato che il rinvio fosse inimmaginabile. É la prima volta nella storia in cui le Olimpiadi vengono rimandate; solo nel 1916, nel 1940 e nel 1944 i Giochi non erano stati disputati per ovvi motivi bellici.
Quella contro il covid-19 si rivela una vera e propria guerra, che impegna tutti i leader mondiali, affloscia i mercati internazionali e cancella gli impegni istituzionali e sportivi, tra cui anche le tanto sognate Olimpiadi. L’unica differenza è che nessuno uscirà vincitore da questa guerra, se non la Natura …Ma cosa vuol dire questo per gli atleti? Cosa vuol dire accendere il televisore e scoprire che non mancano più soltanto tre mesi alla coronazione del proprio sogno, ma a questi si aggiungono altri 365 giorni? Ognuno ovviamente la affronterà a modo suo, qualcuno si abbandonerà allo sconforto nel vedere il sogno allontanarsi, magari qualcun altro sarà contento di avere più tempo a disposizione per perfezionare la preparazione, altri invece saranno terrorizzati, perché chi lo sa cosa può accadere in un anno. Ma dentro l’anima di ogni atleta, sia esso un nuotatore o uno schermidore, una ginnasta o un judoka, si frantumerà in mille pezzi quel sogno che era ormai reale, che si poteva quasi toccare ma era ancora imperfetto per la mancanza di rifiniture: ora invece si potranno vedere solo i pezzi sparsi, portati via da uno tsunami improvviso che ha lasciato tutti senza parole e senza forze, che non ha un colpevole contro cui lanciare le proprie accuse o una soluzione veloce su cui fare affidamento.
Per alcuni atleti le Olimpiadi sono il culmine della carriera, per altri possono diventare il trampolino di lancio, ma sicuramente per tutti sono il capolinea di un viaggio durato 4 anni, fatto di duro lavoro, di sacrifici e a cui si è dedicata la propria vita da quando si è bambini, concentrando anima e corpo nel raggiungimento della perfezione del gesto atletico.
L’ultimo traguardo di ogni atleta è l’onore di rappresentare la propria nazione ai Giochi Olimpici, ma quest’anno a nessun atleta di nessuna nazionalità sarà riservato questo privilegio, non a causa di discriminazioni politiche, infortuni o doping, come è accaduto in passato, ma per una ragione più grande che ancora non riusciamo a capire. Di fronte a questo virus, perfino il più potente lottatore rimane al tappeto e anche l’uomo più potente del mondo è costretto a cambiare i suoi piani, e quindi anche il sogno più grande ha subito la stessa sorte e si allontana un po’ da noi.. ma ci arriveremo, la strada si è solo fatta più lunga. Al prossimo anno, Olimpiade!