Esempio di come lo sport veramente possa aiutare le persone a ritrovare fiducia, coraggio e voglia di vivere.
di Renata Soliani
Il 26 febbraio 2018, presso l’Istituto Pessina di Como, nell’ambito del progetto “Etica per la vita- Studenti e campioni dello sport” attivato dal mio Club, ho avuto il piacere e l’onore di conoscere Federica Maspero, l’azzurra dell’Atletica Leggera Para(O)limpica, specialista dei 100, 200 e 400 metri. L’abbiamo accolta in un’aula magna gremita da studenti delle classi quarte di indirizzo sociale. È stupefacente e coinvolgente la sua storia. In quelle poche ore ci ha donato un’energia, una positività, una consapevolezza che ha stimolato emozioni e sensazioni che sono ancora nel mio cuore.
Bi-amputata. Prove durissime superate con una frase che per lei è diventata un mantra: “IO RIPARTO!”.
Una vita serena sconvolta dalla malattia proprio il giorno del suo compleanno nel 2002 e un risveglio dopo settimane di coma ritrovandosi in un corpo che non riconosceva avrebbero creato problemi a chiunque. La sua sfida comincia in quel momento. Prende coscienza e si fissa nuovi obiettivi perché vuole riprendere in mano questa nuova vita.
Lo studio, la laurea in medicina, la specializzazione in oncologia le permettono di lavorare. Nel gennaio 2011 al lavoro le dicono che il posto per lei non c’era più e allora scatta una molla: non si accontenta più di dimostrare agli altri il suo valore. Vuole qualcosa di diverso che sia utile a lei stessa: la felicità. E la trova nello sport. Il percorso nella vita le ha insegnato che nulla succede per caso e che si può rinascere in altro modo. Nel 2011, con i suoi risparmi, compra le protesi da corsa. Conosce così il suo futuro marito che è ingegnere biomeccanico e che si occupa soprattutto di quel settore.
Correre le offre un approccio con il mondo diverso, finalmente suo; le dona la libertà, la fa volare, la mette in equilibrio con sé stessa. Nonostante tutto riesce a porsi nuovi limiti. Cambia la gestione della quotidianità ed arriva a dichiarare “Non posso dire che la malattia mi abbia rovinato la vita. Me l’ha arricchita!”.
“Dire che correre con delle protesi è difficile è una banalità – rispondeva a Camilla Dotti che l’ha intervistata per un articolo poi pubblicato su La Provincia di Como -. Ma uno neppure si immagina le prove per aggiustare la falcata, per fare sì che il movimento, la spinta siano più simili possibili a quelli di una gamba.
Un lavoro minuzioso, immenso. Per fortuna avevo e ho avuto accanto a me oltre a dei tecnici, come Flavio Alberio con cui mi alleno a Rovellasca, dal 2015, anche mio marito, Matteo, che è ingegnere biomedico.
Non è che basta avere delle lamine in carbonio per volare, devi imparare ad utilizzarle, devi diventare un tutt’uno con loro. E sei tu che fai la prestazione con loro, non sono loro che ti fanno fare la prestazione”.
Impegno e allenamenti costanti la portano ad essere selezionata per le Paralimpiadi di Rio 2016. Altra prova da superare: un incidente grave le impedisce di allenarsi per 6 giorni prima della gara ma la sua forza di volontà è incredibile e nonostante il dolore infila le sue protesi e dà tutto sulla pista. È medaglia di legno sui 400 metri ma non la vive assolutamente con il rammarico di chi si sente giù dal podio bensì con l’orgoglio di chi sa che quel giorno meglio di così non poteva fare! E l’anno successivo ai Mondiali di Londra del 2017 vince la medaglia d’argento sempre sui 400 metri. Alla domanda “Perché ha scelto la corsa?” risponde “Perché era abbordabile e perché chi inizia a correre sperimenta un aspetto che un altro sport non dona: la capacità di trovare il proprio centro, l’equilibrio corpo mente. Di allontanare la rabbia che in qualche momento arriva permettendo di comprenderla, elaborarla e risolverla”.
A seguito poi di una modifica nei regolamenti internazionali, Federica all’inizio del 2018 si è trovata nella condizione di lasciare le gare a livello agonistico. L’amore per la corsa però perdura e si allena correndo anche lunghe distanze. Nel frattempo il suo lavoro prosegue a passo svelto, cosicché riesce ad aprire un ambulatorio privato di Medicina Tradizionale cinese. Anche la sua vita privata è ricca di eventi e di grandi progetti di famiglia, come lei stessa racconta nella sua intensa biografia che sarà in libreria a maggio, in vista delle Olimpiadi, con il titolo “CALZE IN CASHMERE – storia di un’atleta para(O)limpica”.
Grazie Federica per affiancarci come testimonial nel nostro progetto “Etica per la vita” donando la tua esperienza come energia pura per continuare a ricercare la bellezza della vita.