-di Massimo Rosa –
Verona – E pensare che nella vita privata, Roberto Puliero, era una persona schiva, quasi timida, mentre in quella del mattatore era un acuto e sfrontato personaggio, che amava mettere alla berlina vizi e virtù dei veronesi.
Ecclettico all’inverosimile. La sua vita si divideva tra l’essere professore di lettere, attore, manager della sua compagnia teatrale, ed infine arguto giornalista
Il calcio la sua passione.
Per descriverlo riporto un articolo di qualche anno fa, lasciandolo al tempo presente.
Campione d’ironia e dialetto
E’, tra l’altro, un calciatore ancora in attività. Il suo ruolo è quello del centravanti “boa”, come ama definirsi ironicamente, ai cui fianchi (pingui) amano attaccarsi i difensori che lo ritrovano sul loro cammino; e quando è in area di rigore è un vero e proprio pericolo, pronto a travolgere “come una frana” pallone ed avversari.
Come ogni campione che si rispetti fa di continuo la partita dell’addio, per attaccare le scarpe al fatidico chiodo, poi, come sempre accade te lo ritrovi con le scarpe bullonate sul campo di gioco, dove di anno in anno occupa sempre più una ristretta zona del manto verde. Lui sostiene che la sua antica saggezza gli consente di giocare in un fazzoletto, tanto è la sua capacità pedatoria e di pensiero, dice ironicamente.
Roberto è un personaggio poliedrico e trasformista, ironico e pungente…
Ormai la galleria dei suoi personaggi non conta più a quanti di quelli della vita pubblica e non, ha fatto il verso, facendo ridere il pubblico, meno, sicuramente, quelle persone messe alla berlina simpaticamente con intelligenza, ma mai con cattiveria, il cui humor non è molto sviluppato.
L’esordio televisivo lo segna a Canale 65, una televisione antesignana dello sport-spettacolo, dove, per la prima volta, i suoi personaggi vengono visti ed amati.
Chi non ricorda il personaggio di Elvis Ciurla, il tifoso della curva con il suo aggressivo: “ a che te dao, cossa vuto da mi, a che te daooo”, che ben presto divenne il leit-motiv ripetuto da grandi e piccini; e quel simpaticone Gedeone, dall’aspetto rubizzo perché amante del “goto”, che amava ricordare: “ Mi son Gedeone, tifoso de Bovolone, autentico tifoso doc, nel senso che quando fasso la ciuca (balla) par dimenticare una sconfitta o festeggiare una vittoria del Verona , lo fasso solo con i vini doc”, continuando nel suo soliloquio: “ Me mojer la se ciama Dèle, fin a diese ani fa , di balone non sapeva una eva, mi faceva incassare quando sul più belo dela partitaalla tilivisione rivava lì con la fatidica domanda: “ i nostri ei quei scuri?”. Una volta la credea che el libero el fusse un zugador scapolo; la credea che’l corner el fusse un cornuto inglese; che el colpo de testa el fusse un pecato de gioventù e che el falo de man fusse un zugo da sporcacioni”
Ed il simpatico Gedeone continuando nel suo soliloquio: “ Na olta, par convinciarmi a bevar poco, la m’à mandà du setimane da un pissicanalista: el risultato l’è stà che non ho miga smeso de bevar, però par un mese ho bevuto solo disteso sul divano. Adeso no bevo più tanto come prima, solo du volte al giorno: 1) durante i pasti e 2) fora dai pasti…Me ricordo na sera soto Nadàl: avea magnà come un porseleto e beù come un camel. A la note non riuscivo a dormir e me son alsà par…… spandar acqua. Misteri de la vita: aveo bevù vin e doveo spandar acqua. Son andà ala tua lette, e lì son rimasto smaravejato (meravigliato) da le meraviglie del progresso: vèrzo la porta e zacchete, se impissa la luce! Sempre imbriago spolpo, son tornà in leto immagado da i prodigi del progresso……Solo la matina dopo me son inacorto de cossa aveo fatto: con rispeto parlando, aveo pissà nel frigo!”.
Una delle sue macchiette più riuscite è quella del nostalgico “del vecio stadio Bintigodi”, quando le ale era ale: “ El Verona presto el compie cento ani? Ben, mi e i me amici del Liston un sessanta-settanta podemo dir d’avergheli passadi insieme ….semo de fameia, insoma…Par quelo, se i me dimanda qualche ricordo, siamo qua a disposissione come al richiamo della Patria.
Oh….par chi no me conosssesse me presento: cavaliere del lavoro Gustavo Lapearà, (la Pearà salsa abbinata ai lessi) tifoso de la Bra….mi sono uno de quei vinti giovanoti del “vinti”, qualcuno anca del diese, i più buteleti del trenta, che ogni luni se cateto (ci ritroviamo) là, sul Liston (Piazza Brà), e parlemo del vero fùbal, quel che se zugava al vecio Bintigodi!….Parchè anca a ricordar sto anniversario, tuti i parlarà del scudeto, l’è sta belissimo par carità, mi ho anca pianto nel’otantasinque, me dimandavo se ero ancora vivo par vedar on spettacolo del genere o sera zà rivà ai Du Leoni (cimireo monumentale di Verona)ma par noantri vecioti el vero fùbal l’era là, al vecio Bintigodi…….E dai scalini i zugadori te ghe li avei lì, proprio tacàdi, fin che i nostri era a l’ataco te fasei quatro ciacole coi tersini, te ghe domandavi de la fameja, fin i avversari i tornava lì e alora te ghe zigavi: ‘tento!(attento). Co i bocia sentà sul muro de fronte a le Stimate (scuola maschile) par vedar la partia a-maca (gratis), che ogni tanto’na sbalonada le centrava e i cascava zo come birili! E le pischerle de le Segheti (scuole femminili) che de le olte (alle volte) le ghe scapava a le suore e le vegnea a farse vedar sul poggiolo, che noantri se alsavimo in piè nel fatidico: teteee!……E me ricordo….Lo nardi, detto “Pita”! La tipica ala destra! Sempre in bilico sula fassia destra….Perché na olta no ghera tatiche….el mister, el pressin, el stopper, la vaca de so mare….na olta le ale i era ale, i tersini era tersini………..Eco qua……questi i è me ricordi! Ma ghe n’ò ancora tanti! E se volì vegnì catarne la al luni sul Liston….Capìo, bocia! Se volì saver qualcosa del vero fùbal noantri semo là…”sine qua non”, siamo qua noi! E comunque, eh!…”Fiat lux”!, faccia lei”.
E’ proprio vero quando “le ale era le ale, e i tersini iera tersini”, il calcio aveva ancora un sapore naturale, oggi in tempi di moviole e moviolone, in tempi di saccenti predicatori, che mai magari hanno dato un calcio al pallone, questo sapore è andato perduto. Oggi non si dice più quando una squadra si difende che sta facendo il vecchio “catenaccio de paron Rocco”, oggi si disquisisce su formule e moduli, le ali non sono più ali, bensì esterni di destra e di sinistra; il regista non è più tale perché è divenuto il play-maker, e così via discorrendo si sta snaturalizzando il gioco del calcio.
Se poi si esulta, come fa Sandokan Malesani, si è additati da giornalisti ingessati (e forse di parte per oscuri motivi) capaci di ergersi a soli tenutari di verità.
Quando le ale era le ale, e i tersini iera tersini………..quelli sì era vero calcio, e non è solo questione di nostalgia.