Viene da pensare che lo sci sia nato con l’uomo per esigenze obbligate di deambulazione sulla neve: per lo meno questo sarà avvenuto nelle fredde aree del Nord Europa durante lunghi ed interminabili inverni.
Di sicuro la prima testimonianza risale al 1555, quando a Roma fu tradotto il testo “ Historia de gentibus septentrionalibus “ dell’arcivescovo di Upsala (Svezia) Olaus Magnus.
Nello scritto si raccontava che “ ….certi legni lisci e piani, piegati e ritorti in punta…accomodati e ben fermati ai piedi con i quali le genti settentrionali si girano e trasportano sopra li alti monti de le nevi con meravigliosa destrezza….”
Nel suo “Viaggio settentrionale”, nel 1663, anche il sacerdote ravennate Francesco Negri, dopo essersi recato lassù, nei Paesi della lunga notte, raccontava di “ due tavolette sottili….con la punta alquanto rilevata per non intaccar la neve “.
Dunque lo sci è il mezzo di locomozione obbligato nelle settentrionali terre scandinave e finlandesi.
Lo sci, come lo intendiamo noi, cioè quello di tipo alpino, lo si deve invece ad un eclettico pittore svizzero, tale Mathias Zdarsky che un giorno di fine ‘800 pensò bene d’inventare lo Slalom. Egli, infatti, avendo provato e riprovato l’ebbrezza delle discese lungo i pendii del Monte Bianco, sulle ali dell’entusiasmo pensò bene di organizzare la prima gara. E lo fece, facendo scendere gli incerti concorrenti su una pista, il cui dislivello era di 800 metri, ponendo dalla partenza all’arrivo 47 porte, mettendo così a dura prova la bravura degli antagonisti. Fu sempre lui, all’inizio del 1900, a proporre la creazione della Federazione Internazionale dello Sci Alpino, oggi FIS (Fédération International de Ski) che ancora ha sede in Svizzera.
NASCITA DELLO SCI – BUSINESS
Lo sci dunque era affare dei soli montanari dell’arco alpino, che utilizzavano i ricurvi legni come mezzo di locomozione, e di quando in quando i più matti si lanciavano a folle velocità giù per le discese. Lo sci-business nasce così casualmente.
Infatti un certo Henry Lunn, pastore metodista, rientrato dalle Indie in stato di precaria salute, avendo bisogno di aria buona si stabilì in montagna, dove pensò di indire una conferenza che riportasse la pace tra i cristiani. Questo avvenne nella località di Grunwald, se fosse in Svizzera od in Austria, non è dato a sapere, comunque poco importa. Litigioso com’era il mondo cristiano, il convegno fu un vero e proprio disastro, ma visto che l’aria era buona il nostro Henry Lunn si fermo in quella località aprendo la prima agenzia turistica montana, che ben presto convogliò i primi patiti amanti dello sci.
LO SCI
Lo sci ha tre diversi tipi di estimatori: quelli che amano la discesa e la velocità, quelli che
amano le sole evoluzioni, e quelli che amano andar per boschi sentendo il solo fruscio degli sci.
Nel primo caso si riconoscono gli amanti dello sci Alpino (il più diffuso), nel secondo quelli dello sci Acrobatico, e nel terzo caso quelli dello Sci Nordico.
Avendo diritto di primogenitura partiremo a parlare di quello Nordico, che si divide in due specialità: quella più conosciuta e praticata del Fondo e quella con più adrenalina del salto dal trampolino.
GLI STILI
Si può sciare praticando la Tecnica Classica o praticando lo Skatting.
LE PISTE
Per chi pratica la tecnica classica necessita della pista a binario, chi invece pratica lo skating necessita di una pista di “ tipo autostrada “, per compiere i movimenti che esigono spazio.
Si usa la pista sinistra per la tecnica Classica, e quella destra per lo Skating.
La pista comunque deve essere percorsa sempre nel senso indicato.
LE TRACCE
Sono comunemente chiamati “binari”, nel cui interno scivolano gli sci. Un tempo erano gli stessi sciatori ad “aprirsi la strada” in neve fresca, creando così due continue tracce parallele, utili a chi soprattutto seguiva. Oggi invece le piste hanno moderne attrezzature che disegnano chilometri e chilometri di percorso per la Tecnica Classica e per lo Skating.
LA TECNICA CLASSICA
E’ quella è nata con lo sci nordico, dove il movimento sincrono di braccia e gambe fa sembrare il fondista un elegante danzatore della neve.
I modi di praticarla sono:
Passo alternato
Adatto su terreni pianeggianti ed in leggera salita. Gli arti superiori ed inferiori lavorano alternativamente in coppia (es. braccio destro alto, e gamba destra in avanti, mentre la parte sinistra ha il braccio in basso e la gamba dietro.
Scivolata spinta
Praticata su tratti pianeggianti o di leggera discesa, si procede con gli sci affiancati e la posizione eretta del corpo, ma con caviglie e ginocchia leggermente piegate. La spinta avviene dai bastoncini appoggiati contemporaneamente al suolo, caricati del peso del corpo.
Passo spinta
Utilizza la stessa forza dinamica della scivolata spinta, con la differenza che si spinge con una gamba, mentre si scivola in avanti con lo sci opposto ed il contemporaneo slancio delle braccia avanti (sembra complicato, ma così non è, basta provare!)
Cambi direzione dinamici
Mantenere la velocità cambiando direzione su terreni pianeggianti od in discesa.
Cosa fare: caricare lo sci esterno, dove si vuole curvare, con leggera presa di spigolo interno. Lo sci interno viene sollevato ed appoggiato a nuova direzione, caricandolo. Lo sci esterno viene recuperato di conseguenza dinamica (esempio: si vuole girare a sinistra. Si caricherà il peso su quello di destra, sollevando il sinistro ed imprimendo così la nuova direzione, non appena questo avviene il destro andrà a riportarsi in parallelo allo sci di sinistra. In parole povere la tecnica è opposta allo sci discesa).
LA DURA SALITA
Si può affrontare in due modi: il primo compiendo dei passi molto corti e veloci, quasi saltellando, il secondo modo invece è la classica Spina di pesce, divaricando le punte degli sci insistendo sugli spigoli interni, piegando caviglie e ginocchia, e spingendo ovviamente sui bastoncini.
LO SKATING
E’ la tecnica rivoluzionaria, mutuata dal pattinaggio, che ha sconvolto l’ovattato mondo dei fondisti, velocizzando lo sci nordico.
Facciamo però un passo indietro per capire come si è giunti a questo radicale cambiamento di tecnica sciatoria.
Sino al 1974 la metodica era quella di secoli e secoli di pratica. Succede però che a Falun , in Svezia, durante i Campionati del Mondo, appaiano i primi sci costruiti con materiale sintetico al posto di quelli in legno. Di conseguenza come cambiano gli sci, cambiano anche scarpe ed attacchi. Ad avere per prima l’intuito è l’Adidas che immette sul mercato attacchi più stretti e scarpe con un restyling più consono alle nuove esigenze. Tutto questo avviene alle Olimpiadi di Seefeld in Austria nel 1976. Cambiando materiali ed attrezzature, cambia anche la tecnica di spinta e scivolamento. Nasce l’ormai collaudato “skating”, che ha come genitore l’americano Bill Kock, e come mentore uno dei mostri sacri del momento, il finlandese Siitonen, che abiurando all’antica tecnica sposa la rivoluzionaria, dissacrante e veloce novità, attirandosi le aspre critiche degli scandinavi, che per loro, al contrario, il fondo era e resta l’antica tradizione del passo spinta e del passo finlandese.
Le diverse tecniche di applicazione sono:
- Scivolata spinta pattinata
La si pratica su un percorso pianeggiante, mantenendo uno sci nel binario, mentre l’altro è divaricato fuori tracciato. Si Appoggiano contemporaneamente i bastoncini e lo sci divaricato disposto sullo spigolo interno. Successiva è la spinta contemporanea di braccia e gamba divaricata.
· Pattinaggio alternato
Serve a superare i tratti in salita. Dalla posizione a spina di pesce (già descritta) si procede con una spinta alternata delle braccia e delle gambe facendo scorrere lo sci diagonalmente.
· Pattinaggio con spinta
Ideale per un terreno misto, pianeggiante o in leggera salita. Si effettua pattinando con una spinta contemporanea delle braccia ogni due pattinate.
· Pattinaggio con doppia spinta
Praticato su un terreno pianeggiante. Serve ad acquisire equilibrio e coordinazione nei movimenti, lo si effettua pattinando normalmente, spingendo contemporaneamente le braccia ad ogni scivolata.
· Pattinaggio con spinta in salita
Per affrontare pendii impegnativi, mutuare il modo di pattinare in piano diminuendo la proiezione del busto, anticipando l’appoggio dei bastoncini per mantenere il corpo in movimento.
GIOIE E DOLORI DELLA DISCESA
La discesa per il neofita fondista è una delle imprese più ardue, soprattutto per chi viene dallo sci alpino, che dimentica spesso di essere su due sci stretti e senza lamine. I ruzzoloni “fantozziani” sono all’ordine del giorno per tutti. Il primo impatto, anche di fronte ad una leggera discesa, è da panico. Ma non demordete! Perché una volta acquisita dimestichezza diventa un gran divertimento.
Vediamo come affrontare le diverse situazioni:
Posizioni di discesa
Alta
Si tiene una posizione del corpo comune alla elementare discesa.
Media
Il busto è flesso in avanti, ginocchia e caviglie sono maggiormente piegate, ed i gomiti sono appoggiati sulle ginocchia. I bastoncini sono addossati alle anche e rivolti all’indietro.
Bassa
E’ accentuato il piegamento di ginocchia e caviglie, come il busto è maggiormente flesso in avanti come anche le braccia. I bastoncini sempre all’indietro e poggiati sulle anche.
UN CONSIGLIO UTILE
Quando si prende velocità, e si ha paura, tenete uno sci nel binario, l’altro invece fuori a “spazzaneve”. E’ un modo per controllare la velocità.
Altro modo di affrontare discese molto ripide se si ha paura è quello “poco ortodosso”, ma efficace, di mettere le racchette tra le gambe tirandole e frenando a seconda della velocità che si vuole prendere.
LA VIRATA
Quando si affrontano discese non tracciate, è bene disporre gli sci a spazzaneve, iniziando la manovra sterzante. Portare il peso sullo sci esterno, quindi una volta superata la massima pendenza riavvicinare lo sci a monte con quello a valle, proseguendo in diagonale od in slittamento.
DISCESA DIAGONALE
Attraversamento di un pendio in discesa, mantenendo equilibrio e sicurezza.
E’ necessario mantenere gli sci paralleli e leggermente distanziati tra loro in
posizione leggermente angolata con il peso in prevalenza sullo sci a valle, con
braccia semiflesse, avanzate e distanziate dal corpo. Bastoncini posti all’indietro
e sollevati da terra.
CURVE A SCI PARALLELI
Quando si scende diagonalmente per curvare si inizia il piegamento, quindi anticipare la curva appoggiando il bastoncino su cui fare poi perno, ricordandosi di fare peso sullo sci esterno. I movimenti devono essere rapidi.
LE ATTREZZATURE
Gli sci: Due naturalmente sono i tipi di sci che si possono usare, quelli per la tecnica classica e quelli per lo skating, che si differenziano l’uno dall’altro soprattutto per la curvatura delle punte (più accentuata quella della tecnica classica).
La scelta: lo sci lungo è più veloce, mentre quello corto è più manovrabile.
La lunghezza: bisogna considerare l’altezza dello sciatore, il peso e le capacità.
Le scarpe: tecnica classica a suola morbida (soft); skating suola rigida (hard).
Gli attacchi: sono costituiti da un profilo aderente alla suola, e nel puntale alloggia il perno della scarpa.
I bastoncini: sono in alluminio o fibra di vetro; devono essere più alti quelli per lo skating.
Abbigliamento: non copritevi troppo! Deve essere quindi leggero e che permetta libertà di movimento.
SCIOLINE
Solo nella tecnica classica si usano le scioline, che permettono lo scivolamento, garantendo contemporaneamente la tenuta anche in salita. Ci sono le “dure” a stick, le morbide (klister), dette anche “marmellate”. Le prime si utilizzano per nevi fredde, le seconde per nevi primaverili molli.
IL MITO DELLA MARCIALONGA
Nella vita almeno una volta bisogna partecipare alla Marcialonga, appuntamento che si ripropone ogni ultima domenica di gennaio, e che indelebilmente si imprime nella casella dei ricordi.
Percorrere quei 70 chilometri, attraversando i numerosi paesi della Val di Fiemme e Fassa, incorniciate in quello straordinario e magico scenario di montagne dolomitiche dal color rosa alle prime luci del mattino, stretti tra due ali di folla entusiasta che accompagna i concorrenti per lunga parte del tracciato, è un’emozione che resta dentro tutta la vita.
La Marcialonga è la “grande avventura” di una memorabile giornata, non tanto per i grandi campioni che vi partecipano, poiché per loro, coprire quella lunga distanza, vuole dire fare un tempo di poco inferiore alle tre ore, quanto per i “ Bisonti “, che rappresentano la quasi totalità dei partecipanti, e che sputando sangue, e bagnati come pulcini, devono superarsi per compiere l’intero tracciato. Fatica fisica e fatica psicologica sono i nemici in costante agguato.
La partenza viene data con un colpo di cannone puntualmente alle 8,30 del mattino nella piana di Moena, con una temperatura abitualmente polare, ma l’entusiasmo dei “ Bisonti “ è tale che tutti dimenticano il freddo pungente. Comincia allora la grande sfida con se stessi che dura 70 lunghi ed interminabili chilometri, ma di sicuro ne vale la pena.
Il percorso nei primi 25 mila metri è in continua salita sino a Canazei, poi inizia un saliscendi, lungo il tortuoso percorso, a cui piedi scorre il torrente, dove l’impegno è ancor più gravato dai numerosi concorrenti sullo stretto tracciato, che porta all’impegnativa, lunga e stretta discesa di Soraga. E per per i “ Bisonti “ c’è finalmente la prima vera e grande selezione! Di lì in poi si procede su un terreno in leggera discesa sino al cancello (bisogna raggiungerlo entro un certo orario, altrimenti si chiude) di Predazzo (45 km). Poi i giochi sono fatti, si va avanti allora a piccoli gruppi, tutti con lo stesso passo sino all’altro cancello dei 62 km. , posto a Molina, da dove parte una salita da brividi, che dopo uno strappo iniziale di circa 3 chilometri, porta ad un falso piano sino all’abitato di Cavallese. Per i superstiti, e sono molti, si spiana finalmente il rettilineo finale, dove si è accolti da un pubblico straordinario, e lì……….metti le ali ai piedi, volando verso il traguardo, realizzando così il sogno iniziato molte ore prima nella fredda piana di Moena.
La Marcialonga di quest’anno ha poi un sapore particolare, ricorrendo il 30° anniversario.
E per l’occasione, gli organizzatori faranno rituffare i partecipanti nel recente passato, imponendo loro la distanza dei 70 km. a tecnica classica.
LE ALTRE GRAN FONDO
6 /01/03 Lavazehiito (Passo Lavazé /Tn) – tel. 0462 – 340561
12 /01/03 Pustertaler Skimaraton (Dobbiaco/Bz) – tel.0474-972 132
16/19 /01/03 Millegrobe (Lavarone/Tn) – tel. 0464 – 783 226
2 /02 03 Dobbiaco-Cortina – tel. 0474 – 972 132
16/02/03 Gran Fondo Val Casies (Val Punteria/Bz) – www.valcasies.it
23/02/03 Marciabianca (Enego/Vi) – tel. 0424/490131
DOVE ANDARE
San Giorgio (VR) ; Asiago/Gallio, loc. Melette (VI); Folgaria/Passo Coe (TN); Val di Fiemme e Fassa (TN); San Cassiano/Alta Badia (BZ); Val Pusteria (BZ); Val Pusteria/Val Casies (BZ). Ruka (Finlandia); Lienz (Austria); Seffeld (Austria).