di Massimo Rosa –
Era una serata come tante altre, quella del 29 Gennaio 1975 in piazza Vittorio Veneto, nel quartiere residenziale di Borgo Trento a Verona.
Il freddo non era poi tanto pungente, né tanto meno la nebbia aveva fatto la sua apparizione. Come sempre la piazza era silenziosa in quell’ora invernale.
Le persone attraversavano la piazza frettolosamente per rientrare alle proprie abitazioni, alcuni giovani, invece, indugiavano comodamente appollaiati sui propri scooter.
E come ogni sera certuni abitanti della zona si recavano al Bar Bauli (quello del Pandoro) per il consueto aperitivo prima del rientro a casa per scambiare le ultime ciacole della giornata.
Il bar era, come d’abitudine, affollato dai soliti avventori che s’intrattenevano chiacchierando amabilmente del più e del meno, sorseggiando chi il classico Bianco, chi un buon Bauli, l’aperitivo della casa, accompagnandoli con le immancabili gustose tartine.
Ad un tratto questa abituale calma è interrotta da un inusuale trambusto esterno. Non si capisce, ma qualcosa è accaduto. Un incidente ? Forse.
Poi, poi delle urla sempre più conciate.
Il bar in un battibaleno si svuota. Tutti, clienti e barman compresi, corrono fuori. Qualcosa di grave è successo perché uscendo si vede gente gesticolar ed urlare.
Poi la prima voce “ Hanno rapito Garonzi “.
Chi ? G-A-R-O-N-Z-I, risponde qualcuno concitatamente, scandendo sillaba per sillaba.
E’ il caos. In un attimo la piazza si anima, gremendosi via via che il tam tam si divulga per il quartiere prima, per la città dopo.
Sirene e sgommate della Polizia che arriva e riparte.
L’ANSA batte la notizia “ Rapito il presidente dell’Hellas Verona, il sequestro è avvenuto alle 19.20………“, e questa in un attimo raggiunge ogni angolo d’Italia.
Il presidente era divenuto famoso a livello nazionale quando, invitato, si recò alla Domenica Sportiva, allora condotta da Enzo Tortora, e proverbiale rimase la sua simpatica gaffe nel consegnare al presentatore il distintivo del Verona. Nello stesso momento che con orgoglio glielo appuntava sulla giacca aggiungeva “ El varda che l’è de oro “ per timore che non lo avesse capito.
Ma facciamo un passo indietro.
Quel pomeriggio Garonzi si era recato a Veronello per assistere al consueto allenamento della squadra incontrando Fiumi e Cardi, e poi era passato dall’ufficio prima di rientrare a casa.
Sono circa le 19.20 quando ferma la sua FIAT 130 davanti al cancello della sua abitazione, scende e lo apre, quindi si avvia per aprirne un secondo poco più interno.
E’ in quel momento che dal nulla del buio sbucano due persone armate di una 38 Speciale che lo immobilizzano.
Intanto qualche metro più in là le persone continuano a passare frettolosamente per rientrare a casa.
Garonzi reagisce divincolandosi, ma i malviventi per averne ragione sparano un paio di colpi verso l’alto colpendo una finestra.
Il presidente non ha scampo e viene sbattuto all’interno dell’auto dei banditi, questa è una SIMCA 1100 GSL con targa MI U 37887, rubata a Milano il 17 settembre precedente.
Le persone che transitano in quel momento restano come paralizzate assistendo alla violenta scena, non rendendosi conto di quanto stava accadendo sotto i loro occhi.
I banditi hanno finalmente ragione della resistenza di Garonzi sbattendolo finalmente dentro la piccola autovettura, e sgommando via a velocità supersonica.
Dirigono verso via Risorgimento, passano l’omonimo ponte ed arrivati alla trattoria “ Vecchia Tripoli “ svoltano a destra verso viale Cristoforo Colombo per raggiungere la zona del Saval.
Il tragitto dei rapitori è descritto da un giovane che ha assistito al rapimento, mentre stava chiacchierando con alcuni amici ed era seduto sulla sua Vespa.
Ripresosi dallo sgomento è il primo a reagire e, molto coraggiosamente, si mette all’inseguimento della SIMCA 1100 GSL, tampinandola sino al semaforo del Saval.
Ma scatta il rosso, e diligentemente si ferma. Addio Garonzi.
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