-di Lorenzo Fabiano Della Valdonega
-Carta canta. E allora cominciamo dai numeri, che quelli mica ci fanno tanti giri intorno. Con il quarto sigillo nella libera di Bormio, ma ne ha impresso anche uno in supergigante, Dominik Paris è il discesista più vincente sulla Stelvio, una delle piste più difficili del circo bianco, e a detta di chi se ne intende anche la più tecnica. Alle spalle di Alberto Tomba e Gustavo Thoeni come numero totale di vittorie (17), il carabinierone della Val d’Ultimo stacca di una lunghezza Kristian Ghedina e diviene il discesista azzurro più vincente di sempre (13 centri). Andiamo avanti: Paris è attualmente il discesista in attività che vanta il maggior numero di allori; un’altra perla sulla Stelvio, e raggiungerebbe il record di un mito come lo svizzero Didier Cuche, capace di vincere cinque discese sulla stessa pista, nel suo caso la Streif di Kitzbühel dove peraltro Dominik ha già vinto tre volte in libera e una in SuperG. Non è finita: nell’anno solare 2019 «Domme» è lo sciatore che ha vinto di più, sette vittorie in coppa del mondo, più la medaglia d’oro nel supergigante di Åre. Non bastasse, Paris è ora secondo in classifica generale di coppa del mondo a soli 30 punti da Kristoffersen, e vede la vetta. Stop ai numeri, altrimenti di questo passo ci vengono le traveggole. Diciamo almeno che il preambolo statistico era doveroso in quanto qualcosina già dice.
Vorremmo tuttavia aggiungere il come al quanto. Perché è il modo in cui Paris ha vinto a Bormio a impressionare di più. Un dominio, il suo, dal primo all’ultimo metro, più forte persino di un impaccio sulla micidiale diagonale della Carcentina, peraltro corretta senza incidere troppo con le lamine sulla neve in modo da poter riprendere il proprio passo. Un capolavoro da cima a fondo, una dimostrazione di superiorità di un’atleta che a trent’anni è nel pieno della sua maturità psicofisica. Fegato e pelo: la Stelvio è ben altro che la spianata di Lake Louise, ma una bestiaccia da domare attraverso sollecitazioni continue lungo curvoni, contropendenze, diagonali e compressioni da paura. All’arrivo, senti l’acido l’attico avvinghiarti i muscoli come una piovra. Vinci di fisico, di tecnica, ma anche di testa; perché quello di Bormio è prima di tutto un pendio da capire e interpretare nel modo corretto.
E quando parliamo di pista tecnica, intendiamo proprio questo. Dopo aver visto scendere Matthias Mayer, abbiamo subito pensato servisse un’impresa. Paris l’ha messa insieme pezzo per pezzo a modo suo, mangiandosi la Stelvio come il più gustoso dei piatti prediletti. Un boccone dopo l’altro e la belva si è fatta agnellino. A uno come Beat Fuez, un cubo geometrico che al posto degli sci ha squadra e righello, non è bastata una discesa pressoché perfetta, e gli è finito sulle code. Di più l’austriaco e lo svizzero, davvero non potevano fare. Perchè un Paris così è semplicemente imbattibile; perché la Stelvio è casa sua. E a casa degli altri, prima di entrare, è buona norma chiedere sempre permesso.