La nostra società è senza valori anche nello sport; etica e aziende dovrebbero interagire con lo sport. Ne trarrebbero vantaggi.
di Massimo Rosa / Alessandro Fontana
società senza valori
L’attuale società sta vivendo momenti travagliati, una società che ha fatto della corsa al consumo il leit-motif quotidiano e che, giorno dopo giorno, tende a perdere di vista quei valori su cui si è fondata da millenni. E’ una società senza valori anche nello sport.
Il problema lo si riscontra un po’ ovunque: falsi miti, denaro, perdita di ideali rischiano di far predominare “L’insostenibile leggerezza dell’essere”.
Un pericolo preoccupante che deve fare riflettere chiunque. La società civile deve preoccuparsi di questo cambiamento costante che non si sa dove la porterà e quali ne saranno le conseguenze. Lo stesso vale per lo sport, anch’esso attanagliato dalle medesime problematiche. Etica e aziende dovrebbero interagire con lo sport, contribuendo alla diffusione sportiva ed al rispetto delle regole.
Regole non rispettate nello sport
Tutti i giorni, infatti, assistiamo impotenti a qualcosa che lo degrada, primo tra tutti il folle utilizzo del doping, poi comportamenti sopra le righe di atleti e tifosi, che evidenziano, ancora una volta, la carenza di valori di cui è permeata la nostra società.
Non vogliamo indicare i colpevoli di questa situazione, ma è evidente l’insufficienza del nostro sistema di società moderna. Lo sport, spesso bistrattato, è un importante elemento formativo per i più giovani.
Dalla sua pratica e dal rispetto delle regole si forgiano i futuri sportivi, protagonisti del domani. Là dove esso è praticato e supportato dalla cultura si hanno delle società più sane, società che poi si manifestano nella quotidianità della vita come nell’evento sportivo, vissuto, quest’ultimo, come un momento di sano divertimento. E qui gli esempi potrebbero essere molti, uno fra tutti le splendide Olimpiadi di Londra 2012…forse perché lo sport respirava l’aria delle sue origini britanniche.
In una enunciazione delle buone intenzioni, “Dichiarazione del Panathlon sull’Etica nello sport giovanile”, si legge: “Siamo favorevoli all’aiuto degli sponsor e dei media purché in accordo con gli obiettivi dello sport giovanile”e continua “Accogliamo il finanziamento di organizzazioni e società solo quando questo non contrasti con il processo pedagogico, i principi etici…”
Pur garantendo il massimo appoggio ad eventi che rappresentano la massima espressione dell’agonismo, come ad esempio i Giochi Olimpici o i Mondiali di Calcio, gli sponsor dovrebbero promuovere e sostenere a vari livelli tutte quelle iniziative che si fanno promotrici dei valori universali che lo sport rappresenta. Valori come la sana competitività, il rispetto delle regole, la dinamicità, il fair play, la dedizione, l’impegno per il superamento dei propri limiti in funzione del raggiungimento di un obiettivo.
Promuovere valori nello sport
Finalità comune di sponsor e istituzioni in tal senso dovrebbe essere quella di promuovere progetti per lo sviluppo e la diffusione della pratica e della cultura sportiva a tutti i livelli della società. Lo sport da sempre è forte strumento di inclusione sociale e rappresenta insieme a scuola e famiglia il terzo pilastro educativo, I dati aggiornati al 2011 stimano 13 milioni di praticanti nel nostro Paese. Il target giovanile è quello più coinvolto nella pratica sportiva con ben il 73% di praticanti tra i 18 e i 24 anni e il 67% tra i 25 e i 34 anni.
In quest’ottica di sviluppo e diffusione della cultura sportiva va sottolineata l’importanza di piccole e medie imprese attive, che hanno saputo sfruttare nicchie di mercato nel loro settore per mantenere leadership importanti e farsi poi promotrici di iniziative nazionali ed internazionali.
Un invito, dunque, alle aziende italiane affinché sostengano con sempre maggiore entusiasmo la promozione e la diffusione dei valori etici e morali dello sport. In un periodo di forte crisi valoriale ed economica la ripresa riparte anche da queste iniziative. La speranza è che questo appello non cada nel vuoto.