La leggenda di Manfredi: la sua storia, i cavalli a cui ha legato il suo nome e la commemorazione al Panathlon di Mantova
Mitica “Frusta d’oro”
di Adalberto Scemma
La leggenda di Manfredi: breve storia
Mario Manfredi, la “frusta d’oro” del trotto. Prosegue la serie di eventi programmati dal Panathlon e dal Coni virgiliani, per raccontare e riproporre alle generazioni più giovani, la storia e la leggenda dei “Miti dello sport mantovano”. Tra questi non poteva mancare la leggenda di Manfredi. L’appuntamento è andato in scena venerdì 18 ottobre nella sala conferenze del Coni.
Mario Manfredi, scomparso a soli 37 anni in un tragico incidente stradale, è stato uno dei più straordinari drivers dell’ippica internazionale. Fu vincitore di tutte le più importanti competizioni, dal Campionato europeo, al Derby, al Grand Prix d’Amerique, con ben 1505 corse vinte nell’arco di una carriera troncata troppo presto. Stava diventando, a giudizio dei critici, una sorta di fuoriclasse irripetibile.
Una famiglia di sportivi
Manfredi apparteneva a una famiglia di grandi sportivi. Sua moglie era Anna Marmiroli, ostacolista azzurra, la migliore dell’epoca dopo Ondina Valla e Claudia Testoni. Era sorella dell’altrettanto noto “Nano” Marmiroli, che fu allenatore del Mantova e tecnico della squadra di ginnastica artistica che, vinse il campionato italiano studentesco.
Un nipote di Mario, Arnaldo, è stato atleta multiforme della Libertas di Vincenzo Miglioli prima di dedicarsi al calcio; fu centravanti della Cadetti, della Mantovana, del Moglia, del “Piccolo Brasile” biancorosso e del Piacenza. Un altro nipote, Alberto detto “Spik” , si è dedicato oltre che al calcio anche al basket. E sarà proprio Alberto, a rievocare nella saletta del Coni la figura e le gesta dello zio. Da ragazzino Alberto ha seguito lo zio come un’ombra su tutti gli ippodromi, contagiato dalla medesima straordinaria passione. Una passione rimasta per lui purtroppo inespressa, così come il sogno spezzato a metà, di poter imitare un giorno sul sulky le gesta del grande zio.
Cavalli straordinari
Mario Manfredi ha legato il proprio nome a quello di cavalli straordinari, capaci di sovvertire ogni pronostico in occasione dei Gran Premi più importanti. Basti citare Ledro, che Mario catapultava, sbalordendo i tecnici, davanti a Tornese, Crevalcore e ai leggendari protagonisti del trotto. Lo ha fatto in virtù di uno stile e di una classe che aveva stregato tutti, dai cronisti aulici come Luigi Gianoli agli allevatori più avveduti. Non a caso la principessa Asya Tranfo di Cosoleto, proprietaria della scuderia “Asya” all’epoca al top dei valori, gli delegò qualsiasi scelta sull’acquisto dei puledri destinati ai grandi eventi. Una fiducia ripagata da Manfredi con il boom di Pratica, una cavallina non considerata dai tecnici e, guidata invece ai successi di maggior prestigio.
Stile di Mnafredi
Per raccontare Mario Manfredi con la cadenza letteraria più consona al suo valore, non c’è nulla di meglio di questo brano del grande Luigi Gianoli: “Aveva acquistato uno stile inconfondibile in sediolo, a modo suo elegante: la sua schiena disegnava una grande curva e le sue mani restavano sospese, leggere ma senza perdono. Col passare del tempo quelle mani avevano imparato ad impugnare le redini con piglio prepotente, pronte ad acciuffare l’attimo, ad aiutare il destino, a punire il cavallo che tradiva; sempre protese a pretendere dalla sorte il pegno della vittoria. Del tutto immobile in sediolo, come assorto in meditazione, o intento a spiare, senza scoprirsi, le mosse degli avversari, o a decifrare il misterioso messaggio del compagno equino, appariva d’una signorilità un po’ cupa, talvolta quasi minacciosa nell’attimo in cui, deciso a rompere gli indugi, prorompeva con impeto audace per l’ultima stoccata, sempre con l’aria di rispondere, spavaldo, a un’offesa recente o remota. E finiva per apparire a suo modo cavalleresco anche se, in verità, non regalava mai nulla a nessuno, ben conoscendo la legge spietata della pista”
Commemorazione al Panathlon Mantova
Nel corso dell’incontro, moderato dal presidente del Panathlon Mantova Adalberto Scemma insieme ad Alberto “Spik” Manfredi, tenutosi nell’ambito di “Mantova Città europea dello sport 2019”, sono state proiettate immagini storiche della carriera del leggendario driver. Alcune immagini inedite furono scattate sulla pista dell’ippodromo del Te, frequentato all’epoca anche dai più grandi trottatori.
E’ già stato definito nel frattempo, anche il calendario dei prossimi eventi relativi ai “Miti”. Venerdì 8 novembre è in programma il ricordo di Renato Ongari, atleta olimpico della canoa e poi presidente federale. L’evento di venerdì 22 novembre sarà invece dedicato alla memoria di Mario Colarossi, il velocista che ha nobilitato l’atletica mantovana negli anni Cinquanta.