Diversi panathleti, dopo l’uscita del primo numero di Lettera 22, mi hanno chiesto il perché e come è nato il Panathlon. Proverò a ricostruire la storia del panathlon e le motivazioni, che furono alla base per ideare ed edificare il nostro movimento, immaginandone anche la fondazione.
Thomas Arnold: un pilastro nella storia del panathlon
Di sicuro bisogna partire da lontano per capire l’evoluzione del pensiero che fece nascere e progredire lo sport moderno, e quindi quello dei nostri padri fondatori.
Partiamo da un personaggio quasi del tutto sconosciuto, il pedagogo inglese Thomas Arnold (leggi articolo su Panathlon Planet:www.panathlonarea1.it). Può essere riconosciuto come il padre dello sport. Una vera colonna portante nella storia del panathlon! Egli ebbe l’intuito educativo, di portare lo sport nelle Public School, scuole private. Contrariamente al nome sono riservate alla élite inglese ancora oggi. Correva l’anno 1820.
Il suo obiettivo era quello di forgiare le future classi dirigenti del Regno Unito. Come? Attraverso i giochi di squadra del rugby e successivamente del football. Tramite questi, sosteneva Arnold, si abitua il corpo alle criticità, temprandone oltre il fisico anche il carattere. Così questo suo pensiero lentamente s’insinuò nei diversi college, dando così vita ad un primo movimento sportivo anglosassone.
Fredy De Coubertin
Dunque questa la base su cui fu edificato quel mondo, ed al quale Pierre Fredy De Coubertin si ispirò. Ammiratore del pedagogo, lo ritenne essere “il più grande educatore dei tempi moderni…con lui l’atletismo penetra in un grande collegio e lo trasforma…E, dal giorno in cui la prima generazione plasmata dalle sue mani, fu lanciata all’esterno, gli affari dell’Impero britannico cambiarono aspetto”. I principi fondamentali erano l’affermazione della cultura nell’educazione sportiva, parte determinante per lo sviluppo personale dei giovani, di conseguenza dei valori di cui essa era portatrice, quindi tutto ciò che ci è stato tramandato.
Questa filosofia è caratterizzante in quella società di fine ‘800 inizi ‘900. Filosofia di cui facevano parte i padri del Panathlon.
Lo sport indispensabile per la crescita
Le basi di questa cultura erano: il rispetto delle regole, il rispetto verso gli avversari, il fair play, la generosità, e quant’altro possa essere utile a fare crescere la persona. Poste allora le prime basi sulla positività di tale cultura, lo sport divenne un elemento imprescindibile, per la crescita della nostra collettività, soprattutto per quella dei giovani.
Fondazione del Panathlon
Fatta questa necessaria premessa veniamo a quei primi anni del dopo guerra, quando un gruppo di amici veneziani amavano ritrovarsi a ciacolar (chiacchierare) in qualche trattoria.
Loro erano della generazione che il Ventennio lo aveva vissuto su campi, pedane e palestre. Un periodo, quello, in cui lo sport era un fiore all’occhiello di quella società, dove l’etica ed i relativi valori erano l’accoppiata vincente trasmessi al Dna dei praticanti, dove famiglia e scuola erano le matrici su cui si edificava la società.
Lo facevano ritrovandosi a disnar (desinare, pranzare) in qualche trattoria, dove tra una portata e l’altra si parlava di sport. Furono proprio quei ripetuti appuntamenti a fare nascere l’idea, di costituire un club sulla scorta dell’anglosassone Rotary. L’idea era dare vita ad un’associazione, che promuovesse la bontà dello sport in tutte le sue accezioni. A pensarla fu il pentathleta Mario Viali, condivisa da subito, con entusiasmo, da Domenico Chiesa (calcio), Guido Brandolini D’Adda, Aristide Coin (ciclismo), Aldo Colussi (atletica leggera), Antenore Marini (golf) e Costantino Masotti (scherma).
Il coinvolgimento di altri sportivi, molto probabilmente grazie al fatto che Mario Viali fosse presidente del Coni veneziano, si materializzò quello storico 12 giugno 1951, presso l’Hotel Luna, divenendo così il “Disnar Sport”, al quale appellativo venne aggiunto “Rotary dello Sport” *, questo recita lo statuto.
Poiché l’idea, secondo i fondatori, avrebbe dovuto travalicare il braccio di mare che separa Venezia dalla terra ferma per espandersi poi ovunque, si pensò di dare una definizione più consona alla cultura classica. Ci pensò Guido Brandolini D’Adda utilizzando due parole greche, “Pan Athlon”, e due latine, “Ludis Iungit”, il cui mix greco-latino ci regalarono “Tutti gli sport uniscono”, quel motto che ancora ci unisce.
MR