La sua sicilianità si manifestava in quell’espressione siculo-latina “Ad minchiam”
di Francesco Schillirò
Mi fa piacere di iniziare questa mia idea, utile a trascorrere il tempo casalingo di quarantena, con il ricordo di un mio concittadino il Professore Franco Scoglio, anche se lui, come si sa, era Liparoto di nascita (così sono chiamati gli abitanti di Lipari) ma Messinese a tutto diritto.
Personaggio eclettico, ha dato una sua particolare interpretazione al ruolo di allenatore di calcio.
Ho avuto il piacere di conoscerlo direttamente, essendo a quei tempi un tifoso del Messina.
Il Maracanà dei messinesi che era lo “Stadio Giovanni Celeste”, un catino nella città, con tutti noi spettatori a ridosso del campo di gioco, durante le partite, diventava una bolgia infernale per gli avversari e certe volte anche per la terna arbitrale (allora non vi era il quarto uomo e non vi era il VAR) ma solo, se non ricordo male, l’osservatore degli arbitri che stava in tribuna per valutare la prestazione del direttore di gara.
Ritornando a Franco Scoglio e mi si consenta di dire, al grande Totò Schillaci, con loro sono state scritte le più belle pagine dell’ACR Messina.
Mi ricordo simpaticamente la sua frequente locuzione “ad minchiam” non era altro che una latinizzazione del nostro gergo siculo.
Franco Scoglio il “Professore “ma con vero riconoscimento accademico, aveva due Lauree, guidò il Messina più volte, ma le migliori prestazioni le ha avute nel periodo 1984 al 1987.
Ottenne nel Campionato 1985-86 la promozione in serie B dopo 18 anni di sofferenze, che da alcuni veniva attribuito ad un pagamento dello scotto, per aver una piccola provinciale partecipato a due campionati di serie A (1964-65 e 1965-66).
Aprendo una breve parentesi sull’ACR Messina, nel primo anno, dopo un inizio disastroso, con il prestito di Benitez dal Milan, la squadra ha cambiato volto ,e sono usciti grandi giocatori come Derlin,Ghelfi,Landri,Fascetti e tanti altri.
Ritornando al titolo, ci potremmo chiedere perché, ho scritto Messinese-Genoano.
Il motivo è che per Scoglio la squadra del Genoa era se stesso, era un tutt’uno con i colori e la squadra, possiamo dire che era la sua seconda famiglia e nel suo trasporto affettivo, vi era tutto il calore e l’esplosività del carattere “vulcanico” della nostra terra natia.
La sua frase “morirò parlando del Genoa” purtroppo è stata una premonizione, ma anche questo fa parte del “grande personaggio”.
Non aveva mai paura di esprimere quel che pensava.
Un aneddoto simpatico, del mio cassetto personale dei ricordi è la partita Napoli Messina sulla panchina del Napoli c’era Scoglio,i messinesi presenti nello Stadio almeno nel mio settore, eravamo 2 anzi 3 perché ero accompagnato da mia moglie .
Del terzo messinese non ero a conoscenza. Tutto ad un tratto ad un’azione pericolosa per il Messina, nel silenzio e nella non dimostrazione di tifo, visto che eravamo circondati da tifosi del Napoli, dietro di me sento la nostra locuzione in siculo marcato, mi giro era un mio collega Professore universitario anche lui Messinese trasferito a Napoli; forse l’ha sentita anche Scoglio che si è girato dalla panchina.
Il “Professor” per rispetto del Messina è rimasto seduto in panchina per tutta la partita (comportamento per lui inusuale).
Finita la partita con la vittoria del Napoli per 1 a 0, Scoglio si è girato verso noi tre, ha aperto le braccia come per scusarsi e ci ha salutato.
Altro atto di un uomo apparentemente burbero ma con un cuore tenero.
Messina non l’ha dimenticato e il nuovo stadio San Filippo da 38722 posti ha preso il nome di San Filippo -Franco Scoglio.