Positivi al ‘virus’ diversi giocatori in serie A. Fermi in Europa, sospensioni in Sud-America
Di Andrea Buonaiuto
Tra qualche tempo – “cit. Enzo Tortora” – ci diremo: dove eravamo rimasti? Già. Quanta inattività a cui sottoporci sotto-forma di quarantena volontaria o meno. Certamente necessaria per contenere questo virus che ci domina invisibile. Domati, frustrati, infine piegati. Stop a tutto o quasi: nel calcio ai maggiori campionati europei (Premier, Liga, Ligue1 e Bundes), alla Champion’s e all’Europa League; semaforo giallo – tendente al rosso – in proiezione Europei di calcio per le nazionali. In buona sostanza si attendono sviluppi agli estremi di un contagio che, al momento, pare non abbia ancora cavalcato l’apice. Null’altro da fare, In Italia come in Europa, che dare un calcio al pallone per spedirlo fuori campo.
Decisione opportuna. Ritardata dai modi di un Lega serie A faticosamente controllata dai suoi club, messa altrettanto faticosamente in riga dalla federazione. Si è passati dal posticipo di un turno alle porte chiuse, per giungere finalmente alla sospensione del campionato ‘sine die’ nel momento in cui, in Italia, larghi settori della cittadinanza ‘annaspavano’ sconvolti di fronte all’emergenza.
C’è voluto il pugno duro – quello inviso del virus – per sgomberare la nebbia dalle menti: il contagio dei calciatori (uno della Juventus, altri cinque della Sampdoria, altri della Fiorentina) per un effetto domino che ha scatenato quarantena per una, due e altre tre squadre, allenamenti bloccati, gare internazionali rinviate. In un caos decisionale che ha trovato libero sfogo nella disposizione tanto giusta quanto tardiva: stop a tutti, in Italia, come in Europa. Persino in Sudamerica: semaforo rosso alla Coppa Libertadores e alle qualificazioni delle nazionali per i Mondiali 2022. Ora come ora occorre dare un calcio al pallone per spedirlo fuori campo. Faremo a meno anche di questo. Almeno fino al prossimo: “dove eravamo rimasti?”