III Giochi: 1904 St. Louise
De Coubertin sperava che questa terza edizione oltre Oceano potesse segnare il primo grande passo verso l’esportazione dei Giochi nel Nuovo Mondo, e anche se proprio convinto nelle loro capacità organizzative, non poté negare la volontà agli americani di ospitare i “suoi Giochi” anche grazie alla loro presenza numerosa alle edizioni di Atene e Parigi. St Louis venne scelta vincendo su altre due città la candidatura contro New York e Chicago come sede perché proprio nel 1904 veniva festeggiato il centenario della liberazione dai francesi e della sua annessione agli USA. Venne organizzato così la “Louisiana Purchase Exposition” e i Giochi vennero ospitati e inseriti al suo interno proprio come all’Expo di Parigi. Il barone de Coubertin dovette ri- piegarsi ancora una volta allo svolgimento dei Giochi durante un Expo; St. Luois che era diventata anche da poco la quarta città degli Stati Uniti e per dimostrare la propria grandezza costruì per celebrare la terza edizione dei Giochi il primo grattacielo al mondo ma nonostante questa “idea geniale” l’organizzazione per lo svolgimento di quest’ultimi fu un floop perché ancora una volta il binomio Giochi-Exposition si presentò nefasto. Molti concorrenti non parteciparono a causa dei costi del viaggio: su 687 atleti iscritti 500 furono americani. La mancanza di strutture, l’enorme dilatazione della durata dei Giochi, l’inclusione di gare stravaganti se non addirittura assurde nel programma tipo: la battaglia con delle palle di fango, le corse nei barili, l’arrampicata su pertiche scivolose uniti alla vergogna delle” giornate antropologiche” che dietro alla facciata di esperimenti scientifici furono delle vergognose sfide ridicolizzando le razze dei partecipanti anche se questi erano soggetti pagati dall’organizzazione per far divertire il pubblico. Ma anche le vere gare furono mal organizzate: quattro pallanuotisti morirono il tifo perchè si tuffarono in acque dove venivano lavati cavalli e mucche esposte all’Expo.
La prima edizione americana vide però per la prima volta la consegna delle tre medaglie ai primi tre classificati (quella d’oro fu d’oro massiccio) anche se non furono consegnate al termine delle gare ma vennero spedite per posta a casa dei vincitori, fece la sua prima apparizione la pallacanestro, il pugilato e nel nuoto venne introdotto lo stile crawl. Due sono le storie che vale comunque la pena raccontare che sono una l’antitesi dell’altra.
Quattro anni dopo Raymond Ewry , definito ”uomo di gomma” o “ rana umana”, grazie alle capacità di compiere balzi da fermo inimmaginabili riconquistò tre medaglie nei salti da fermo ( in alto, in lungo, triplo) come a Parigi nel 1904; e le vittorie di George Eyser sono ancor oggi eccezionali: vinse sei medaglie nonostante avesse una gamba amputata per un incidente ferroviario e gareggiò con una protesi di legno ( diventando così il primo atleta olimpico con disabilità a gareggiare con i normodotati).
La Maratona partì alle ore 15 con un caldo “infernale” dei 32 atleti alla partenza ne arrivarono solo 20 e fra quelli che arrivarono al termine si ricorda maggiormente quella di Fred Lorz che fece i primi 14km di corsa ma poi, d’accordo con il suo allenatore amico, salì sul carro di fieno e a pochi chilometri dal traguardo scese ed entrò nello stadio incitato e osannato dal pubblico.
Fu il primo caso di truffa olimpica ma la verità è che Lorz aveva promesso ai suoi amici che sarebbe riuscito ad ottenere un bacio dalla figlia del Presidente degli Stati Uniti Alice Roosevelt, madrina dei Giochi. Riuscì nel suo intento, dopo aver partecipato a molte gare, in cui si era iscritto, senza ottenere risultati, escogitando così la truffa. Arrivò al traguardo della maratona con “passo elastico e appena lucido di sudore”, guardò verso la tribuna per trovare lo sguardo della giovane Alice Roosevelt con l’intento di baciarla. Dopo aver ricevuto applausi dal pubblico al taglio del traguardo salì sul palco d’onore, gli consegnarono un serto di alloro e seppur imbarazzato riuscì a malapena a darle bacio brevissimo perché proprio in quel momento entrò nello stadio il vero vincitore.
Era Thomas Hicks, americano di origini britanniche, che quando arrivò al traguardo si accasciò a terra, stroncato dalla fatica per le due dosi assunte di un micidiale cocktail, a base di stricnina con uova e cognac, decretando così il primo caso di doping ai Giochi , anche se a quei tempi non si prese nessun provvedimento. In verità non doveva essere lui il vincitore ma il suo connazionale Leutanow a pochi metri dal traguardo fu attaccato da un cane che lo costrinse a scappare nei campi vicini. E per finire arrivò quarto anche un altro personaggio particolare: l’ubriacone cubano Carbajal, un postino un po’strampalato che era arrivato a St Louise grazie ad una colletta si era presentato alla partenza con gli stivali da cowboy. Perse il terzo posto perché a pochi chilometri dal traguardo fu preso da una crisi di fame (non mangiava da tre giorni) , si addentrò nella campagna e dopo aver colto due mele le mangiò ma erano ancora acerbe e gli procurano subito un problema intestinale rallentando così la sua corsa.
Per anni non si seppe che ai Giochi ci fosse anche un italiano: Frank Bizzoni o meglio Francesco Filippo Bizzoni di Lodi nato nel 1875 ed emigrato per lavoro (cameriere) prima in Inghilterra e poi in America. Gareggiò in bicicletta nel quarto di miglio in pista, una distanza parecchio in voga ai tempi, e venne eliminato in semifinale. La sua vera nazionalità fu ristabilita solo nel 2008, perchè sempre ritenuto cittadino americano. L’ex atleta combattè per l’esercito USA nella 1a guerra mondiale e visse negli Stati Uniti fino alla morte.