di Fabio Coretti
Non sono un grande appassionato del football, gioco che ritengo poco dinamico rispetto alla pallamano che ho praticato, forse delle volte persino noioso. Sono però un tifoso, a volte pure sfegatato, divoratore quotidiano della “rosea”, e provocatore di simpatici sfottò verso gli amici di fede avversa.
Tifoso sì, tifoso della “beneamata“ INTERNAZIONALE F.C. di Milano, fonte di innumerevoli dolori, ma anche di grandi gioie. La “decennale”, veniva indicata con scherno dai più sofisticati detrattori perchè vinceva uno scudetto ogni dieci anni, poi divenuti ancora più rari negli anni gestiti dal “cuoco” dell’Avvocato Nazionale, sino a riequilibrare la media nel penult’ultimo decennio con diversi titoli tricolori conquistati sul campo ed alcuni anche in maniera diversa e non da tutti condivisa.
Ero ragazzino, primi anni ’60, e il mio cuginetto più grande era tifoso del Milan che aveva appena vinto la prima Coppa dei Campioni con alla guida il Paròn Rocco. Ebbene, per puro spirito di contraddizione divenni interista, appassionandomi sempre di più man mano che arrivarono i primi scudetti in fila e pure le Coppe dei Campioni. Per un lustro, sino al 1969 eravamo i soli ad averne conquistate due: vuoi mettere !!
Poi si cresce, si inizia a praticare uno sport diverso, si comincia a guardare le ragazzine, si coltivano interessi diversi, ma la fede rimane e quando alla soglia del quattordicesimo compleanno papà ti chiede “Cosa vuoi di regalo?” annichilirlo con un semplice “Vedere il derby a San Siro“ ed ottenerlo.
La Scala del Calcio
Wow, la prima (ed unica) volta nella Scala del Calcio, su in cima al secondo anello (il terzo non c’era ancora) ad intravedere Mariolino Corso e Mazzola. Si perchè non era che si vedesse molto, ma l’atmosfera e la coreografia era unica, anche se terminò con uno scialbo zero a zero.
Ho visto ancora l’Inter allo stadio, quando veniva a giocare a Udine, e alcune volte a Trieste in varie Coppe e Tornei, ma oggi grazie alla comodità di recenti tecnologie, la guardo perlopiù a casa, con l’audio spento, non sopportando gli eccessi sguaiati dei cronisti.
Ma il momento magico del tifoso rimane ancora il caffè, quello del lunedì mattina al bar, dove tutti siamo iperesperti moviolisti e a seconda dei risultati sorseggiamo il più divino dei nettari, o la più amara delle ciofeche. Perchè? Perchè siamo tifosi!!
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