La consegna dell’Award alla presenza di Gravina, Cabrini, Perri, Gerevini, Costa, Santini, Monego e Salomi
Di Andrea Buonaiuto
“Melià, Sorrisi e Campioni”. La prima pagina del 2020 Panathlon è la sintesi tra i valori che i vari distretti promuovono e il crescente seguito che ne deriva attraverso serate del genere. La consegna del premio “Domenico Chiesa” a Matteo Marani – giornalista e scrittore, vice direttore di Sky Sport – unisce “Sorrisi” gaudenti tra i presenti e “Campioni”, grazie alla gradita incursione di Giancarlo Antognoni (club manager della Fiorentina, ospite del Melià Hotel con la squadra per gli impegni meneghini di coppa) che prende di spalle Antonio Cabrini inscenando un emozionante siparietto “Mundial ’82”. Momenti rari – anche toccanti – che il Presidente Panathlon Milano, Filippo Grassia, lascia gustare alla platea mentre il dibattito si concede ai sensi dei presenti: “Non è affatto casuale – apre Grassia – che la consegna di questo importantissimo premio avvenga a poche ore dalla celebrazione del giorno della memoria. Un motivo in più per avvalorare i valori Panathlon affinché in Italia, all’estero, ci sia più memoria e sempre meno indifferenza”.
Il motivo dell’evento – il premio “Chiesa” a Marani – introduce la serata verso i primi momenti di piacevolezza condivisa. Risulta un talk show dai modi eleganti e, senza ‘sofismi’, la parola passa subito al vice-direttore Sky che nei tempi giusti ripercorre il proprio lavoro giornalistico (che ha dato vita a un libro e un documentario sul tema della deportazione e delle leggi razziali) raccontando passo dopo passo la raccolta di informazioni su uomini e storie cadute nell’oblio. La motivazione della consegna del Premio – su proposta del Panathlon Club Malpensa e appoggiata dal Panathlon Club Milano – è affidata alla lettura del Presidente Area 2 Lombardia Fabiano Gerevini: “Con il suo libro sull’odissea dell’allenatore Arpad Weisz, ucciso dai nazisti con la moglie e i due figli, e con il successivo docufilm sulle leggi razziali, ha indotto il presidente del Coni, Malagò, a chiedere scusa al popolo italiano e agli ebrei in particolare per il comportamento di quel Coni che, sotto il fascismo, si appiattì sulle leggi razziali escludendo dallo sport centinaia di atleti ebrei e condannandoli in molti casi a conseguenze crudeli”. Gerevini ricorda “quanto sia importante l’assegnazione di questo premio per la diffusione del messaggio Panathlon in tema di cultura sportiva e quanto sia determinante sostenere la Fondazione Chiesa”.
Di fianco il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. I toni piacevoli della serata consegnano il testimone alle problematiche legate al tema del razzismo negli stadi. Gravina illustra i passi avanti di una tecnologia volta a smascherare i singoli personaggi che si macchieranno di comportamenti inadeguati alla nuova accezione culturale che la Federazione ha previsto nel suo programma in questa lotta: riconoscimento facciale oltre alle registrazioni audio. La serata cede poi elasticamente il passo alla sfilata dei rappresentanti Panathlon dei vari distretti – daGiorgio Costa (Presidente distretto Italia) a Giacomo Santini (Past-President Panathlon International) allo stesso Enrico Salomi (Presidente Club Malpensa) e Oreste Perri (Presidente Coni Lombardia). Il tramonto sui saluti finali e l’alba sui nuovi appuntamenti Panathlon con la raffinata chiosa di Filippo Grassia citando il politico israeliano Shimon Peres: “Nello sport si vince senza uccidere, in guerra si uccide senza vincere”. Un’altra notte va… Al Melià “Sorrisi e Campioni”.