Dominik Paris stagione finita
-di Lorenzo Fabiano Della Valdonega –
Gioie e dolori; lo sport è lo specchio della vita. Prendere o lasciare. Sui Balcani l’Italia rosa fa tripletta e scrive una favola. Kitzbühel, tempio dello sci alpino, ci riserva invece tanta amarezza: dall’infortunio di Dominik Paris ai saluti di Peter Fill, quest’anno sulla Streif abbiamo estratto il fazzoletto per asciugarci le lacrime.
SORELLE D’ITALIA
Messaggio forte e chiaro dai Balcani: dove c’è da far curva, non ce n’è per nessuno. Quella di Bansko, più che una discesa era un gigantissimo: un serpentone di curvoni in contropendenza dove, oltre alla forza fisica per non finire nella centrifuga, se non ci metti il piede di velluto che ti faccia correre sul filo delle lamine, rischi di scivolare via insieme ai tuoi sogni. E in tante nelle reti ci son finite per davvero. «Ma che hai fatto…!» si felicitava al telefono da Kitz Irene Curtoni alla sorella Elena, che a Bansko ha colto il primo successo della carriera. Dietro di lei, Marta Bassino e Federica Brignone. E dire che all’appello è mancata Sofia Goggia, caduta nella prima discesa di venerdì (su quei curvoni stava sciando al limite, e anche oltre), e tenuta precauzionalmente a riposo. Trionfo delle sorelle d’Italia per la quarta tripletta rosa dello sci italiano a poco più di due anni da quella messa a segno a Bad Kleinkirchheim da trio Goggia, Brignone, Fanchini. Prima di loro l’onore era toccato a Brignone, Goggia e Bassino nel gigante delle finali di Aspen del marzo 2017: il primo tris, 24 anni fa quando nel gigante di Narvik Deborah Compagnoni s’impose davanti a Sabina Panzanini e Isolde Kostner. Se tre quarti delle nostre triplette, sono venute in queste ultimi tre anni, significa che stiamo vivendo un’età aurea. In gigante la nostra è la squadra più forte al mondo, una scuola che su tracciature sinuose sa impartire lezioni anche in Supergigante e discesa. Vero che soffriamo ancora tra i pali stretti, ma dal sottobosco stanno affiorando freschi virgulti; un po’ di pazienza e cominceremo a cantarla bella anche lì. Intanto godiamoci questo spettacolo; ai mondiali di Cortina manca un anno, e con queste ragazze sognare non è certo un volo pindarico.
KITZ AMARA
«È un vero peccato. Mi spiace per quello che gli è successo, perchè Dominik Paris è un campione, e qui è sempre tra i grandi favoriti» ci ha detto Franz Klammer, il più grande discesista di sempre che la Streif incoronò Der König quattro volte. Una scivolata in allenamento e il ginocchio che si strappa. La stagione di Domme è finita sul più bello, proprio alla vigilia dell’appuntamento più atteso. Sabato gli ottantamila della Streif, quando gli speaker lo hanno salutato, gli hanno riservato un’ovazione. Un privilegio per pochi eletti. Operato a Ortisei, la priorità è ora il suo completo recupero per ritrovarlo al cancelletto la prossima stagione. Senza di lui, son per noi tempi grami. Fatto salvo il quinto posto di Mattia Casse in SuperG, in discesa non ne abbiamo piazzato nemmeno uno nei primi dieci. Ci consola il rientro alle gare di Christof Innerhofer a dieci mesi dall’operazione al ginocchio: quindicesimo in supergigante, in discesa lo vedremo a Garmisch, pista che lo consacrò campione del mondo nel 2011. È stata la giornata degli austriaci, che grazie a Matthias Mayer son tornati a far festa in casa dopo sei anni di digiuno. Chi invece sulla Streif continua a vedere le streghe, è Beat Feuz, per la quarta volta secondo dal 2016 a oggi. A Kitz, dove vinse nel 2016, Peter Fill ha annunciato che la prossima discesa di Garmisch sarà l’ultima della carriera dopo diciotto anni nel Circo Bianco. È lui il primo e unico sciatore italiano capace di alzare due coppe del mondo di discesa libera (e ben due, più una di combinata). «Ho avuto una carriera stupenda. Lo sport mi ha fatto crescere come uomo, mi dedicherò ora alla famiglia», occhi lucidi in sala stampa: salutiamo un campione, ma soprattutto una gran bella persona, modello di serietà e umiltà. Ci mancherà molto.