di Andrea Bonaiuto
Panathlon Milano al ‘Leopardi’ per parlare ai ragazzi di legalità nello sport
Praticare sport attraverso il fair play, raccontarlo secondo coscienza. I punti fermi coniugati nei tempi e modi Panathlon, durante l’incontro con gli studenti all’Istituto Europeo “Leopardi” di Milano. Da un lato i racconti dei giornalisti Filippo Grassia e Franco Bonera. Dall’altro la ricezione dei ragazzi; di mezzo lo ‘psicologo dello sport’ Giovanni Lodetti moderatore. Giudice a latere Paolo Casarin, tra gli arbitri più grandi di sempre. A chiudere il cerchio Claudio Pedrazzini, consigliere Coni Lombardia.
L’apertura dei lavori a cura di Lodetti: “Gli aspetti di percezione della legalità nello sport e del benessere ad esso collegato, sono oggetto di attenzione scientifica. Lo sport stesso è uno dei luoghi migliori, per leggere il territorio adolescenziale delle emozioni”. In scia il Presidente Panathlon Milano, Filippo Grassia, afferma che: “Il linguaggio dello sport resta universale. Proprio per questo ha un valore aggiunto nella conoscenza e nel rispetto delle regole”. Un modo facile e intuitivo per parlare di legalità.
Involontarietà nel calcio spiegata da Casarin
Preambolo già gradevole, cresciuto d’intensità nello sviluppo del tema: “la percezione della legalità sportiva da parte dei ragazzi”. Divenuto tema ricorrente, è consolidato attraverso la memoria storica di Casarin. Egli ha ripercorso la storia del calcio e delle sue regole. Ha preso in prestito il ‘tema antropologico’ dell’intervento vigoroso, modellandolo sul concetto di involontarietà. “Il calcio è nato in quanto competizione che non prevedeva la ‘volontà’ di far male agli avversari …. per cui era un gioco non punibile. Tuttavia, negli anni, l’involontarietà negli scontri aveva provocato danni permanenti agli atleti, da ciò l’introduzione delle regole. L’involontarietà era nel dna dei giocatori, emblematico il racconto dello scontro Antognoni-Martina del 1981. Tutto ciò è cambiato al cospetto di un gioco più frenetico e dei crescenti interessi economici. S’è reso necessario introdurre regole, così come in seguito ammodernarle: per irrobustire il principio di legalità nel calcio”.
Contributo di Grassia e Bonera
Amarcord di un certo spessore! Musica per i ragazzi che hanno poi virato l’attenzione sui contributi del tandem Grassia-Bonera. Giornalisti di prestigio pronti, a stuzzicare la giovine platea sul tema della legalità legata ai media, passando per la soglia di tolleranza sulla deontologia professionale. Grassia ha citato un episodio personale sulla ‘gestione’ dello scoop Maradona-Napoli degli anni ’80. Bonura ha ricordato tre episodi giornalistici, in cui ci si interrogava sul corretto modo di agire di un cronista. Poiché esiste una legalità nello sport praticato e una – non meno importante – in quello raccontato. Filippo Grassia spiega, che “La legalità non è solo scritta. Il confine è molto sottile, è una piccola linea rossa. Siamo noi che dobbiamo chiederci, se una cosa sia legale o meno. Già porsi la domanda è sintomo di maturità”. Di legalità nello sport ne abbiamo parlato ai ragazzi e, se ne deve continuare a parlare.