Il trionfale ritorno del federale fascista Sandro Bonamici dall’impresa ciclistica Roma Amburgo nel 1939.
di Massimo Rosa *
L’impresa “Xtrem” Roma Amburgo di Sandro Bonamici e trionfale ritorno
120 giovani, 20 sotto ufficiali e 7 ufficiali partirono in bicicletta nel 1939 alla volta di Amburgo.
L’Arena del 4 settembre 1939 titolava a sei colonne “Le entusiastiche accoglienze ai giovani fascisti reduci dalla Germania”.
L’impresa, di quelle che esaltavano le masse di allora, era stata la marcia ciclistica dell’Asse Roma – Berlino, condotta in prima persona dal Federale di Verona Alessandro Sandro Bonamici.
Questa era una performance, che oggi si direbbe “Xtreme”. Erano tante le reali difficoltà dell’epoca, nell’affrontare una qualsiasi attività sportiva fuori da uno stadio.
Difficoltà dell’impresa
Le strade non erano certamente quelle agevoli di oggi, poiché la maggior parte erano completamente sterrate. Le biciclette non erano super leggere al titanio, come quelle d’oggi. Erano comunque solidamente costruite in ferro, senza rapporti, né tubolari, bensì “gomme piene”.
Gli alloggi che s’incontravano erano alquanto precari e poco confortevoli. Le distanze tra un paese e l’altro erano maggiori di quelle di oggi, poiché i territori erano meno densamente popolati.
Così, prevaleva la spartanità, dove il “sudore e la fatica” rendevano più importante il gesto compiuto. Solo un regime come quello fascista esaltava l’italianità dei valori umani. Era capace, senza doverlo pretendere forzatamente, come si tende oggi a voler far credere, di ottenere imprese eclatanti dai suoi protagonisti. Di questo la storia del “Ventennio” ne era costellata.
L’impresa è una di quelle entrate nella leggenda, tanto che Indro Montanelli le dedicò addirittura la “terza pagina” del Corriere della Sera negli anni ’60. Mise in risalto la figura di Alessandro Bonamici, Federale di Verona, come persona amata dai veronesi dell’epoca. Era conosciuto per il carattere tranquillo, idealista e corretto, che non aveva mai perseguitato alcuno.
L’impresa che i giovani fascisti si accingevano a fare era del tipo: “ne parlerai tutta la vita”. Sia la filosofia fascista che nazista idealizzavano la “sana gioventù” dell’epoca, intrisa dei più alti idealismi sociali e patriottici.
Il percorso del gruppo
Tutto ormai è pronto per la grande avventura. 120 giovani, 20 sottufficiali e 7 ufficiali costituiranno il gruppo, che, una volta raggiunto il Brennero in treno, si congiungeranno con i loro colleghi della Hitlerjugend. Da qui proseguiranno in bicicletta sino ad Amburgo per il campo “Adolf Hitler”.
La compagine veronese, come si legge sui giornali dell’epoca, è costituita da ragazzi di diversa estrazione sociale. Tutti sono accomunati dall’ideale fascista: sono studenti, operai e rurali delle classi 1919-’20-’21.
Il tragitto toccherà le città di Innsbruck, Norimberga, Lipsia, Berlino, Kiel e finalmente la città anseatica di Amburgo.
La partenza avviene alle ore 4.50 del mattino dell’1 Agosto, dalla stazione di Porta Nuova, dopo che i nostri eroi erano sfilati il giorno prima, tra un tripudio di persone, bandiere e gagliardetti lungo il Corso Vittorio Emanuele, accorsi per salutarli.
A salutarli c’è la fanfara. S’intonano canti, si sventolano i fazzoletti. E’ una grande festa.
Tutti parlano dell’impresa
L’Arena invia al seguito il giornalista Carlo Manzini, che riporterà durante tutto il viaggio la cronaca dell’impresa: “ In tutti i centri che attraversiamo, passiamo in mezzo ad un corridoio umano che getta fiori e che invia milioni di baci. Nessuno ci ha mai mandato tanti baci. Ogni casa, anche la più sperduta della campagna, reca una bandiera italiana o tedesca, e quando le hanno tutte e due…”
Per il loro arrivo il giornale di Garmisch Partenkirken, la Cortina della Baviera, pubblica addirittura tutta la prima pagina in italiano. Lungo il percorso si leggono spesso degli striscioni recanti la scritta “Siete i più bei giovani del mondo”. Addirittura un contadino veronese, che vive nella terra del III° Reich, issa una gigantesca bandiera italiana su un albero, dormendo lì tutta la notte in attesa del loro arrivo, poi, quando li vede arrivare, si precipita da basso per baciare ed abbracciare tutti.
Uno dei pochi problemi, poiché si vive in un clima di esaltazione collettiva, è il dormire, poiché i letti tedeschi sono troppo morbidi, infatti la voce ricorrente tra i nostri è: “ Par de negarse nel molo” (Sembra di annegare nel letto troppo soffice).
Nella piccola cittadina di Coburg i ragazzi si rendono protagonisti di una simpatica iniziativa: aiutano i contadini alla mietitura.
Ovunque arrivino è dunque grande festa, grande familiarità, grande entusiasmo per tutti, grandi ricevimenti di autorità e di popolo.
Poi il 29 Agosto l’ingresso ad Amburgo. Li riceve il console italiano, il borgomastro nella Rathaus cittadina ed il Luogotenente generale.
Bonamici e le lodi del trionfo
Alessandro Bonamici tesse le lodi dicendo: “Sono lieto ed orgoglioso di voi…”, ricordando tutti indistintamente veronesi e tedeschi, accomunati nella grande impresa ciclistico – sportiva.
L’impresa di Alessandro Bonamici ( Sandro) ed il suo ritorno trionfale fu una grande vittoria per lui e per i giovani che l’avevano seguito, come raccontano le cronache dell’epoca. Peccato che due giorni dopo a rovinare la felicità dei protagonisti fu l’inizio della 2^ Guerra mondiale con l’invasione della Polonia da parte della Germania, che alle 4.45 dell’1 settembre dette inizio all’operazione Fall Weiss (Piano Bianco).
*L’articolo è parte di “SPORT & PROTAGONISTI DEL XX SECOLO VERONESE “, fatti e persone più o meno conosciute che hanno fatto la storia sportiva di Verona.