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Di Mirko Rimessi – Redazione Panathlon Ferrrara
Un ragazzo non vedente del modenese, studente di scuola media ma già atleta abituato a correre con guida specializzata, per cavilli burocratici (e mancanza di assunzione di responsabilità) si troverà (almeno al momento) costretto a non poter avvalersi della sua guida alla fase regionale di corsa campestre scolastico.
Il motivo? Le linee guida per questa competizione parlano di studente-guida, non aprendo implicitamente ad altre possibilità. Alla fase provinciale era stata concessa una deroga che sollevava l’Ufficio Scolastico Provinciale da ogni responsabilità, già di per sé una assurdità, negata a livello regionale.
Secondo l’Ufficio Regionale deve trovare un compagno che sia disposto a fargli da guida, senza tenere conto di tantissime implicazioni, prima tra tutte che il compagno non sarebbe mai formato a dovere per correre 2000m campestri, in mezzo ad altri 200 studenti e, probabilmente, in difficoltà a non limitare nella prestazione un ragazzo che già fa atletica tre volte alla settimana.
Il ruolo della “Guida” nello sport per persone con Disabilità è un ruolo sacro e mai abbastanza celebrato, che va certamente e doverosamente promosso anche nelle scuole, ma non può essere improvvisato in quella che è una competizione. Nella foto sopra, durante un Educamp CONI di ormai una decina di anni fa, ecco che troviamo il volontario disponibile a fare da guida e, grazie alla preparazione dei tecnici presenti, lo prepariamo al ruolo in assoluta sicurezza, con il doppio fine di creare inclusione e far capire ai ragazzi l’importanza di questa figura nel mondo sportivo e in una società inclusiva. Ma si tratta di un percorso e di una cosa assolutamente non scontata e banale.
Obbligare, in gara, l’atleta-studente non vedente alla guida di un compagno, questo si che rischia di creare una situazione di vero pericolo, per tutti i partecipanti. Un pericolo sicuramente evitabile con una maggiore duttilità e affidamento agli organismi sportivi preposti, che sono certo avrebbero aiutato l’Ufficio Scolastico a formulare protocolli idonei, a superare i cavilli e a creare vera inclusione attraverso la pratica sportiva. Cultura sportiva, cultura della disabilità, cultura, cultura. Lo Sport ne è promotore, con i giusti interlocutori