Il Tennis di Alberto Capilupi – Redazione Panathlon Verona G.Brera UniVr – Area1 Veneto Trentino/AA
La giustizia sportiva non può decidere in tempi troppo lunghi. Infatti generalmente non lo fa.
Nel calcio l’arbitro, quando è indeciso su un fallo da rigore, ha a disposizione uno staff che rivede immediatamente il video dell’azione al rallentatore, fornendo così al direttore di gara la prova che gli serve.
Nelle gare automobilistiche di formula Uno le giurie decidono dopo pochi secondi se sanzionare con penalizzazioni il corridore ipoteticamente scorretto.
Nei Giochi Olimpici le medaglie non vengono assegnate o vengono tolte agli atleti positivi ai test di controllo.
Tutto ciò perché lo sport è caratterizzato dalla velocità.
Di conseguenza proprio la velocità e il rifiuto della lentezza dovrebbero caratterizzare anche la gestione della giustizia in tutte le discipline sportive.
Ma questo principio temporale non viene rispettato nel tennis. Perché?
Inoltre basterebbe ricordare la famosa massima del diritto penale romano – “In dubio pro reo”-, che esprime con estrema chiarezza interpretativa il principio giuridico per cui l’interesse alla tutela dell’innocente prevale sull’interesse alla condanna dell’ipotetico reo nei casi eventualmente dubbi.