Di Alberto Capilupi – Redazione Panathlon G. Brera Università di Verona
Condivido il giudizio autorevole di Adriano Panatta, che considera questa Davis (vinta con il record della seconda volta consecutiva) “un contenitore ideale per una stagione speciale”: due Slam (in Australia e negli Stati Uniti) e le Finals da parte di Sinner, numero uno al mondo, che poi ha rilanciato Matteo Berrettini.
Inoltre in questa finale di Coppa Davis i due gioielli del nostro tennis maschile hanno vinto sia nel doppio decisivo (nella semifinale contro l’Argentina), sia in singolare (nella finalissima contro l’Olanda).
Da aggiungere che l’Italia si è imposta nelle Olimpiadi di Parigi con un oro (nel doppio femminile grazie ad Errani e Paolini) e il bronzo di Musetti.
Oltre a questi successi non si può dimenticare la vittoria del doppio misto agli US Open (con la Errani e Vavassori).
Infine i trionfi di Malaga sia nel femminile (nella Billie Jean King Cup) che nel maschile (nella Davis).
Un’annata indimenticabile, anche se c’è chi sostiene (ad esempio il presidente federale Binaghi, comprensibilmente euforico) che si possa addirittura fare meglio.
Innegabilmente i riflettori che si sono accesi sul tennis italiano sono legati al nome di Sinner, formidabile sia come atleta che come persona.
Nessuno è padrone come lui del fondo campo, da cui quasi sempre riesce a mantenere la massima profondità dei colpi, giocando in anticipo, continuando a comandare, mettendo sotto pressione l’avversario e variando a piacere il “tergicristallo” destra-sinistra con estrema precisione e con identica efficacia di diritto e di rovescio.
Quest’anno Jannik è migliorato moltissimo nel servizio, con cui ottiene numerosi aces e prime vincenti, alternando tagli e palle al corpo.
Ha anche imparato ad usare la palla corta nei momenti decisivi, mentre gli rimane qualche carenza nelle discese a rete, non sempre eseguite con scelte di tempo ottimali, con la conseguenza di rischiare di compromettere poi le volèe (in cui manifesta ottimi riflessi, ma un’agilità decisamente inferiore a quella ad esempio di Alcaraz).
Inoltre si può notare che ha aggiunto al suo bagaglio tecnico il rovescio in back (ovviamente con una mano), che utilizza per abbassare il ritmo e tenere bassa la palla.
Infine è doveroso mettere in rilievo la sua gestione mentale del gioco, in cui è senza dubbio il migliore in assoluto (probabilmente di tutti i tempi, ammesso che abbia senso tentare di azzardare paragoni con il passato). Nei momenti più delicati infatti è sempre molto razionale nell’individuare e poi martellare la vittima di turno nei punti deboli. Ma ciò che maggiormente colpisce è il suo controllo emotivo, che gli consente di mantenersi sempre lucidamente freddo e ripartire da un eventuale errore, azzerandolo immediatamente.
Sinner ha inoltre contribuito moltissimo a far resuscitare l’amico Berrettini, che assieme a lui e grazie a lui è tornato al proprio massimo rendimento.
Se volessimo mettere a confronto il loro tennis, Berrettini equivale nel servizio e nel diritto a Sinner, cui invece è decisamente inferiore nel rovescio bimane e in generale nella risposta alla battuta.
Ma, come fermezza mostrata nella volontà di vincere nei tre incontri di Malaga, Matteo non ha mai mollato, tanto che si può dire che il merito del successo conclusivo va riconosciuto ad entrambi, alla pari.
Non si può infine dimenticare l’importanza di Volandri, che ha avuto il coraggio di decidere scelte molto azzardate, che però sono risultate vincenti.
A partire dal doppio inedito che ha messo in campo contro l’Argentina, al posto di quello titolare (Bolelli in coppia con Vavassori). Credo proprio che il capitano abbia immaginato che agli avversari sarebbe risultata quasi impossibile l’impresa di strappare il servizio ai nostri, presumibilmente inesorabili nel prenderli a pallate. Come in effetti è successo.
Comunque Sinner non è soltanto il tennista più forte del mondo e inoltre il primo italiano ad aver vinto la finalissima nel torneo riservato ai primi otto della classifica annuale ATP.
L’alto-atesino (o sud-tirolese, in quanto di madrelingua tedesca) è anche un ragazzo molto educato, gentile, affabile e misurato.
E il suo comportamento in campo è sempre stato un modello positivo.
Non crediamo minimamente che il miliardesimo di tracce di sostanze dopanti che sono state riscontrate nelle sue analisi possa costituire, in base ad un minimo di buon senso, una prova della sua volontà di barare nello sport.
Al contrario siamo fermamente convinti che questo ragazzo, che prendiamo come esempio da imitare, sia una persona perbene e insospettabile.
E ci sentiamo di sostenerlo proprio nel sito di un club membro di un’associazione internazionale che predica il fair play, la correttezza e il totale rifiuto dell’uso di sostanze che possano illecitamente alterare la prestazione.
Le foto, i video, le caricature, i ritratti, presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà immediatamente alla rimozione delle immagini utilizzate, segnalando prontamente il nome del fotografo. Si ringrazia comunque l’autore.
N.B. IL PANATHLON E’ UN’ASSOCIAZhIONE APOLITICA ED ACONFESSIONALE SENZA SCOPI DI LUCRO CHE HA COME FINALITA’ LA DIVULGAZIONE DELLA CULTURA ED I VALORI ETICI DELLO SPORT.