di Claudio Beccalossi – Redazione Panathlon Verona 1954
Boscomantico (Verona) – Coerenza e valore in un solo uomo. Con un senso innato del dovere, fino all’ultimo, al sacrificio definitivo.
Tullio Covre (Villafranca Padovana, Padova, 7 novembre 1917 – Messina, 2 luglio 1961) s’è meritato una via (traversa di via Aeroporto Angelo Berardi, a Chievo, alle porte della città scaligera) ed una targa alla memoria presso il vicino aeroporto di Boscomantico, sede dell’Aeroclub “Ettore Arduino”, dove fu istruttore di volo sportivo ed acrobatico.
L’epigrafe scandisce: “La virtù e l’ardimento appresi nelle missioni di guerra e su questo campo di civili imprese aeree condussero il pilota Tullio Covre ad immolarsi nel mare di Messina affinché col suo sacrificio fossero salve schiere di innocenti. I concittadini e i compagni di volo ne ricordano il generoso olocausto e lo additano ammirati alle nuove generazioni. Messina 2.VII.1961 Boscomantico 14.I. 1962”.
Il “Falco” F8L dall’elica maledetta
La tragica fine di Covre è connessa allo sfortunato acquisto, nel 1961, d’un aereo “Falco” F8L dalla ditta “Aeromere” di Gardolo (Trento). Sfortunato perché, fin dai primi voli di collaudo, l’elica a passo variabile del velivolo diede dei guai al punto da dover essere rimpiazzata con un’elica a passo fisso. Sfortunato, ancora, perché, dopo aver pilotato il “Falco” il 24 ed il 25 giugno dello stesso anno, fu ancora costretto a ritornare a Gardolo per far risostituire l’elica, stavolta con un’“Aeromatic” a passo variabile, la sola presente in magazzino. Sfortunato, di nuovo, perché, partecipante al Giro di Sicilia ed intrapresa il 2 luglio la seconda tappa Catania-Palermo, durante il volo sull’arenile di Maregrosso, vicino a Messina, la disgraziata elica cedette con rottura/distacco d’una pala.
Aereo e vittima recuperati dopo tre giorni
Intenzionato ad un atterraggio d’emergenza sulla spiaggia però affollata, tentò, facendo cenni disperati con le braccia, d’allontanare più persone possibile ma il suo agitarsi venne interpretato come saluti alla gente sotto. A Covre rimase l’alternativa d’ammarare, avvalendosi della propria perizia da veterano. Purtroppo, nel brusco contatto con l’acqua andò a cozzare con la testa alla struttura metallica della radio, svenendo.
L’aereo sprofondò col pilota all’interno, forse già deceduto per trauma cranico o, se solo senza sensi, morendo per annegamento. Ostacolato dalle forti correnti marine, il recupero del “Falco” con la vittima avvenne dopo tre giorni.
Per quanto fatto per scongiurare una strage, la “Fondazione Carnegie per gli atti di eroismo (Hero Fund)”, ente morale con sede presso il ministero dell’Interno istituito con regio decreto 25 settembre 1911, assegnò alla memoria dell’aviatore la Medaglia d’argento.
Nella Regia Aeronautica
Covre s’arruolò nella Regia Aeronautica come volontario, a soli 17 anni. Il 24 agosto 1935 acquisì il brevetto da pilota d’aereo ed il 16 gennaio 1936 ottenne la specializzazione presso la Scuola Caccia d’Aviano (in Friuli-Venezia Giulia). L’anno seguente venne assegnato alla 116^ Squadriglia dello Stormo d’Assalto in Africa Orientale Italiana (ad Addis Abeba, Gimma e Gondar) ma, a causa della malaria contratta, dovette rientrare in Italia.
Il suo servizio proseguì dapprima in Puglia e poi in Ungheria, operando quale istruttore d’una sessantina di piloti militari dell’aviazione di quel Paese. La sua permanenza magiara fu fruttuosa: ricevette, infatti, l’“Aquila di Santo Stefano” (brevetto nazionale di pilota) e la Croce di Cavaliere dell’“Ordine reale di Santo Stefano”.
Promosso sergente maggiore nel febbraio 1940, venne aggregato al 54° Stormo Caccia Terrestre. L’entrata in guerra dell’Italia, dal fatidico 10 giugno 1940, lo vide membro d’un contingente della Regia Aeronautica, il Corpo Aereo Italiano (CAI) in Belgio, nella 353^ Squadriglia del 20° Gruppo Caccia Terrestri, comandato dal capitano Riccardo Roveda e dotato di caccia Fiat G.50 “Saetta”.
Rimpatriato, col suo gruppo fu comandato in zona operativa libica per sei mesi. Ma la salute giocò brutti scherzi a Covre, costringendo i suoi superiori a rimandarlo in patria. Quando venne firmato l’armistizio a Cassibile (Siracusa), tra l’Italia e gli Alleati (il 3 settembre 1943, comunicato l’8 settembre successivo), Tullio si trovò di stanza a Campoformido (Udine), nel 1° Stormo Caccia Terrestri.
L’adesione alla Repubblica Sociale Italiana
Aderendo all’appello del tenente colonnello Ernesto Botto, optò per la Repubblica Sociale Italiana, divenne pilota dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana per essere inserito nella 2^ Squadriglia “Diavoli Rossi” del 2° Gruppo Caccia “Gigi Tre Osei”, fornita di caccia Fiat G.55 “Centauro” ed operante nel Veneto orientale.
L’abilità aviatoria e bellica di Covre trovò nuove conferme e difficoltà: il 31 ottobre 1944 centrò un Republic P-47 Thunderbolt ma, nel dicembre seguente, fece un atterraggio d’emergenza a Thiene (Vicenza) per l’esito negativo d’un combattimento aereo con alcuni caccia Supermarine Spitfire.
Si rifece abbattendo un bombardiere North American B-25 Mitchell del 310° Bomber Group stanziato in Corsica. Nell’aprile 1945, ormai agli sgoccioli della Seconda guerra mondiale, il divenuto maresciallo Covre pilotò un caccia Me.109 biposto dirigendosi ad Aviano per addestrare aviatori inviati freschi freschi, in extremis, alla Squadriglia “Diavoli Rossi”.
Quindi, fu uno dei disperati, orgogliosi interpreti della moribonda Aeronautica Nazionale Repubblicana in un duello volante, in coppia con l’aereo del sergente Antonio Tampieri, nell’area meridionale del lago di Garda, con i North American P-51 Mustang del 317° Fighter Squadron del 325° Fighter Group, detto “Checkertail Clan”.
Bersagliato dai nemici, ebbe danni al serbatoio del glicol, con esplosione nel suo abitacolo. Ovviamente decise di lanciarsi col paracadute ma s’accorse che i nemici stavano tentando l’attacco alle spalle dell’aereo pilotato da Tampieri. Lo avvertì via radio dell’insidia e poi si lanciò impigliandosi proprio nell’antenna radio. Si divincolò riuscendo ad aprire il paracadute all’ultimo momento. E Tampieri, opportunamente informato, scampò all’attacco a tradimento atterrando indenne alla base.
Oltre agli altri riconoscimenti attribuiti, Covre ebbe la Croce di guerra al valor militare, la Medaglia d’argento al valor militare e la Croce di ferro di II Classe (dalla Germania).
Le “Frecce Rosse”, pattuglia acrobatica aerea sportiva a tre
Sposatosi durante il conflitto, il 27 gennaio 1945, ebbe sette figli e, nel dopoguerra, subì l’epurazione accanitasi sugli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana. Sbarcò poi il lunario come istruttore civile di volo sportivo (costituendo una pattuglia acrobatica aerea a tre, chiamata “Frecce Rosse”) nell’aeroporto di Boscomantico.
Giuseppe Tortorici, studioso della Regia Aeronautica, ha pubblicato nel 2019 una biografia di sessanta pagine intitolata “Tullio Covre. Un pilota asso dell’aeronautica italiana”.
Ad un evento nel suo ricordo, tenutosi a Messina il 5 settembre 2019, presenziarono i figli Marta, Mariano, Chiara, Emanuela e Damiana (nata 33 giorni prima della tragedia) con i nipoti Nicola e Simona. Damiana presentò il suo video sulla figura del padre ricostruita procurandosi, con paziente ricerca, materiali storici pubblici e privati.
Le spoglie di Tullio Covre riposano nel Cimitero monumentale di Verona (tombe famiglia, zona A, intercolumnio, n. 0013).
(foto attuali dell’autore)