di Claudio Beccalossi – Redazione Panathlon Verona 1954
Milano, 11 giugno 2016 – Scesi senza fretta in tarda mattinata dal treno proveniente da Verona e m’infilai nel marasma della stazione Centrale dagli spintoni senza scuse, dalle gimcane tra trollies, dal farsi largo tra zombies piantati davanti ai pannelli informativi. Non fu a breve lasso di tempo il mio proseguimento verso Gerenzano-Turate ed allora me la presi comoda, curiosando tra la folla verso convogli od uscite.
Scorsi una figura dai capelli candidi mediaticamente familiare tra tanto bailamme (dal turco bayram, festa) che, zoppicando leggermente, si trascinò il suo trolley e camminò dietro una bella signora bionda dall’abbigliamento eccentrico.
«Ma è Gianni Rivera!», mi dissi e, punzecchiato come al solito dalla mia curiosità, pedinai la coppia aspettando il momento opportuno per scambiare qualche parola con l’ex Golden Boy del calcio internazionale. Ma i due, sempre l’uno dietro l’altra e con lei (la moglie Laura Marconi, sposata il 28 giugno 1987 e dalla quale ha avuto due figli, Gianni e Chantal, oltre a Nicole nata nel 1977 da una relazione con la soubrette Elisabetta Viviani) che, di tanto in tanto, si fermò ad aspettarlo, svicolarono tra la gente, s’arrestarono davanti all’ingresso del Freccia Club e, dopo aver parlottato, entrarono nella sala servendosi del loro badge.
Li osservai da pochi metri e tentai d’estrarre la macchina fotografica digitale sempre appresso nella borsa ma l’intenzione di scattar foto cozzò contro il loro rapido rintanarsi dentro.
«Prima o poi usciranno», mi consolai, convinto che dovessero salire a bordo di qualche treno in breve. M’appoggiai alla balaustra del vicino sottopassaggio e giochicchiai col cellulare.
E, intanto, mi ritornò alla mente quel famoso goal di Rivera al 111° del secondo tempo supplementare della “partita del secolo” del 17 giugno 1970 (come fu definito l’appassionante incontro di semifinale del Campionato mondiale di calcio disputato nello stadio “Azteca”, a Città del Messico, tra le nazionali di Italia e Germania Ovest), finita, lo sanno anche i sassi, 4 a 3 per gli azzurri.
La quarta rete segnata dal milanista (allora in polemica “staffetta” con l’interista Sandro Mazzola per volere del commissario tecnico Ferruccio Valcareggi) spiazzò perfettamente il portiere della Germania Ovest Josef Dieter Maier, noto come Sepp Maier, consentendo all’Italia di giocare la finale con il Brasile di Pelé il 21 giugno successivo, con la vittoria dei carioca per 4 a 1.
L’elettrizzante evento agonistico “costrinse”, quasi, a far apporre una targa commemorativa all’esterno dello stesso stadio perché fosse formalizzato nel tempo il “partido del siglo”.
A parte quel tira e molla con Mazzola, Giovanni (detto Gianni) Rivera (primo calciatore italiano ad aggiudicarsi nel 1969 il “Pallone d’oro” di France Football) fu da anni in auge nel calcio.
Nato a Valle San Bartolomeo, frazione di Alessandria, il 18 agosto 1943, esordì in Serie A nella squadra della sua città il 2 giugno 1959 (Alessandria-Internazionale, 1-1), a nemmeno 16 anni d’età, per poi passare al Milan con cui debuttò il 18 settembre 1960 (Alessandria-Milan di Coppa “Italia”, 3-5) e dove rimase fino all’ultima partita ufficiale disputata (Lazio-Milan, 1-1) il 13 maggio 1979, allo scoccare della sua 527^ presenza in Serie A (nell’Alessandria e nel Milan, con 170 goals realizzati tra campionati e coppe vari).
Indossò per la prima volta la maglia azzurra della Nazionale giovanile il 9 marzo 1960, in un’amichevole contro la Svizzera conclusasi 4-1, con due reti segnate proprio da Rivera. L’entrata nella Nazionale maggiore avvenne il 13 maggio 1962, ad appena 18 anni, in un’altra amichevole, stavolta a Bruxelles con il Belgio (3-1 per l’Italia). In totale, accumulò 60 presenze nella Nazionale principale (delle quali 4 come capitano), segnando 14 reti.
Gianni Rivera si lasciò anche ammaliare dalla politica, dopo aver ricevuto nel 1987 la proposta da Giovanni Goria e Bruno Tabacci di candidarsi con la Democrazia Cristiana alla Camera dei deputati nelle elezioni politiche.
Eletto, rimase fedele alla “balena bianca” fino al suo scioglimento, nel 1994, venendo riconfermato in altre liste (Patto Segni, Rinnovamento Italiano, I Democratici, Democrazia è Libertà-La Margherita, Rosa per l’Italia, Centro Democratico) ricoprendo rilevanti incarichi parlamentari (segretario di Presidenza della Camera dei Deputati, vice presidente della Giunta per le Elezioni, membro della IV Commissione Difesa, della VIII Commissione Ambiente, dell’XI Commissione Lavoro, della XII Commissione Affari Sociali, Sottosegretario di Stato alla Difesa).
Nel 2005 subentrò a Mercedes Bresso, eletta presidente della Regione Piemonte, in qualità di deputato del Parlamento Europeo al quale l’ex calciatore era stato candidato nelle elezioni del 2004 per Uniti nell’Ulivo. Una carriera politica di primo piano, pur con qualche terminale intoppo di consensi, come fu la precedente, sotto gli stessi riflettori della popolarità.
È questo il sintetico “ritratto” del Gianni Rivera che attesi al… varco per almeno una foto.
Fece infine capolino dal Freccia Club, preceduto ancora dalla moglie Laura. Percorse pochi passi prima del mio avvicinarmi a lui per una stretta di mano resa difficoltosa dal suo trolley. Gli chiesi il permesso di fargli una foto ed annuì esortandomi a fare in fretta per incombenze di treno.
Poi, lo guardai mentre s’allontanò con faticosa deambulazione che m’immalinconì per il nutrito capitolo di maschia storia calcistica da lui interpretato in un dolciastro ieri…