di Francesco Schillirò – Redazione Panathlon Napoli Area 11 Campania
Forse quel che scrivo può stimolare delle cattive interpretazioni ,ma avendo anche attivamente praticato lo sport,so che quello che si dice e si fa in campo,deve rimanere sul campo e non deve essere portato nella routine della vita quotidiana.Molto si sta parlando della diatriba tra Juan Jesus e Acerbi ;io mi domando qual’è il motivo del contendere?
Andando nell’Africa nera a noi viene detto “ uomo bianco” perché il nostro colore della pelle è così,ci dovremmo offendere? .
Nello stesso momento che ci offendiamo,dimostriamo di sentirci “ inferiori”.
L’errore valutativo del grado di offesa sta in chi la fa e in chi pensa di subirla.
Acerbi nella sua squadra ha avuto compagni di colore scuro con cui si è abbracciato e goduto delle vittorie.
Juan Jesus ,che stimo molto come uomo e giocatore, nella sua squadra ha compagni bianchi con cui si abbraccia e ha goduto per lo scudetto vinto.
Ergo bisogna evitare di dimostrare delle crepe caratteriali che possano stimolare delle sollecitazioni al fine di influire sulla lucidità prestazionale.
Questo sta nel gioco per il “fine giustifica i mezzi”,frase che definisce il machiavellismo e che ci può stare anche nello sport.
Tutti ricordiamo il caso Zidane vs Materazzi con azione/ reazione umana ma non sportiva.
Ma di questi eventi lo sport è pieno e mi fa tornar in mette la frase di Orwell ( che non condivido n.d.r.):”lo sport serio non ha nulla a che fare con il Fair play,è legato all’odio e alla gelosia , alla vanagloria ,all’inosservanza di tutte le regole e al sadico piacere della violenza inutile.In altre parole è la guerra meno lo sparo “.
Ma è questo che vuole anche una flangia estrema del pubblico.
Fortunatamente non siamo ai tempi dei romani dove si aveva diritto di vita o di morte sui gladiatori ma purtroppo …….il lupo cambia il pelo ma non il vizio.