Per PILLOLE DI STORIA Nicolò Carosio, padre del giornalismo sportivo radiofonico
di Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Fu una radiocronaca immaginaria di Juventus-Torino a convincere gli allora dirigenti dell’EIAR, attuale RAI, ad assumere quel venticinquenne palermitano che rispondeva al nome di Nicolò Carosio, padre di radiocronisti e telecronisti italiani che lo hanno seguito nel tempo. Quella voce calda dai modi signorili ed incalzanti aveva avuto la forza di fare vivere la partita come se la si stesse vedendo dalle tribune di un qualsiasi distante stadio ma al contempo vicino.
La sua incalzante narrazione aveva la forza di regalare ai radioascoltatori momenti di continue grandi emozioni attraverso le immagini create dalla fantasia dei singoli.
Nicolò Carosio fu il cantore per antonomasia della storia della Nazionale per ben trentasette anni, durante i quali esaltò le epiche gesta degli Azzurri Campioni del Mondo nel 1943 in Italia e nel 1938 in Francia.
L’esordio radiofonico avvenne l’1 gennaio 1933 dallo stadio Littoriale di Bologna per l’incontro amichevole contro i panzer tedeschi, vinto dall’Italia 3-1.
La sua radiocronaca era permeata da un forte aplomb signorile tipicamente British. Non era certamente quello odierno urlato, spesso fuori dalle righe. D’altronde la sua idea era nata in Inghilterra, dove però la si faceva post partita, e non come cronaca diretta.
Così quel baffuto siciliano, presentatosi coraggiosamente all’EIAR (Ente Italiano Audizione Radiofoniche, nato nel 1927) in via Arsenale, 21 – Torino, regalò agli italiani il sogno del calcio, un sogno che ancora perdura.
Le nuove generazioni sono però orfane di quel suo “Quasi rete”, capace di fare sobbalzare i cuori. Chissà se il pallone descritto era fuori di qualche centimetro o qualche metro, l’importante era l’emozione che quel quasi procurava.