Accolto con un tripudio di folla il corridore sloveno trionfatore della corsa ‘rosa’ con un finale che ha tenuto col fiato sospeso milioni di appassionati
di Ludovico Malorgio – Redazione Lecce Area8 Puglia Calabria Basilicata
Il 106° Giro d’Italia ha fatto scoprire a molti appassionati di ciclismo Primoz Roglic, il vincitore con l’impresa compiuta nella cronoscalata Tarvisio-Monte Lussari. Il corridore sloveno, 33 anni, ha tagliato il traguardo della penultima tappa con un vantaggio di 40” sulla maglia rosa Geraint Thomas, che alla partenza lo precedeva di 26” in classifica generale, ed ha concluso il Giro con un distacco di 14” sul suo rivale-amico gallese. Certamente non era uno sconosciuto, tutt’altro, ma il trionfo nella grande corsa ‘rosa’, in aggiunta ad altri grandi successi ottenuti in carriera, ha consegnato Roglic alla storia del ciclismo internazionale. Primoz ha vinto tre volte la Vuelta (2019-20-21), si è classificato secondo al Tour del 2020, è stato oro olimpico della cronometro a Tokio 2020, ha vinto la Tirreno-Adriatico (‘19), la Liegi-Bastogne-Liegi (‘20), la Parigi-Nizza (‘22), tre tappe al Tour e quattro al Giro d’Italia, che tre anni or sono ha concluso al secondo posto. Il suo ‘palmares’, come si nota, è prestigioso, ma è stato il Giro d’Italia, concluso in maglia rosa, a dargli la grande e meritata notorietà, perché come pochi altri eventi sportivi al mondo, la grande corsa italiana sa esaltare, trascinare ed entusiasmare. La città di Roma e la sua gente hanno accolto Primoz col vestito della festa. Si è stimato che un milione di persone di ogni età abbia fatto ala al passaggio dei corridori lungo il percorso cittadino che portava all’ultimo traguardo del Giro. E’ certo, inoltre, che ben 800 milioni di spettatori lo abbiano guardato in Tv nei 200 Paesi del mondo collegati con la Rai. Sono cifre pazzesche, che dimostrano quanto sia grande la forza trainante del ciclismo sul turismo e le enormi ricadute sull’economia. Avendo avuto la possibilità di seguire in carovana tre tappe dell’86° Giro d’Italia partito da Lecce nel 2003 (Arezzo-Montecatini, Montecatini-Faenza, Faenza-Sa Donà di Piave) mi permetto di aggiungere, che l’interesse e la passione che desta e il coinvolgimento emotivo che provoca questo sport nella gente comune, siano davvero unici nel panorama sportivo e ad ogni livello di competizione.
LA CARRIERA – Il personaggio è, a dir poco, interessante, per certi aspetti affascinante, per il suo passato di uomo e di sportivo. Qualche anno fa, Roglic, alla soglia dei 30 anni, fu definito ‘astro nascente’ del ciclismo internazionale. Questo ci permette di dire che come campione è maturato piuttosto tardi, come si può evincere dalla sua carriera. Primoz, che ha nel nome il suo destino, infatti, si è avvicinato al ciclismo con un certo ritardo. Fino a 18 anni ha praticato con grande successo lo sci tanto che nel 2007 vinse il ‘Mondiale’ juniores nel salto, che si svolse a Tarvisio, la stessa città da dove qualche giorno fa è partita la crono scalata del monte Lussari, che gli ha permesso di vincere il Giro. La moglie Lora, in proposito, ha rivelato che appena conosciuto il percorso del nostra corsa Primoz aveva segnato sul calendario la data della tappa che partiva da Tarvisio. Forse era scritto nel destino, che quindici anni dopo, nello stesso posto, in Italia a meno di duecento km da Trbovlje, la città slovena in cui è nato, Roglic avrebbe ripetuto quel trionfo in sella a una bicicletta da corsa. Le gravi conseguenze di una spaventosa caduta dal trampolino di Planica un mese dopo la vittoria iridata del 2007, lo indussero a cambiare sport dopo una lunga convalescenza. Doveva rimettersi in forma e la bicicletta era l’ideale per la rieducazione. Si rivelò una scelta definitiva, ma aveva già 22 anni quando nel 2011 iniziò a correre nei cicloamatori. Nel 2013 si ritrovò nell’Adria Mobil Cycling Team, la prima squadra professionistica della Slovenia, e
dopo tre stagioni approdò alla Jumbo Visma, la formazione olandese tra le più forti del mondo, con cui corre tutt’ora. Primoz ha dimostrato di saper vincere su tutti i terreni, ma la cronometro è la sua specialità. Delle 73 vittorie conseguite sono 18 le cronometro. Al Giro sentiva a pelle che avrebbe vinto la Tarvisio-Monte Lussardi. Così è stato, ma forse non immaginava che la vittoria sarebbe stata decisiva per vincere il Giro con cui aveva un conto in sospeso. Si racconta, infatti, che nella edizione del 2019 Primoz ebbe un bisticcio con il nostro Nibali, che finì col favorire l’ecuadoriano Richard Carapaz, vincitore della corsa rosa. Questo episodio spiacevole, però, non ha scalfito l’immagine di questo campione che fa della saggezza e della semplicità le sue qualità migliori.
ROGLIC E ROMA – Innamorato dell’Italia, Primoz è rimasto affascinato dalla città eterna. “ Sono rimasto a bocca aperta, non ero mai stato a Roma, è uno scenario incredibile” ha dichiarato guardando il Colosseo prima di ricevere la maglia rosa dalle mani del ‘ritrovato’ amico Nibali e il Trofeo del vincitore dal Presidente Mattarella. Padre e marito esemplare, ha sposato Lora che praticava lo sci di fondo, è un padre molto presente di Lev e Aleks. Spesso porta la famiglia dove è impegnato per le corse. << Ho sofferto tanto, sono molto orgoglioso di quello che ho fatto – ha commentato Roglic a fine corsa – la terribile caduta di Planica, un altro incidente accaduto al Tour del 2021, che mi ha costretto ad operami alla spalla, sono stati dei momenti terribili, ma ho sempre avuto la forza ed il coraggio di rialzarmi. Questa vittoria è importantissima per la mia carriera e per la mia vita>>. Primoz ha fatto sua la corsa rosa con la vittoria nella penultima tappa, in cui ha vissuto un piccolo dramma per caduta della catena, che gli ha fatto perdere secondi preziosi. << Devo ringraziare mille volte quell’uomo grande grande che mi ha spinto così forte per farmi ripartire>> ha tenuto a far sapere Roglic. Per ironia della sorte quell’uomo, come ha scritto la ‘Gazzetta dello Sport’ è Mtja Meznar, un compagno del quartetto juniores sloveno con cui Primoz aveva vinto il mondiale del salto con gli sci nel 2007. <<Non l’avevo riconosciuto subito – ha dichiarato il campione sloveno – ci eravamo un poco persi di vista, ma sapevo che spesso veniva vedermi in gara, è mio grande tifoso. Non potevo immaginare che mi sarebbe stato di grandissimo aiuto in un momento tanto delicato ed importante della mia carriera di corridore. E’ stata una coincidenza pazzesca >>. Si può dire che questo episodio fortunato, che ha dell’incredibile, lo abbia ripagato almeno in parte, delle disgrazie e delle sofferenze patite in carriera. Un vecchio adagio recita che ‘il Signore non paga mai al sabato’, significando che, nel bene e nel male, è sempre incerta la resa dei conti. A Roglic è accaduto il 27 maggio scorso. Era di sabato.
I RICORDI DI LUDOVICO MALORGIO