“Dica 33”, Rubrica a cura Dott. Piera Vettori – Redazione Castelfranco Veneto Area1 Veneto – Trentino/AA
Perché effettuare un test da sforzo?
Per valutazione funzionale nell’atleta
Per prescrizione dell’esercizio fisico sia in ambito sportivo che in campo riabilitativo
Per diagnosi in caso di sintomatologia di dolore toracico di dubbia interpretazione
Per valutazione dell’andamento di aritmie e della pressione arteriosa
Per valutazione del consumo massimo di ossigeno
Nato intorno agli anni 30 del secolo scorso e perfezionato nel corso dei decenni (Bruce negli anni 60 capì l’importanza della monitorizzazione continua dell’elettrocardiogramma e della pressione arteriosa durante la prova ) è un test ancora molto utilizzato nella diagnostica cardiologica attuale e qualche volta da solo è in grado di diagnosticare una patologia coronarica mentre in altri casi va a confermare ipotesi diagnostiche alternative assieme ad altre procedure quali l’ecocardiogramma, l’ elettrocardiogramma dinamico secondo Holter, la risonanza magnetica cardiaca e talvolta altre ancora più sofisticate tipo la scintigrafia miocardica, l’angio-Tac coronarica, lo studio della riserva coronarica, la coronarografia….
Va distinto lo scenario clinico per cui si esegue il test da sforzo e cioè se si effettua nei soggetti sedentari o nei soggetti attivi, in soggetti presumibilmente sani (in ambito di medicina dello sport agonistico od anche non agonistico per discipline sportive ad elevato impegno cardiovascolare) o in soggetti affetti da patologia cronica (cardiopatia ischemica, dopo intervento di rivascolarizzazione coronarica con stent o con bypass aorto coronarico).
Esistono diverse tipologie di macchinari per il test da sforzo (cicloergometro, treadmill, ergometro a manovella i più utilizzati) e diversi tipi di protocollo (a carico costante, a carico incrementale, continuo -a rampa, discontinuo -a gradini).
L’ambulatorio dove viene eseguito il test deve avere a disposizione oltre che ovviamente il cardiologo o il medico dello sport anche personale infermieristico con formazione adeguata, farmaci per le eventuali emergenze, per la verità piuttosto rare (rischio di morte è inferiore a 0,01 %, il rischio di infarto è inferiore a 0,05%, il rischio di complicanze che richiedano una ospedalizzazione è inferiore allo 0,2%).
Dopo aver acquisito i dati anagrafici ed il consenso informato, dopo aver raccolto l’anamnesi, aver visitato il soggetto, aver eseguito l’elettrocardiogramma a riposo e dopo aver stabilito che non sussistono controindicazioni all’effettuazione del test si inizia la prova ; ogni due minuti viene misurata la pressione e stampata la traccia elettrocardiografica che viene comunque sempre visualizzata al monitor; il test per essere considerato attendibile va protratto fino ad esaurimento muscolare o almeno fino al raggiungimento dell’85% della frequenza cardiaca massima prevista per l’età del soggetto che effettua la prova.
La pressione massima deve salire, ma non deve superare un certo limite (240/90 mm Hg) e deve rientrare entro valori “normali” entro circa 6 minuti dalla fine dello sforzo.
Il mancato incremento della pressione costituisce un criterio di interruzione del test così come la comparsa di aritmie ripetitive o gravi o minacciose per la salute e per la vita del soggetto così come la comparsa di sincope.
Il cardiologo deve valutare l’attendibilità dell’esame, l’assenza o la comparsa di alterazioni elettrocardiografiche suggestive di ischemia miocardica, l’assenza o la comparsa di aritmie e la loro identificazione morfologica, l’andamento dei valori di pressione e la presenza di sintomi: in base a questi dati può interpretare il test da sforzo come negativo o come positivo per aritmie, per risposta di tipo ipertensivo, per ischemia miocardica etc.
In caso di negatività del test si può pensare che in assenza di fattori di rischio cardiovascolari ed in assenza di sintomi il soggetto sia da considerarsi ragionevolmente non affetto da malattia coronarica e sia eligibile all’attività sportiva, anche agonistica (anche se a volte purtroppo ci può essere qualche sorpresa, soprattutto al di sopra di una certa età)
Diversa è la situazione in caso di positività del test e qui vanno valutati il contesto clinico, l’età, la presenza di sintomi e di eventuali comorbidità…caso per caso si opta per approfondimenti diagnostici ulteriori e/o per presa in carico ed in cura del soggetto che a questo punto spesso passa dalla condizione di “atleta” a quella meno simpatica di “paziente” e diventa un paziente vero e proprio! E come tale andrà sottoposto a coronarografia ed altre indagini.
Il test da sforzo presenta delle particolarità in alcuni casi come nei soggetti disabili, negli obesi e nei soggetti di genere femminile; si tratta di peculiarità tecniche di difficile spiegazione ai non addetti ai lavori, ma che invece gli addetti ai lavori ben conoscono e valutano con attenzione e competenza.
Oltre alle linee guida delle Società scientifiche italiane anche quelle della Società europea di Cardiologia (ed anche in larga parte quelle d’oltre oceano) condividono l’impostazione di questa nota in tema di test da sforzo confermandone l’importanza per la pratica di esercizio fisico in sicurezza.
Le foto, i video, le caricature, i ritratti, presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà immediatamente alla rimozione delle immagini utilizzate, segnalando prontamente il nome del fotografo. Si ringrazia comunque l’autore.
N.B. IL PANATHLON E’ UN’ASSOCIAZIONE APOLITICA ED ACONFESSIONALE SENZA SCOPI DI LUCRO CHE HA COME FINALITA’ LA DIVULGAZIONE DELLA CULTURA ED I VALORI ETICI DELLO SPORT.