Visto che la Striscia di Francesco Schillirò cita il Pancrazio, ve lo riproponiamo in questo articolo uscito il 20.02.2020.
La regola del “Pancrazio”, se applicata al morso recente di Suarez a Chiellini, avrebbe sanzionato l’uruguagio con le frustate dell’arbitro o dell’allenatore.
Qualcuno, dopo queste due righe, si chiede che cosa sia il Pancrazio. Non è comunque il nome mitico di un eroe del passato, Pancrazio è più semplicemente la denominazione di un tipo di lotta ammesso ai Giochi Olimpici del 648 avanti Cristo, e molto in voga a quei tempi.
In quel tipo di lotta era ammesso di tutto dai calci, ai pugni, ai più svariati colpi mancini pur di abbattere l’avversario, ma guai a chi mordeva o graffiava l’altro contendente con le unghie o addirittura infilava un dito nell’occhio del malcapitato avversario di turno. Chi faceva questo era appunto punito con scudisciate sia dall’arbitro che dal proprio allenatore.
Il Pancrazio ha la sua origine nella parola greca Pankration, che a sua volta è la composizione tra altri due vocaboli: Pan, equivalente a tutto, e Kratos, che significa potenza. In parole povere la forza onnipotente.
Chi, dunque, vinceva era considerato un uomo onnipotente. E di quei tempi esserlo equivaleva conquistare uno scenario pubblico che portava vantaggi sociali oltre che sportivi, un po’ come accade ai nostri giorni.
Chi poi era famoso diveniva una sorta d’invincibile, quasi un semidio.
Il Pancrazio era un mix tra lotta e pugilato combattuto a mani nude e, come abbiamo già detto, senza esclusione di colpi. Gli incontri non avevano limite di tempo, un po’ come la boxe di fine XIX secolo, che a differenza era però suddivisa in round, e terminavano con lo sfinimento di uno dei due atleti.
I contendenti, poiché si combatteva d’estate all’aperto, si cospargevano il corpo di olio di oliva per evitare le ustioni dei perpendicolari raggi del sole troppo forti, anche perché gli incontri avvenivano spesso nelle ore centrali della giornata, quando i raggi sono perpendicolari.
Il ring, se così lo possiamo definire, era un’area sabbiosa. Si può quindi immaginare come si riducevano i contendenti tra l’olio e la sabbia che si appiccicava al corpo. Proprio a causa di quest’ultima si narra che Arracchione fu l’unico lottatore che vinse da morto. Il malcapitato trionfatore, proprio nel momento in cui l’avversario alzava il dito in segno di resa, si spezzava una vertebra e cadendo a faccia in giù rimaneva soffocato dalla bionda sabbia.
Vero o falso che sia Arracchione è così entrato nella leggenda per essere l’unico atleta vittorioso da morto.
Pièrre Fredy De Coubertin non ne volle proprio sapere d’introdurre il Pancrazio, ritenendolo troppo violento e non in linea con lo spirito olimpico. Oggi, il Pancrazio, è praticato quale sport dimostrativo senza però alcuna violenza.
MR