di Giovanni Lodetti
La scherma è una lotta, certo, ma egualmente un gioco con tutto quello che vi è di serio. La parola scherma pare derivi dal tedesco “schirmen” e significa proteggere-difendere; un problema, quello della protezione dai pericoli “esterni” manifesti, che ha condizionato l’uomo sin dall’inizio della sua esistenza. Se si potesse far risorgere l’uomo primitivo nei tempi in cui è la genesi della scherma per porgli la domanda “Cos ‘è la scherma?” egli risponderebbe “E’ la vita, la forza!” Infatti per Cornelio Altomare Maestro d’arme d ‘inizio del secolo scorso, egli era nudo con armi naturali insufficienti (mani, unghie, denti), in continua lotta con gli animali che doveva uccidere per difendersi o procurarsi del cibo. Si “elevò” da bruto ad uomo quando portò i primi movimenti schermistici da poter eseguire con i sassi, i rami o le ossa degli animali. Sentì così di essere più forte di poter aggredire, o difendersi meglio, di poter vivere più a lungo.Non credo che Stanley Kubrick famoso regista, conoscesse le parole qui riportate di un anziano Maestro italiano, sta di fatti che nel suo famoso film “2001 Odissea nello Spazio”, l’omega dell’intelligenza infusa dalla pietra “filosofale ” all’uomo passa per un episodio analogo alla descrizione sopra vista. Lo sfogo aggressivo dell’uomo “sapiens” è convogliato attraverso un mezzo e per un fine che allieva un disagio, se non fosse altro quello di portare a casa la pelle. Con il passare del tempo le cose si sono indubbiamente addolcite, rimane comunque la matrice “difensivistica-offensivistica dell’azione schermistica, ovvero un’azione liberatoria con un fine preciso: “lo scarico emotivo”. Passerà molto tempo prima che incominci a delinearsi nella storia evolutiva dell’ uomo un agonismo elevato che come abbiamo già visto è una mitigazione di quello primitivo esclusivamente violento. Nascono con il concetto di “agone” appunto quelle leghe politico-religiose chiamate “amifizonie” sorte per propagare lo spirito cavalleresco nel combattimento e la generosità verso il nemico. Si può considerare questo un primo tentativo “istituzionalizzato” di mitigare le forze istintuali dell’aggressività. oi vi sarà nel Medioevo il ” Giudizio di Dio” che delimiterà gli ambiti sociali in cui si manifesta in questo modo lo scarico aggressivo. Poi nel Rinascimento con il fiorire di scuole di scherma che insegnavano (per scopi si educativi, ma anche mondani) con armi incruenti al fine di “toccar senza essere toccato” si diede inizio alla convenzione schermistica atta a verificar “per gioco” per diletto chi avesse ragione dei due contendenti. Ora per un buffo caso la parola diletto si pensa sia alla base della parola “sport ” che viene fatta risalire al Boccaccio in riferimento allo svagarsi per diletto spostandosi da un attività all’altra senza uno scopo preciso se non quello di far passare il tempo in modo piacevole. Infine la scherma diventa un’attività sportiva presente sin dalle prime Olimpiadi Moderne di Atene nel 1896 e con un sistema elettrico ed imparziale di rivelazione dell’attribuzione del colpo vincente, diventa accessibile anche al grande pubblico. Nel gioco sportivo della scherma moderna ciascuno gioca all’occorrenza dell’altro, per esprimersi, per meglio conoscere i suoi limiti, misurare le sue reazioni. Il contatto diretto è sanzionato, è uno sport che si applica a due; non è solipsistico, vi é una situazione di antagonismo duale mediata da un attrezzo, un metro di metallo che non permette il contatto diretto allontanando i protagonisti e pertanto diminuisce i rischi di reazioni aggressive eccessivi.Vi sono regole ferree che vanno apprese altrimenti “non c’è partita” ed è assolutamente bandita l’intenzionalità di recare danno fisico all’antagonista La situazione di viso a viso dentro uno spazio determinato favoriscono la capacità di osservare il campo di azione e di limitarlo. Si porta una maschera occupando un mondo anche diverso, si impara a disporre di un tempo in cui agire o meno. La mutevolezza e la imprevedibilità degli eventi costringono ad una continua riorganizzazione del proprio schema corporeo. Ad una mossa non sempre corrisponde una contromossa, cosi come ad un tempo esecutivo non sempre corrisponde il suo corrispettivo. L’espressione metacomunicativa è intensa.Si può considerare l’attività schermistica ed il suo processo di acquisizione come un continuo adattamento attraverso le regole alla necessità di moderare la nostra esigenza pulsionale di sopraffazione che ci porterebbe a non trovare se fosse sempre appagata più nessuno su cui applicarla. Come il bambino, si adatta con i suoi meccanismi di difesa al mondo che lo circonda, così attraverso un gioco così complesso da divenire sport, si adatta attraverso grazie sempre ai meccanismi di difesa ad un’attività che lo attacca sia fisicamente che psichicamente “per gioco” s’intende.