RUOTE D’ORO – Gold Wheels – Capitolo n. 38
Di Roberto Gerosa – Verona Area1 Veneto Trentino/AA
Fu l’ultima nata in Autobianchi (Gruppo Fiat), una vettura graziosa, funzionale e con un’ottima accessibilità di impiego del bagagliaio anche grazie allo schienale ribaltabile che ne aumentava la superficie di carico. Presentata al Salone di Torino nel 1969, si pensava fosse l’anti Mini ma, si comprese subito che aveva una sua identità, rivolgendosi a una disparatissima categoria di utenti. Il progetto fu affidato all’ingegner Dante Giacosa (1905/1996) lo stesso che progettò nel 1936 la Fiat 500 “Topolino” e che in seguito, divenuto direttore responsabile di tutti i veicoli costruiti dalla Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino) nel 1946, ideò nel ’49 la 500 C dotata di riscaldamento interno e negli anni a seguire la Fiat 600, la 600 multipla, la nuova 500, la Giardiniera (station wagon) e nel 1964 la prima vettura a trazione anteriore: l’Autobianchi Primula. Seguirono, sempre con trazione anteriore, l’Autobianchi A 112 di cui parleremo oggi e la Fiat 128 che fu la prima con Marchio Fiat a trazione anteriore (vedi capitolo n.28 di giugno 2021). La A 112 aveva in origine una cilindrata di 903cc, una potenza massima di 44CV a 5800 giri, un albero a camme laterale con catena, il raffreddamento ad acqua, un carburatore mono corpo invertito Weber da 32 IBA e una carrozzeria portante.
Dal 1971 al 1984 fu costruito il modello Abarth, prendendo il nome da Karl Abarth, preparata in origine per le gare, ma poi costruita in serie. Questa piccola vettura sportiva, come lo fu la Mini Cooper, si propose come un’auto grintosa pensata però anche per il gentil sesso che a quei tempi iniziava a popolare maggiormente le strade Italiane. Nel 1971 il modello Abarth destinato alla produzione aveva 58 CV e una cilindrata di 982cc maggiorata, ma nel 1975 divenne da 70 CV e da 1050 cc ed era in grado di raggiungere una velocità di 160 km/h.
In quegli anni (credo ‘77) conobbi e strinsi amicizia con Flavio, un mio avversario sportivo che guidava una A 112 Abarth del 1973 seconda serie nelle gare di abilità (gimkane) che si svolgevano nelle vicinanze di Carpi (MO). Lo rincontrai dopo diversi anni (1985) in occasione della festa del Patrono del suo paese, Rolo in provincia di Reggio Emilia il cui nome antico era -Ariolas- così trascritto in un documento del 772, assieme alla sua compagna Roberta, una simpatica ragazza che mi regalò un suo disegno, classica generosità del segno zodiacale “leone”. Flavio, tra altri argomenti di discussione, mi raccontò che questa piccola comunità di circa 4000 abitanti era uno dei paesi d’Italia, forse l’unico, ad aver avuto in epoca feudale un territorio parrocchiale amministrato da tre diocesi: dal 1815 al luglio del 1820 quella di Reggio Emilia, da agosto del 1820 al 1872 quella di Mantova e dal ’73 ad oggi quella di Carpi. Mi incuriosì un particolare del suo racconto, e cioè che Rolo era titolare di un documento che permetteva al Consiglio comunale il diritto di nomina del rettore (parroco) della loro Pieve, la chiesa dedicata a San Zenone; in pratica un “ius spirituali annexum”.
Mi diceva che tale diritto risaliva ad un retaggio di giuspatronato concesso alla famiglia Sessi, feudatari di Rolo dal 1380 al 1766, trasmesso poi in eredità alla comunità nel 1776 a seguito della morte, senza discendenti, del Marchese Gaetano Sessi, conte di Rolo. Tale diritto, non dopo pochi ricorsi, sancito dalla pergamena conservata presso l’archivio di Stato di Ravenna mentre la trascrizione originale dell’atto si trova presso la Curia Vescovile di Carpi, venne esercitato nel 1839 con la nomina del parroco, Don Giulio Lusenti. Si ritiene però che questa “osmosi” non sia più immaginabile in quanto contraddirebbe la laicità e il pluralismo culturale e confessionale di quella “libertas ecclesiae” che la Chiesa Cattolica ha correttamente rivendicato con il Concilio Vaticano II iniziato nel 1962 e terminato nel 1965. Ritornato a Rolo recentemente, ho appreso che il Consiglio comunale mantiene però ancora oggi questa tradizione e, a ogni cambio di parroco, delibera e protocolla l’evento come risulta dalle registrazioni n. 52 del 5.11.2015 e la recente del 09.01.2022.
Tornando alla A 112, la serie Abarth è oggi una delle auto storiche molto richieste dagli sportivi per partecipare a gare di regolarità, di slalom e nei rally storici.
“Se gommo tiene, io vince gara! Se gommo non tiene, io come bomba dentro montagna. . .” -Markku Alen-
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-Gli appuntamenti di aprile: 02 “Raduno Parco Giardino Sigurtà” -HCCVerona-. 03 “Festival Monza” -ACI Storico-. 09/10 “ASI Youngtimer StyleFest” -Benaco Auto Classiche Verona-. 09/10 “Incontro con esposizione mezzi a Peschiera” -VCC EnricoBernardi Verona-. 10 “Inaugurazione autopista” -VCC Legnago Verona-.
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3 Comments
Lucio
Dopo la 600 di Papà (targata VR102104), con la quale superai l’esame di guida da privatista con l’ing Ghezzi, la A 112 (targata VR 310982), fu la “prima” auto intestata a me. Mi pareva un sogno… Era il 1972. Piccola e veloce ma non disponeva ancora del servosterzo. Quanti ricordi ! Ci feci anche il viaggio di nozze…. 😇.
Vanna
Grazie Roberto. Molto bello e davvero gradevole la lettura. Hai solleticato anche l’ orgoglio rolese. In effetti, ormai si tratta solo di una tradizione senza un reale valore legale. Rimane perché è una testimonianza tangibile del nostro illustre passato e i rolesi ci tengono davvero.
Gianni
Come spesso accade Roberto Gerosa oltre a coinvolgerci con la sua passione delle auto storiche ci permette di conoscere meglio le realtà nascoste della nostra bella Italia
Gianni