Di Maurizio Nasi – Governatore Area3 Piemonte Valle D’Aosta
Bentornata Olimpiade. A pochi mesi da quella estiva di Tokyo ecco quella invernale di Pechino. Siano esse estive o invernali sono la grande occasione per riconciliarci con lo sport con la “esse” maiuscola, con lo spirito olimpico, con il trionfo delle discipline che molti impropriamente definiscono “minori” ma che riempiono ii nostro medagliere. Senza poi dimenticare le Paralimpiadi, la vera essenza dello sport, proiettate verso un futuro, forse non molto lontano stante le ”performance”, dove normodotati e non gareggeranno insieme. Abbiamo ancora negli occhi i colori, la gente, i volontari di Torino 2006 e già siamo a Pechino. Una olimpiade blindatissima, con tamponi ad ogni angolo, minacciata da boicottaggi ”politici” ed al buio perché si sono avute poche possibilità di provare piste e strutture. E’ la scommessa sportiva di Xi Jinping per la consacrazione de/la leadership cinese.
Da Torino siamo usciti forti, vincenti, medagliati. Oggi il Circa Bianco ci applaude e ci teme, ma quanta fatica abbiamo fatto, nel passato, per essere ammessi nel “gotha” delle nazioni delle discipline del “freddo “. Per vincere una medaglia l’Italia ha dovuto attendere ben 24 anni dalla prima edizione delle Olimpiadi Invernali, quella di Chamonix nel 1924, dove il primo atleta, in assoluto, a vincere una medaglia olimpica Ju l’americano Charles Jewtraw, nella gara di pattinaggio veloce. La prima squadra azzurra Ju rappresentata da un gruppo di alpini autorizzati a partecipare dal generale Diaz, Ministro de/la Guerra. Poi le edizioni di St. Moritz, Lake Placid, Garmisch-Partenkirchen ci vedono sempre lontani dal podio.
Finalmente nel 1948 a St. Moritz la prima medaglia olimpica italiana: Nino Bibbia, vinse l’oro in uno sport ai più sconosciuto, lo skeleton. Poi a Oslo nel 1952, ii grande Zeno Colo vinse l’oro nella discesa libera, inventando la posizione a “uovo”. Dal 1956 a Cortina d’Ampezzo a Grenoble nel 1968, i Giochi Olimpici sono dominati da Toni Sailer vincitore di tre ori nella discesa, gigante e slalom, record poi eguagliato 12 anni dopo da Jean- Claude Killy, mentre Eugenio Monti, il “rosso volante”, conquista in due edizioni un bronzo che gronda ”fair play” ed un oro nel bob a quattro con ii panathleta novarese Mario Armano. A Sapporo, nel 1972, prende corpo la “valanga azzurra” con un oro e un argento di Gustav Thoeni.
Nel 1976 oro di Piero Gros, argento di Gustav Thoeni e di Claudia Giordani a Innsbruck, dove la libera e dominata da “kaiser” Franz Klammer. A Lake Placid nel 1980, la “stella” e lo svedese Ingemar Stenmark, ma ii “miracolo” lo Janna i giovani americani dell ‘hockey che sconfiggono ii colosso russo. Nelle edizioni di
Calgary 1988 e Albertville 1992 esplode la “bomba” Alberto Tomba, primo atleta a vincere due volte lo stesso titolo olimpico. Da Lillehammer nel 1994 a Salt Lake City nel 2002, dominano le donne italiane che conquistano con Stefania Belmondo, Manuela Di Centa, Deborah Compagnoni, la Paruzzi e la Ceccarelli medaglie di diverso metallo. E poi le cinque medaglie di Vancouver nel 2010, con l’oro di Razzoli dopo Tomba, le otto medaglie, non del metallo nobile, di Sochi sul Mar Nero nel 2014 e poi le dieci di PyeongChang nel 2018 con tre ori al femminile: Arianna Fontana, Michela Moioli e Sofia Goggia.
Per due settimane torneremo a parlare di Biathlon, Bob, Curling, Freestyle, Pattinaggio, Short Track, Saito, Skeleton, Snowboard. Il nostro interesse lieviterà verso l’universo dei pinguini, dove l’uomo deve confrontarsi oltre che con se stesso e con i propri limiti, con il freddo, l’ingannevole ghiaccio, una imprevedibile nevicata.
Tra i convocati per la spedizione azzurra a Pechino molti sono del nostro territorio, della nostra Area: i valdostani Federica Brignone nello sci alpino, nel fondo Federico Pellegrino, Francesco De Fabiani e Greta Laurente poi Didier Bionaz, Michela Carrara e Samuela Comola per il biathlon, Lorenzo Sommariva e Francesca Gallina nello snowboard cross. E ancora la cuneese Marta Bassino con la torinese Anita Gulli nello sci alpino, ii vercellese Amedeo Bagnis e l’alessandrina Valentina Margaglio nello skeleton, Lorenzo Gennero di Bardonecchia nello sci freestyle e il torinese Andrea Cassinelli nello short track.
E allora tutti dietro a Michela Moioli e Giacomo Bertagnolli, i portabandiera dell’Italia, sognando di ripetere i risultati dell’ultima olimpiade o di quella di Torino. Poi ci vedremo a Milano e Cortina tra quattro anni.
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