di Massimo Rosa
Origini del Panathlon: le idee di T. Arnold
In molti si chiedono cos’è il Panathlon, spesso lo scambiano per Pantheon, per Biathlon, per Pentathlon…così noi vi raccontiamo il perché di questo nome, le sue origini e le sue finalità. Auspicando che possiate entrare nella sua grande famiglia.
Il Panathlon nasce a Venezia nel 1951. Di sicuro bisogna partire da lontano per capire l’evoluzione del pensiero che fece nascere e progredire lo sport moderno, e quindi quello dei nostri padri fondatori.
Partiamo da un personaggio quasi del tutto sconosciuto, il pedagogo inglese Thomas Arnold (leggi articolo riportato), che può esserne riconosciuto come padre, il quale ebbe l’intuito educativo di portare lo sport nelle Public School, scuole private, contrariamente al nome, riservate alla élite inglese ancora oggi: correva l’anno 1820.
Il suo obiettivo era quello di forgiare le future classi dirigenti del Regno Unito. Come? Attraverso i giochi di squadra del rugby e successivamente del football. Tramite questi, sosteneva Arnold, si abitua il corpo alle criticità, temprandone oltre il fisico anche il carattere. Così questo suo pensiero lentamente s’insinuò nei diversi college, dando così vita ad un primo movimento sportivo anglosassone.
Fredy De Coubertin
Dunque questa la base su cui fu edificato quel mondo, ed al quale Pierre Fredy De Coubertin si ispirò.
Ammiratore del pedagogo, lo ritenne essere “il più grande educatore dei tempi moderni…con lui l’atletismo penetra in un grande collegio e lo trasforma…e, dal giorno in cui la prima generazione plasmata dalle sue mani, fu lanciata all’esterno, gli affari dell’Impero britannico cambiarono aspetto”. I principi fondamentali erano l’affermazione della cultura nell’educazione sportiva, parte determinante per lo sviluppo personale dei giovani, di conseguenza dei valori di cui essa era portatrice, quindi tutto ciò che ci è stato tramandato.
Questa filosofia è caratterizzante in quella società di fine ‘800 inizi ‘900, periodo di cui erano parte i padri del Panathlon.
Poste le prime basi riguardanti la positività di questa cultura, cioè il rispetto delle regole, il rispetto verso gli avversari, il fair play, la generosità, e quant’altro possa essere utile a fare crescere la persona, lo sport divenne un elemento imprescindibile per la crescita della nostra collettività, soprattutto per quella dei giovani.
Ventennio fascista: ulteriore sviluppo
Dopo questa necessaria premessa veniamo a quei primi anni del dopo guerra, quando un gruppo di amici veneziani amavano ritrovarsi a ciacolar (chiacchierare) amabilmente in qualche trattoria.
Loro erano della generazione che il Ventennio lo aveva vissuto su campi, pedane e palestre. Un periodo, quello, in cui lo sport era un fiore all’occhiello del regime, dove l’etica ed i relativi valori erano l’accoppiata vincente trasmessi al Dna dei praticanti, dove famiglia e scuola erano le matrici su cui si edificava le future generazioni.
Questi amici lo facevano ritrovandosi a disnar (desinare, pranzare) in qualche trattoria, dove tra una portata e l’altra si parlava di sport. Furono proprio quei ripetuti appuntamenti a fare nascere l’idea di costituire un club sulla scorta dell’anglosassone Rotary, cioè dare vita ad un’associazione che promuovesse la bontà dello sport in tutte le sue accezioni.
A pensarla fu il pentathleta Mario Viali, condivisa da subito, con entusiasmo, da Domenico Chiesa (calcio), Guido Brandolini D’Adda, Aristide Coin (ciclismo), Aldo Colussi (atletica leggera), Antenore Marini (golf) e Costantino Masotti (scherma).
Il coinvolgimento di altri sportivi, molto probabilmente grazie al fatto che Mario Viali fosse presidente del Coni di Venezia, si materializzò quello storico 12 giugno 1951, in cui nasce il panathlon, presso l’Hotel Luna. Diviene così il “Disnar Sport”, al quale appellativo venne aggiunto “Rotary dello Sport” *, questo recita lo statuto.
Alla storica serata parteciparono 24 pionieri
Poiché l’idea, secondo i fondatori, avrebbe dovuto travalicare il braccio di mare che separa Venezia dalla terra ferma per espandersi poi ovunque, si pensò di dare una definizione più consona alla cultura classica.
Definizione di panathlon
Ci pensò il Conte Ludovico Foscari (nuoto), utilizzando due parole greche, “Pan Athlon”, e due latine, “Ludis Iungit”, il cui mix greco-latino ci regalarono “Tutti gli sport uniscono”, quel motto che ancora ci unisce.
Ci vollero comunque altre tre assemblee per dare la definitiva denominazione di Panathlon – Ludis Iungit (divertente è leggere la disquisizione sull’uso del greco ed il latino nella nota che accompagna l’atto costitutivo).
Quattro anni dopo quel “Rotary degli sportivi” fu abbandonato per marcare la differenza tra quel club service e l’idea decoubertiana del Panathlon.
Ludis Iungit nunc et semper.
Principi fondamentali
- Favorire l’amicizia tra Panathleti e quanti operano nella vita sportiva;
- Diffondere dei concetti di Sport ispirato all’etica della responsabilità, alla solidarietà e al Fair Play;
- Promuovere studi e ricerche sui problemi dello sport e dei suoi rapporti con la società, divulgandolo nell’opinione pubblica i collaborazione con la scuola, l’università ed altre istituzioni culturali;
- Attuare forme concrete di partecipazione, intervenendo con proposte, consultazioni e programmazioni nello sport;
- Si adopera per una sana educazione sportiva, senza alcuna distinzione di razza, religione, sesso ed età, soprattutto attraverso la promozione di attività giovanile scolastica, culturale e sportiva;
- Instaura rapporti permanenti con le Istituzioni pubbliche, con i responsabili dello sport per assicurare un supporto alle iniziative legislative ed amministrative oltre, ovviamente, ad un impegno in fase organizzativa ed operativa;
- E’ contro il doping, la violenza ed il razzismo. Sostiene l’inserimento dei disabili nello sport, l’attività di prevenzione contro la tossicodipendenza e per il recupero delle sue vittime;
- Appoggia il Movimento Olimpico;
- Promuove l’espansione dei suoi principi attraverso la creazione di club; Attua ogni iniziativa idonea per la diffusione dei suoi principi.