L’HELLAS VERONA COMPIE L’IMPRESA NEL DERBY VENEZIANO
Di Massimo Rosa
All’isola di Sant’Elena, non quella di napoleonica memoria, ma quella di Venezia dove si trova lo stadio Pier Luigi Penzo, i gialloblù di Tudor devono avere pensato al titolo della canzone, cantata dall’indimenticabile Charles Aznavour, “Que se triste Venise” (Com’è triste Venezia), poiché ben s’intonava ai loro primi quarantacinque minuti di gioco, chiusi con il pesante fardello passivo di tre reti a zero. Proprio così.
Infatti il Venezia, dopo avere corso il rischio di passare in svantaggio dopo poco più di un minuto, prendeva in mano il pallino e a folate continue travolgeva l’Hellas Verona incapace di reagire. Dunque una partita a parti invertite, almeno sulla carta ma non nella realtà. Era davvero impressionante il ritmo imposto dai neroverdiarancione, tanto che il Verona perdeva la trebisonda rimediando tre pesanti pappine nell’arco di quindici minuti, andando così al riposo gobbo come quello di Notre Dame tra gli sfottò della tifoseria locale.
Ma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Quello 0-3 sicuramente è costato un caz…..ne ai gialloblù, che colpiti nell’orgoglio sono tornati in campo con il pugnale tra i denti, come gli Arditi sul Piave nella guerra 15-18, facendo intendere decisamente ch’era un altro Verona, cioè lottatore, corridore, e dotato di quella tecnica, ritrovata, costata cara ai diversi avversari sinora incontrati e ciancicati. Il Venezia in balia della veemenza dei veronesi faceva così Harakiri subendo la rimonta insperata degli scaligeri, capaci di mettere alle spalle dell’incolpevole portiere veneziano quattro goal.
Un risultato, questo del Penzo, che ha il sapore altrettanto storico di quel 4 a 3 contro la Germania. Verona vola a quota 23 mentre il Venezia resta inchiodato a 15.
Per i lagunari il prossimo cliente si chiama Juventus, per l’Hellas Atalanta.
Vinca il migliore.