di Massimo Rosa
Parma 19.10.21 – Auditorium della Corale Giuseppe Verdi, i “Senzabrera” presentano l’ultima fatica letterario-sportiva della collana “La Coda del Drago” (Edizioni Zerotre) per il coordinamento del sempreverde Adalberto Scemma, anima del Panathlon Gianni Brera Università di Verona, che una ne pensa e cento ne fa. In questo caso l’ennesima perla è dedicata all’amico Gianni Mura, alla quale hanno contribuito diverse firme del giornalismo sportivo italiano, in edicola con la Gazzetta di Parma da sabato 20 marzo. Fatta questa premessa, che non riguarda la presentazione, quest’ultima è infatti affidata ad Alessandro Fontana, spiego del perché del titolo.
Tra gli ospiti in sala c’era anche l’indimenticabile Vittorio Adorni (già Presidente del Panathlon International) accompagnato dalla moglie, al quale Mura ha dedicato alcune pagine di quel Mondiale del 1968 raccontando le emozioni della signora Gimondi di quegli ultimi momenti prima della conquista del titolo iridato, più che commossa durante la lettura del brano da parte di Scemma.
Ma quelle stesse righe hanno risvegliato in me un ricordo bello ed al contempo triste. Quella domenica stavo percorrendo con mia moglie Graziella la strada che da La Marsa conduceva a Tunisi, la nostra meta era la Messa. In quel quarto d’ora del percorso, che mi divideva dalla chiesa, mi sintonizzai sulle onde radio della Rai, che stavano appunto raccontando gli ultimi chilometri del nostro Vittorio. La mia trepidazione, perché potesse indossare la maglia iridata, era tanta.
Mia moglie nel frattempo era soprattutto preoccupata perché prestavo più attenzione alla radiocronaca che alla strada. La tensione ebbe finalmente termine nel momento in cui Vittorio Adorni tagliò il traguardo, ed io tirai un urlo di gioia liberatoria, sicuramente arrivato sino lassù dove il Padreterno sta assiso.
Così, quando mi è stato dato il microfono in mano per dire quattro parole, non ho parlato di Gianni Mura ma di quell’episodio del 1968. Solo che il ricordo evocato mi ha giocato un brutto scherzo, facendomi uscire una voce alterata dall’emozione, sia per la vittoria del nostro Adorni che per il ricordo di mia moglie Graziella.